HATE SPEECH

Bullismo online, l’Australia prepara una legge contro l’anonimato sul Web

Ad avanzare la proposta è il primo ministro Scott Morrison: “Le regole che esistono nel mondo reale devono essere valide anche in quello digitale”. Nel mirino le piattaforme social, che diventerebbero responsabili dei commenti diffamatori o violenti

Pubblicato il 29 Nov 2021

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Mettere un freno al bullismo online, contrastando l’attività di chi usa l’anonimato per diffondere contenuti d’odio sul Web e in particolare attraverso le piattaforme social. E’ questo l’obiettivo della proposta di legge avanzata in Australia dal primo ministro Scott Morrison, che ha raccolto il consenso anche all’interno dell’opposizione.

Le norme proposte da Morrison puntano a una riduzione sostanziale del cyberbullismo ponendo fine all’anonimato quando è usato per nascondere gli autori di condotte diffamatorie, mettendo le basi per considerare i social network responsabili dei contenuti illegali o diffamatori verso terzi che gli utenti pubblicano sulle piattaforme come Facebook o Twitter.

Secondo la proposta di legge i social sarebbero anche chiamati a mettere a disposizione degli iscritti strumenti semplici e immediati per consentire alle vittime di denunciare le violenze digitali subite, in modo che agli autori dei post diffamatori possa essere chiesto in tempo reale di rimuovere i contenuti incriminati. Se questi dovessero rifiutare, o se le vittime volessero in ogni modo ricorrere in tribunale per ottenere giustizia, alle piattaforme sarà chiesto di condividere le informazioni sull’account interessato per poter avviare il contenzioso. Dati che, dopo la luce verde di un tribunale, dovrebbero essere inviati alla corte federale dell’Australia, che potrà così chiamare gli autori dei post violenti a risponderne davanti alla legge.

Obiettivo della proposta è quello di far valere anche su Internet i principi che regolano la diffamazione: “Le regole che esistono nel mondo reale – afferma Scott Morrison – devono essere valide anche in quello digitale”.

Sulla stessa linea si attesta anche il leader dell’opposizione, Anthony Albanese: “Non dovrebbe essere al di là della capacità dei social media poter identificare utenti che si comportano in maniera inappropriata online – sottolinea – Le persone non devono nascondersi dietro account Twitter anonimi per infangare o disturbare gli altri”.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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