DIGITAL VENICE

Camisani Calzolari: “Innovazione è sfida Change or die”

Il digital evangelist ha tenuto la sua key note durante la giornata di studi eSkills for growth a Venezia: “Il cambiamento deve essere culturale. Positivo che il Governo attribuisca importanza a questi temi”

Pubblicato il 09 Lug 2014

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“Il cambiamento deve essere prima di tutto culturale, un atteggiamento positivo di esplorazione del progresso alla cui base c’è l’alfabetizzazione digitale. Dove ci sono poteri consolidati l’innovazione ‘rompe’ e crea diffidenza. Il nemico è pensare che ‘abbiamo sempre fatto così’ e non rendersi conto che il mondo è già cambiato. Siamo fermi all’informatica, ma la comunicazione digitale non è informatica, oggi internet lo può usare chiunque. Siamo pieni di tecnologia ma ci manca saperla usare. Il mondo fisico sta andando online e non è ‘virtuale’, è il mondo reale dove le persone che comunicano, lavorano, operano transazioni ad una velocità superiore spostando l’economia e le dinamiche di interi settori. E’ necessario intervenire con investimenti, infrastrutture e regole che liberino il digitale”.

Lo ha detto Marco Camisani Calzolari durante la Key note che ha appena concluso a Venezia nel corso della giornata di studi eSkills for growth, nella cornice di Digital Venice, la settimana dedicata al digitale che si è svolta a Venezia. “La politica ancora oggi ha paura del digitale e la paura crea ignoranza – ha continuato – Se si vuole fare paura si può farlo nel modo giusto, osservando i dati: la spesa pubblica destinata a cultura e istruzione vede l’Italia in fondo alla graduatoria europea, è problema alla base. Bisogna fare cultura”.

Così Camisani Calzolari ha citato lo studio della Bce secondo cui per ogni 10% di penetrazione della banda larga in una nazione si ha un incremento dell’1,2% del prodotto interno lordo, statistiche su cui l’Italia registra un ritardo rispetto alla media europea, per uno “spread digitale” che costa al Paese 10 milioni al giorno.

A sostegno del suo ragionamento Camisani Calzolari ha fornito una serie di dati: le persone tra i 16 e i 74 anni che utilizzano Internet sono il 58% in Italia contro il 99% del Regno Unito, e di loro soltanto il 34% interagisce col web e con le pubbliche amministrazioni, contro il 72% della Francia. Delle 2.254 startup innovative iscritte nell’elenco ufficiale il 60% non ha nemmeno un sito internet. Negli ultimi 4 anni il web ha creato 700mila nuovi posti di lavoro e per ogni posto di lavoro perso grazie a Internet se ne creano 1,8, con un contributo netto di 320.000 nuove figure professionali.

”Il digitale è alla base della crescita culturale ed economica di un Paese – ha concluso Camisani Calzolari – il fatto che l’Italia apra i lavori dell’agenda digitale europea è positivo, perché sottolinea l’importanza che il Governo attribuisce all’innovazione digitale e rappresenta un punto di partenza strategico per lo sviluppo economico sostenibile dell’Italia e dei paesi dell’Unione”.

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