COPYRIGHT ONLINE

Cardani ai provider: “No alla Deep Packet Inspection”

In audizione alla Camera per illustrare il regolamento sul copyright online il presidente di Agcom precisa: gli Isp non saranno obbligati ad analizzare il traffico Internet. A loro spetterà solo la rimozione dei contenuti segnalati e l’eventuale disabilitazione dell’accesso

Pubblicato il 15 Gen 2014

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Il presidente dell’Agcom, Marcello Cardani, torna a rassicurare i provider: il regolamento per la tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica non richiede loro di applicare la Dpi (Deep Packet Inspection), tecnica di filtraggio, né di assumere un ruolo attivo nella ricerca delle violazioni. È uno dei passaggi dell’audizione tenuta oggi davanti alle Commissioni riunite VII e IX della Camera dei deputati da Cardani, durante la quale ha ripercorso il cammino che ha portato l’Authority all’elaborazione del regolamento sul copyright destinato a entrare in vigore il 31 marzo 2014.

Il presidente ha ricordato che il documento è il risultato di un “lungo e ponderato approfondimento” iniziato nel 2010 con un’indagine conoscitiva e proseguito con una serie di ulteriori passaggi, tra cui un workshop organizzato a maggio scorso da Agcom che ha visto riuniti esperti del settore e rappresentanti delle categorie. Successivamente è stata diffusa la bozza di regolamento, aperta a osservazioni e interventi esterni nell’ambito di un’audizione pubblica durata alcuni mesi, e lo scorso 12 dicembre il Consiglio dell’Authority ha dato il via libera al regolamento adottando il nuovo schema con voto unanime.

Cardani ha ribadito i due principi cardine intorno cui ruota il testo: “sostegno allo sviluppo del mercato dei contenuti mediante campagne informative e alla diffusione dell’offerta legale” e “lotta alla pirateria ‘professionale’ mediante procedure di enforcement effettive, proporzionate e dissuasive” che comunque “pur tutelando il diritto d’autore, non comprimono in alcun modo gli altri diritti rilevanti”. “La sola repressione – ha commentato il presidente di Agcom – non può conseguire i risultati attesi se non si convince gli utenti” e non li si rende consapevoli del valore morale e sociale della lotta alla pirateria.

Il responsabile dell’Autorità ha tenuto a precisare che il regolamento non coinvolge downloading, streaming e peer-to-peer. Non è dunque previsto alcun intervento diretto nei confronti degli internauti, come invece prevede, per esempio, l’Hadopi, organismo francese per la tutela del diritto d’autore finita nel mirino del governo Hollande dopo una pioggia di critiche sulla sua scarsa efficacia. Cardani ha svelato che l’Agcom è stata contattata proprio dalla Francia, la quale intende studiare il modello italiano. E ha ricordato che a novembre scorso il governo ha dato sostanziale via libera al percorso seguito dall’Agcom: è stata Simonetta Giordani, sottosegretario ai Beni e alle Attività culturali, durante un question time a Montecitorio, a sostenere che l’Autorità è legittimata a occuparsi della materia dal momento che deve “assicurare la corretta competizione degli operatori sul mercato” e “tutelare il pluralismo e le libertà fondamentali dei cittadini nel settore delle telecomunicazioni e dei mezzi di comunicazione di massa”.

Continuando ad illustrare il regolamento, peraltro più volte descritto in occasioni pubbliche nei mesi scorsi, Cardani ha sottolineato che l’intervento dell’Authority non sarà d’ufficio ma solo su istanza del titolare dei diritti dell’opera. Ha poi specificato modalità e tempistica delle procedure: dopo l’istanza presentata dal titolare del diritto d’autore agli uffici Agcom, partirà il procedimento istruttorio. I responsabili della violazione saranno informati: se procedono “all’adeguamento spontaneo”, l’istanza potrà essere archiviata. Nel corso dell’istruttoria possono presentare controdeduzioni i prestatori di servizi, l’uploader e il gestore della pagina Internet.

Stretti i tempi dell’istruttoria, per restare in linea con i tempi rapidi che caratterizzano Internet: 7 giorni per l’avvio della procedura, 5 per le controdeduzioni, 35 per l’adozione del provvedimento finale da parte dell’Agcom (tutti intesi come giorni lavorativi). In caso di violazioni gravi e massive la tempistica diventa ancora più serrata: 3 giorni per l’avvio, 3 per le controdeduzioni, 12 per la decisione finale.

Come si conclude la procedura? “Con una delibera di archiviazione” oppure con “l’emanazione di un ordine di porre fine alla violazione accertata rivolto ai prestatori di servizi”. In pratica l’Autorità può ordinare ai provider la rimozione selettiva delle opere che violano le regole del copyright online o la disabilitazione dell’accesso a queste stesse opere. E può ordinare ai provider di reindirizzare le richieste di accesso verso altre pagine Internet che contengano “avvertimenti educativi”. Tutto avverrà in base a “criteri di gradualità, proporzionalità e adeguatezza delle misure restrittive”.

Dopo aver descritto i dettagli della procedura, Cardani ha tenuto a ribadire alcuni concetti. Innanzitutto è tornato a spiegare che l’obiettivo del regolamento è colpire la “pirateria massiva” e non le singole manifestazioni di libertà di pensiero di utenti e bloggers.

Sulle procedure di enforcement ha ripetuto che l’Agcom si è mossa nel pieno rispetto della legge, perché “la procedura amministrativa trova fondamento primario nella direttiva sul commercio elettronico”.

Quindi si è soffermato sul contenuto degli ordini rivolti ai provider. Provider che nei mesi scorsi si erano espressi in modo fortemente critico sulla parte del documento relativo alle loro attività. “Il regolamento non richiede ai provider – ha specificato – di applicare tecniche di filtraggio (Deep Packet Inspection) con compatibili con la giurisprudenza della Corte di Giustizia europea, né di assumere un ruolo attivo nella ricerca delle violazioni, anche perché l’Agcom non procede d’ufficio ma si attiva solo su denuncia del titolare del diritto”.

“Internet di per sé è uno straordinario strumento di democrazia – ha concluso Cardani – è il luogo in cui i cittadini si scambiano informazioni, comunicazioni e opinioni. Questa moderna agorà va preservata e difesa in nome di quel diritto fondamentale che è la libertà di manifestazione del pensiero”.

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