“Basta delegare ai tecnici: o si è digitali o non lo si è”: Elio Catania, presidente di Confindustria Digitale accende i riflettori sull’importanza del change management in un’intervista a Affariitaliani.it. “Occorre accelerare sulla fase esecutiva dell’Agenda digitale, come sembra sia l’intenzione del governo Renzi. Ma per farlo occorre il cosiddetto change management, il cambiamento a partire dagli amministratori delegati che per anni hanno lasciato la responsabilità della tecnologia ai dirigenti di settore, mentre nelle riunioni operative dovrebbero inserire il controllo dei processi di innovazione tecnologica”. Secondo Catania è necessario “creare una responsabilità esecutiva per far volare i progetti”. Ma nessun “commissariamento” del settore. “L’importante in questa fase – dice – è individuare responsabilità esecutive autorevoli e trasversali ai diversi progetti, in grado di superare ex lege le molte resistenze al cambiamento che si manifestano sia nel pubblico sia nel privato. In Italia Internet non è ancora effettivamente calata nella PA per trasformarla in una macchina efficiente e snella come invece sta avvenendo in altri Paesi”.
A pochi giorni dalla nomina a presidente di Confindustria Digitale, Catania in una lunga intervista al Corriere delle Comunicazioni ha auspicato la messa nero su bianco di un “cronoprogramma per l’Agenda digitale”. . Ma il nodo principale resta quello della mancanza di convinzione sul ruolo dirompente dell’Ict sulla produzione del Pil e sulla capacità di ripresa “È necessario capire come le nuove tecnologie – ha detto Catania al nostro giornale – vengono innervate all’interno dei processi dell’impresa e della PA, se si vuole davvero assistere alla rivoluzione digitale. Bisogna lavorare sul fronte PA, ma anche e soprattutto Pmi. E bisogna inoltre non sottovalutare il fatto che diversamente dalle tecnologie ante-Internet oggi si va a toccare il “modello” stesso di fare impresa e di amministrare la macchina pubblica. Una trasformazione epocale. Non è facile, lo sappiamo, perché bisogna scardinare vincoli e assetti radicati. Per questo serve una mobilitazione della leadership del Paese,sia pubblica sia privata. Ma ce la possiamo fare”.