Catania: “Fattore Ict per uscire dallo stallo”

Il presidente di Confindustria Digitale nel suo intervento su Cor.Com: “Solo il cambiamento può produrre innovazioni radicali nella struttura del Paese”

Pubblicato il 17 Nov 2014

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La crescita è il tema centrale oggi per l’Europa. Nonostante il dibattito sia molto acceso, nel nostro paese appare per lo più avvitato attorno ai temi delle politiche di bilancio dello Stato, tra debito e investimenti. Ma per un Paese come il nostro, che da almeno due decenni non cresce e perde posizioni in tutte le classifiche internazionali sulla competitività e produttività, questi fattori, seppur rilevantissimi, non sembrano sufficienti né a spiegare il calo strutturale dell’economia, né a trovare le soluzioni capaci di invertirne il trend. Per uscire dallo stallo occorre introdurre un fattore di cambiamento capace di produrre innovazioni radicali nella struttura del Paese. Questo fattore è l’Ict, il più potente strumento utilizzato più o meno intensamente dai principali Paesi in Ue e nel mondo per innalzare la produttività, rilanciare la crescita, creare nuova occupazione e riformare la pubblica amministrazione. Alla fine del secolo scorso, l’Italia ha iniziato a ridurre gli investimenti in Ict, allontanandosi progressivamente dai trend internazionali. In concomitanza, il Pil ha iniziato la sua discesa. Ormai lo spread digitale tra la nostra e le altre economie europee ha raggiunto i 25 miliardi di euro l’anno: si tratta di mancati investimenti in innovazione che ancorano l’economia italiana ad assetti e processi obsoleti. Non credo che oggi si possano ipotizzare efficaci strategie di crescita che non siano centrate sulla trasformazione digitale del Paese. Azzerare lo spread in innovazione è un obiettivo che va assunto al rango di urgenza nelle strategie del Governo, delle istituzioni, delle imprese. È certamente un compito complesso che né la parte pubblica, né quella privata possono affrontare da sole. Come filiera delle imprese di Ict abbiamo dato al Governo piena disponibilità di collaborazione. Con l’Agid abbiamo individuato sette progetti strategici per la riorganizzazione della PA da attivare subito e completabili in 24 mesi, capaci di creare un effetto trascinamento su tutti gli altri servizi. Basta nuove agende o lunghe liste di iniziative difficilmente realizzabili, ormai le cose da fare sono note e chiare. Ora è il momento dell’attuazione.

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