CENSIS

Censis: privacy online, gli italiani vogliono norme più severe

Censis: il 93% dei cittadini teme possa essere violata la propria identità digitale. Ma solo il 40% utilizza adeguati strumenti di protezione

Pubblicato il 07 Ott 2013

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Il 54% degli italiani ritiene necessaria una normativa più severa in materia di privacy online, anche mediante l’introduzione di sanzioni piu’ dure in presenza di violazioni e la possibilita’ di rimuovere dal web eventuali contenuti sgraditi. Particolare favore riscuote l’ipotesi di introdurre nell’ordinamento giuridico il “diritto all’oblio”. A scattare la fotografia una ricerca del Censis, presentata oggi a Roma, che ha fatto il punto su opinioni, comportamenti e aspettative degli italiani rispetto alla privacy. Allo stato attuale, l’88,4% degli italiani è consapevole che i grandi operatori del web, come Google e Facebook, possiedono grandi banche dati sugli utenti. La maggioranza pensa che tali dati siano sfruttati a scopi commerciali (72,3%) o politici (60,5%).

Il 51,6% è convinto che in futuro il potere sarà nelle mani di chi deterrà il maggior numero di dati personali. Sono molti gli italiani (93%) che temono che la propria privacy possa essere violata online, mentre il 32% lamenta di aver realmente subito danni. Gli utenti di internet che ritengono di avere uno scarso controllo o nessun controllo sui propri dati personali varia dal 61% con riferimento ai siti web degli enti pubblici al 74% rispetto ai siti delle aziende commerciali.

Inoltre più di otto italiani su 10 sono convinti che su Internet sia meglio non lasciare tracce (l’83,6%), credono che fornire i propri dati personali sul web sia pericoloso perchè espone al rischio di truffe (l’82,4%), temono che molti siti estorcano i dati personali senza che se ne accorgano (l’83,3%). Secondo il 76,8% anche usare la carta di credito per effettuare acquisti online è rischioso.

Ma a fronte di una percezione del rischio così elevata, soltanto una minoranza di utenti di Internet appare però effettivamente in grado di adottare una qualche forma di “gestione attiva” della privacy. Solo il 40,8% di chi naviga in rete usa almeno una delle misure di salvaguardia della propria identità digitale (limitazione dei cookie, personalizzazione delle impostazioni di visibilità dei social network, navigazione anonima). Il 36,7% non ricorre a nessuno strumento, mentre il 22,5% si limita a forme passive di autotutela, che a volte implicano la rinuncia a ottenere un servizio via web.

Infine il 40% degli italiani è disposto ad autorizzare il trattamento dei propri dati personali soltanto ai soggetti di cui si fida, sulla base della condivisione delle finalità di utilizzo. Quasi il 30% sostiene invece di non essere propenso a farlo a nessuna condizione mentre il 17,3%, per contro, si dice pronto ad autorizzarne l’impiego senza particolari difficoltà.

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