Che possa piacere o meno anche quello del lavoro è un mercato e come tutti i mercati ha messo radici stabili in Rete. È un fatto consolidato. Lo dimostra la crescita di Linkedin, due nuovi utenti al secondo. Più difficile, invece, capire quante persone si affidino al Web per cercare lavoro e quante offerte si trovino online.
Una fotografia unitaria e ufficiale degli scambi tra domanda e offerta non esiste, ma è possibile comprendere che cosa stia accadendo. Sul fronte utenti aiuta Audiweb che ha realizzato uno studio sull’audience dei siti di Career Development. Nel mese di giugno 2014 – certifica Nielsen – gli utenti unici di Internet in Italia sono stati 28,9 milioni e di questi 8 milioni (il 28% del totale) hanno visitato siti e servizi per trovare lavoro. A fronte di una forza lavoro pari a 25,5 milioni (fonte Istat), significa che una persona su tre in Italia, con o senza lavoro, ha pensato di affidarsi a Internet per esplorare il mercato. Il tempo medio mensile speso sui siti di lavoro è di mezz’ora. Ben 3,5 milioni – precisa Audiweb – l’hanno fatto usando dispositivi mobili. I cluster sul tipo di utenti è ancora più interessante: metà dei visitatori ha un’età compresa tra 25 e 44 anni e principalmente sono diplomati.
Sotto il profilo occupazionale i più attivi sono i disoccupati: 1,3 milioni (su un totale di 3,1 milioni in Italia) spera di uscire dall’empasse lavorativo usando la Rete. A seguire ci sono i profili impiegatizi e amministrativi (1,2 milioni), studenti (900mila), operai (690mila) e chi si qualifica come “casalingo” (770mila). La maggioranza di visitatori esprime un basso contenuto professionale. Al contrario tecnici, manager e professionisti insieme costituiscono soltanto il 7,6% dell’audience complessiva dei siti di Career Development. Più attivi i lavoratori autonomi (artigiani esclusi), che da soli arrivano all’8% con 706mila unità. Questo squilibrio dell’utenza verso un segmento di lavoratori con qualifiche più basse si ritrova anche nelle tipologie prevalenti di annunci in Rete.
Le società di lavoro temporaneo hanno quasi tutte vetrine in Rete e presentano le offerte veicolate anche nei negozi. Viceversa, il principe dei social media, al centro delle attenzioni dei colletti bianchi, ovvero Linkedin, mostra poco più di 2.000 posizioni aperte in Italia. Non è un caso, di conseguenza, che i siti più frequentati siano i cosiddetti metamotori e servizi simili come Jobrapido (fondato da Vito Lomele e venduto nel 2013 intorno a 30 milioni a una property americana), Impiego24.it, Trovit e Indeed. Quest’ultimo, in italiano dal 2009, ha presto scalato le classifiche, dichiarando oggi 150 milioni di unique users al mese a livello mondiale. Con un modello di business basato sul “performance-based job advertising” è il primo sito sul Web made in Italy, ma curiosamente non produce occupazione in Italia.
I suoi manager, molti italiani, operano da Austin Texas e i commerciali da Dublino. Per questi servizi il problema principale è raggiungere gli annunci da indicizzare. “Alcuni aprono i loro database agli spider oppure offrono liste in formato Xml, come Infojobs, altri no, come fa Monster. Non parliamo di Linkedin, sistema molto complesso quasi impossibile da indicizzare all’esterno”, racconta Massimo Percopo, fondatore di Lavoro.org, ora in mano a una società controllata da Aruba.it. Lavoro.org censisce circa 360mila offerte mentre Indeed 210mila, con un flusso di 50mila nuove offerte a settimana. Sono annunci distribuiti, non controllati. E questa è la principale differenza rispetto ai tradizionali job portal che sono fonti dirette e curano con più attenzione il contenuto dei lavori proposti, come Infojobs (primo in Italia) che presenta circa 40.000 offerte o Monster che conta 5.000 aziende clienti, 60mila nuovi CV a settimana e 15mila offerte mensili, ma che non rinuncia a mantenere il ruolo di agenzia per il lavoro, con attività di selezione e oggi progetti legati anche a Garanzia Giovani.
Novità interessante in questo panorama è Face4Job.com, portale con mappa geografica delle offerte di lavoro, la possibilità di colloqui a distanza con livelli differenti d’interazione video e funzioni di pre-screening dei candidati sulla base di 10 parametri legati a soft-skill definite dalle aziende. In occasione del lancio mondiale ha scombinato la statistica, come l’abbiamo conosciuta finora rispetto ai numeri del lavoro mediato dal Web: grazie a un algoritmo sviluppato in autonomia ha mappato 1,3 milioni di annunci sui siti di aziende italiane. Tanti posti quanti i disoccupati in cerca di lavoro online. Che sia di buon auspicio? “Per usare Face4Job le aziende pagano 1 euro al giorno, con crediti prepagati”, spiega il fondatore Alessio Romeo. L’obiettivo dichiarato è di facilitare il “reverse social”, ovvero l’incontro reale. Non basta più mettere un “Mi piace” sul lavoro desiderato, ora bisogna metterci la faccia.