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Cessione Infracom, la partita non è solo economica

Si è trasformata in una corsa a due la fase finale della gara per l’acquisto dell’azienda di Tlc italiana (ora in mano alla spagnola Abertis). In lizza F2i e l’americana Equinix: ma in ballo anche l’indipendenza digitale italiana

Pubblicato il 06 Giu 2017

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In all’advisor Banca Imi le offerte vincolanti per l’acquisto dell’azienda di telecomunicazioni italiana, oggi in mano alla spagnola Abertis. A sua volta, Abertis l’aveva ricevuta “in dote” l’anno scorso in un pacchetto legato all’acquisizione dell’autostrada A4 Brescia-Padova. Banca Imi trasmetterà le offerte al venditore il 9 giugno. La cessione di Infracom è stata messa in cantiere da Abertis prima che le piovesse addosso la maxi-offerta pubblica di acquisto e scambio da 16,4 miliardi da parte di Atlantia.

Se all’inizio in campo si erano schierati diversi contendenti come il fondo Carlyle di Marco De Benedetti, l’americana Equinix, il Fondo Accelero con Sawiris, F2i, Retelit e IsiameD Digitale, nella fase finale della gara sembrano emergere soprattutto due nomi, tanto averla di fatto trasformata in partita a due: l’italiana F2i e l’americana Equinix forte, a quanto pare, di un’offerta economica particolarmente attraente.

Uno scontro Italia-Usa, dunque, con risvolti che non sono soltanto economici. Chi acquisirà il controllo di Infracom acquisirà infatti anche il datacenter di via Calderara 21 a Milano dove passa il 75% del traffico Internet italiano. Proprio per questo c’è chi sostiene che l’uscita prima ed il possibile non ritorno oggi di Infratel in mani italiane potrebbe rappresentare un vulnus alla sicurezza e alla indipendenza digitale italiana.

Non è un mistero, del resto, che nella decisione di F2i di partecipare alla gara per Infracom vi sia stato anche un progetto industriale di maggior respiro, volto alla creazione di un polo nazionale dei datacenter anche attraverso ulteriori acquisizioni.

Dal canto loro, i big americani di Equinix (gestiscono oltre 170 data center in 21 Paesi e 44 aree metropolitane nei cinque continenti) hanno più volte manifestato l’intenzione di allargare la loro presenza in Italia, anche in vista di un decollo del mercato del cloud. Nel nostro Paese già gestiscono tre IBX, International Business Exchange: ML2 Savona, ML3 Basiglio e ML4 Cascia. Sono inoltre membri fondatori dell’Open Hub Med di Carini in Sicilia.

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