CULTURA

Cinema, Franceschini: “Serve una piattaforma digitale europea”

Il ministro della Cultura scrive alla collega francese Fleur Pellerin e alla tedesca Monika Grutters: “Basta frammentazioni, bisogna aggredire il mercato per battere la concorrenza dei grandi player Usa facendo leva sui fondi Ue”. E precisa: “Mercato unico occasione di rilancio”

Pubblicato il 12 Giu 2015

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Basta frammentazioni, il cinema europeo deve fare quadrato per affrontare e vincere le sfide del mercato globale. E’ il senso di una lettera spedita oggi dal ministro della Cultura Dario Franceschini a Fleur Pellerin e Monika Grutters, le sue omologhe di Francia e Germania, per spingere sulla realizzazione di una piattaforma digitale europea, prima che i grandi players riescano a imporsi anche nel Vecchio Continente.

“Bisogna aggredire il mercato”, sottolinea il ministro italiano, “per evitare di trovarci sempre a difendere i nostri confini da attacchi esterni”. Servono regole, aggiunge, ma anche “strumenti adeguati per le nostre aziende, per farle competere ad armi pari coi grandi players statunitensi”. Il tema è caldo, il ministro ricorda che, in ottobre, è atteso l’arrivo in Italia di Netflix, il gigante del video in streaming da oltre 62 milioni di abbonati nel mondo. Come dire che non c’è tempo da perdere.

Nella lettera spedita alle due ministre propone quindi una “strategia complessiva che permetta all’Europa di acquisire la posizione che si merita a livello globale”, sia per contenuti sia per tecnologia. L’Europa, sostiene, deve realizzare in tempi rapidi il Mercato Unico Digitale: “E’ infatti solo attraverso un mercato unico forte, in crescita – scrive- che permetta ai nostri operatori europei di sperimentare e di crescere su un mercato persino più grande di quello americano, che potremo sperare di creare degli interlocutori europei che possano competere ad armi pari sul mercato globale”.

Sul piatto c’è pure il discorso economico: “Occorrerà sostenere anche finanziariamente le piattaforme europee – sottolinea il ministro italiano – per compensare i costi aggiuntivi che queste affrontano per essere presenti sul proprio mercato domestico, rispetto ai costi delle piattaforme statunitensi, che mediamente sono del 60% più elevati”.

La strada è quella dei fondi europei, indica, “che dovremo impegnarci ad utilizzare al meglio”. Da qui la proposta di “una strategia che faciliti l’istituzione di un consorzio di imprese del digitale da cui partire per realizzare programmi e video dai contenuti che premino la diversita’ della nostra cultura e la sua straordinaria bellezza”, una piattaforma digitale europea comune, conclude, “nella quale possano partecipare i players nazionali più avanzati sia in termini di contenuti sia in quello delle capacità tecniche”.

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