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Cloud e big data le bestie nere delle imprese italiane

Secondo il rapporto Istat sui territori solo il 9% delle aziende utilizza servizi basati sulla nuvola contro una media Ue del 18%. Scarsa anche la diffusione di analytics (7% contro il 12% europeo). In lieve miglioramento l’e-commerce ma non tra le Pmi

Pubblicato il 10 Apr 2020

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Digitalizzazione al palo tra le imprese italiane. Secondo il Rapporto sul Territorio 2020 redatto dall’Istat, le aziende con dieci o più addetti sono in una posizione più avanzata (37%) rispetto alla media dei paesi Ue (34%) nell’uso degli strumenti di gestione dei flussi informativi interni all’impresa ma in forte ritardo nella diffusione dell’uso del Cloud computing (il 9% contro il 18%), dell’analisi dei dati (il 7% contro il 12%) e dei social media nell’interazione con i consumatori. Pure sotto la media è la quota di imprese che vende i propri prodotti attraverso i canali di commercio elettronico – peggio tra le Pmi – anche se negli anni 2015-2018 è quasi raddoppiata e il distacco è minore se anziché la diffusione tra le imprese si considera la quota di fatturato realizzato attraverso questo canale.

Il digitale nei territori

Le regioni italiane più industrializzate sono all’avanguardia nella digitalizzazione dei processi produttivi e, in particolare, nell’uso di strumenti Erp mentre le imprese del Mezzogiorno sono ancora in fondo alla graduatoria sia per la diffusione dell’Erp sia nell’uso del cloud computing, a eccezione della Calabria. Quasi tutte le regioni (a eccezione dell’Umbria) si collocano decisamente sotto la media europea nell’uso delle tecniche di data analytics, mentre più variegata è la diffusione dell’uso dei social media da parte delle imprese.

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In quasi tutte le regioni si è avuta una crescita sostanziale della quota di imprese con almeno 10 addetti che utilizzano i canali di commercio elettronico, (fanno eccezione il Molise, la Sardegna e la Provincia autonoma di Bolzano). Val d’Aosta e Trento sono le uniche aree in cui la diffusione del commercio elettronico tra le imprese supera il livello medio Ue riferito alle Pmi. La presenza delle imprese, tuttavia, non necessariamente si accompagna all’incidenza delle vendite online, per le quali spiccano invece le performance di Sardegna, Piemonte, Basilicata e Lazio, grazie ai progressi sostanziali registrati negli ultimi 4 anni.

Nell’insieme, si osserva un arretramento del nostro Paese, nonostante la vicinanza di alcune regioni alla performance europea (Piemonte, Prov.Autonome, Umbria e Sardegna). Nel corso degli anni, data la posizione di integrazione tecnologica più arretrata, le regioni che migliorano appartengono soprattutto all’Italia centrale e meridionale). L’Umbria è la Regione più virtuosa, (ha guadagnato 15 posizioni nella classifica finale 2018). Il Molise e la Valle d’Aosta si contendono la peggiore posizione 2018 in particolare per la contenuta adozione di strumenti di digitalizzazione aziendale e, nel caso della Valle d’Aosta tale performance negativa non viene compensata dal buon risultato raggiunto dalla sub-dimensione legata al commercio elettronico.

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L’uso di Internet e dei servizi online tra le famiglie

L’utilizzo delle tecnologie Ict da parte degli individui e delle famiglie è, oggi, un elemento importante d’inclusione sociale e culturale, esplicitamente riconosciuto come tale nella programmazione europea. Ma l’Italia, nonostante i progressi notevoli compiuti nel corso degli ultimi 10 anni, è tra i sei paesi europei che ancora non hanno raggiunto l’obiettivo previsto per il 2015 dalla Commissione europea di una diffusione del 75% dell’uso abituale di Internet tra gli adulti in età compresa tra i 16 e i 74 anni. In quest’ambito, le differenze a carattere territoriale sono notevoli, e in parte riflettono altri elementi tra cui, in particolare, il livello d’istruzione degli individui e la loro età.

A fronte di un valore a livello nazionale che nel 2019 ha raggiunto il 73,9%, gli utenti abituali di Internet sono il 78,4% della popolazione adulta nell’insieme delle regioni del Nord e il 76,6% nelle aree metropolitane, mentre la quota scende sotto al 69,1% nei comuni di piccole dimensioni e al 65% in Calabria e Puglia. Nell’arco degli ultimi dieci anni i divari digitali tra il Nord e il Sud del paese sono rimasti pressoché stabili, mentre si sono ridotti quelli legati all’età, al titolo di studio e alla condizione professionale.

Alla diffusione modesta nell’utilizzo di Internet si associa in generale anche un basso livello di competenze digitali tra gli utenti: più della metà di questi non possiede competenze digitali di base, e solo il 29,1% possiede competenze avanzate. L’età resta un fattore importante, ma non decisivo: i giovani fino ai 34 anni hanno livelli avanzati nel 40% dei casi; più rilevante è invece il grado d’istruzione: oltre la metà (52,3%) degli utenti di Internet laureati hanno competenze digitali elevate. Sul territorio, la quota di utenti con competenze digitali elevate nel Mezzogiorno è inferiore di 6 punti percentuali rispetto al Nord, e raggiunge i 16,4 punti tra Valle d’Aosta e Sicilia. Questo divario si riscontra in tutti i domini considerati a eccezione di quello relativo alla comunicazione.

La carenza di competenze si riflette sul numero di attività svolte e sulla loro tipologia. Tra le attività prese in considerazione, gli italiani utilizzano le tecnologie soprattutto per effettuare quelle legate al mondo della comunicazione che non richiedono competenze specifiche, quali la fruizione dei contenuti multimediali su YouTube (70,0%), il telefonare via web (64,6%) e l’utilizzo dei social network (56,0%): in questi casi la diffusione in Italia (e anche nelle regioni meridionali) è in linea con la media Ue. Nettamente meno diffuse sono invece le attività legate ai servizi online. Ad esempio, solo il 49,6% degli utenti internet ha effettuato acquisti online nel 2019, in aumento di 2,3 punti rispetto all’anno precedente, ma ancora quasi 15 punti al di sotto del valore medio Ue relativo al 2018.

La diffusione dei servizi online è nettamente superiore tra gli utenti delle regioni del Nord rispetto a quelli residenti nel Mezzogiorno: il divario per l’uso dei servizi bancari è pari a 18,7 punti percentuali, per il commercio elettronico 15,1 punti, per l’uso di servizi relativi a viaggi e soggiorni 12,6 e per l’interazione con la Pubblica amministrazione 7,5 punti percentuali.

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