L'ACCORDO

Cloud, via libera agli investimenti delle aziende europee in Cina

Lo prevede l’intesa tra l’Unione europea e il governo di Pechino. Proibiti anche i trasferimenti forzati di tecnologia a società cinesi e interferenze statali sulle licenze

Pubblicato il 30 Dic 2020

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Saranno proibiti trasferimenti forzati di tecnologia a società cinesi, interferenze statali sulle licenze per le tecnologie. Rafforzata la protezione delle informazioni commerciali sensibili della proprietà intellettuale e dei segreti commerciali nei processi amministrativi. Migliorata la trasparenza sui sussidi alle imprese grazie all’estensione delle discipline sulla trasparenza del Wto per i beni industriali ai servizi. Sono questi alcuni dei punti qualificati dell’accordo Ue-Cina sugli investimenti che, indica la Commissione europea, “vincola la loro liberalizzazione negli ultimi 20 anni e, in questo modo, rende le condizioni di accesso al mercato per le imprese Ue chiare e indipendenti dalle politiche interne della Cina”. Sono previste ulteriori e nuove aperture al mercato e impegni come l’eliminazione di restrizioni quantitative, limiti di capitale o requisiti di joint venture in una serie di settori.

Nei servizi cloud sarà revocato il divieto di investimento che ora saranno aperti agli investitori della Ue soggetti a un limite di partecipazione del 50%. Per i servizi informatici, la Cina ha accettato di vincolare l’accesso al mercato per i servizi informatici, un miglioramento significativo rispetto alla situazione attuale.

E includerà una clausola di “neutralità tecnologica”, che garantirebbe che i limiti di capitale imposti per i servizi di telecomunicazioni a valore aggiunto non verranno applicati ad altri servizi come finanziari, logistici, medici se offerti online.

Nel settore manifatturiero la Cina ha assunto impegni globali con esclusioni molto limitate (in particolare, nei settori con una significativa sovraccapacità). In termini di livello di ambizione, ciò corrisponderebbe all’apertura della Ue per la quale circa la metà degli investimenti esteri diretti è in questo settore (come apparecchiature di trasporto e telecomunicazioni, prodotti chimici, apparecchiature sanitarie).

Per l’auto, la Cina ha accettato di rimuovere ed eliminare gradualmente i requisiti sulle joint venture e si impegnerà per garantire l’accesso al mercato per i nuovi veicoli “puliti”. Nei servizi finanziari la Cina ha già avviato il processo di progressiva liberalizzazione e si impegnerà a mantenere tale apertura agli investitori Ue. Sono stati rimossi i requisiti per le joint venture e i limiti alle azioni estere per attività bancarie, negoziazione di titoli e assicurazioni (inclusa la riassicurazione), nonché per la gestione patrimoniale.

Nel settore salute offrirà una nuova apertura del mercato eliminando i requisiti di joint venture per gli ospedali privati nelle principali città cinesi, tra cui Pechino, Shanghai, Tianjian, Guangzhou e Shenzhen. Nella ricerca e sviluppo (risorse biologiche) non si era mai impegnata in precedenza ad essere aperta agli investimenti esteri in ricerca e sviluppo delle risorse biologiche: ha accettato di non introdurre nuove restrizioni e di concedere alla Ue qualsiasi revoca delle attuali restrizioni in questo settore che potrebbe verificarsi in futuro.

Per il trasporto marittimo internazionale, la Cina consentirà investimenti nelle attività ausiliarie terrestri, consentendo alle società Ue di investire senza restrizioni nella movimentazione delle merci, depositi e stazioni di container, agenzie marittime. Ciò consentirà alle società Ue di organizzare una gamma completa del trasporto multimodale porta a porta, compreso il tratto nazionale del trasporto marittimo internazionale.

Poi Pechino eliminerà i requisiti di joint venture in servizi immobiliari, servizi di noleggio e leasing, riparazione e manutenzione per trasporti, pubblicità, ricerche di mercato, consulenza gestionale e servizi di traduzione. Oltreché nei servizi ambientali come fognature, abbattimento acustico, smaltimento dei rifiuti solidi, pulizia dei gas di scarico, protezione della natura e del paesaggio, servizi igienico-sanitari.

Per quanto concerne le regole sui sussidi viene definito un meccanismo di consultazione tra le due parti per trovare valutazioni comuni il che non pregiudica la possibilità di misure autonome per reagire a distorsioni nel mercato unico provocate da sovvenzioni pubbliche a imprese non Ue. Le società statali dovranno impegnarsi “ad agire secondo considerazioni commerciali”, è scritto nell’accordo, e sono tenute a obblighi di trasparenza. Quanto stabilito nell’intesa non implica lo stop delle discussioni sulla protezione degli investimenti e sulla regolazione delle dispute: Ue e Cina si sono impegnate a completarle entro due anni dalla firma dell’intesa di oggi. I flussi cumulativi di investimenti diretti esteri dalla Ue in Cina negli ultimi 20 anni hanno raggiunto oltre 140 miliardi di euro. Per quelli cinesi nella Ue la cifra e’ di quasi 120 miliardi di euro.

A differenza di altri accordi conclusi dalla Cina, quello sancito oggi vincola le parti in un rapporto di investimento basato sul valore fondato su principi di sviluppo sostenibile. La Cina si impegna, nei settori del lavoro e dell’ambiente, a non abbassare gli standard di protezione al fine di attrarre investimenti, a non utilizzare gli standard di lavoro e ambientali a fini protezionistici, nonche’ a rispettare i suoi obblighi internazionali definiti nei trattati. La Cina sosterrà l’assunzione della responsabilità sociale delle imprese da parte delle sue aziende.

L’intesa include anche impegni in materia di ambiente e clima, compresa l’attuazione efficace dell’Accordo di Parigi. Pechino si impegna inoltre a lavorare per la ratifica delle convenzioni fondamentali dell’Organizzazione internazionale del lavoro in sospeso e assume impegni specifici in relazione alle due convenzioni fondamentali sul lavoro forzato che non ha ancora ratificato. Inoltre accetta un meccanismo di applicazione (risoluzione delle controversie da Stato a Stato), come negli accordi commerciali Ue. Ciò sarà accompagnato da un meccanismo di monitoraggio nella fase precontenziosa stabilito a livello politico, che consentirà di sollevare i problemi non appena si presentano (anche tramite una procedura d’urgenza). L’accordo passerà al vaglio dell’Europarlamento. Non sarà una fase facile essendo gli eurodeputati molto sensibili ai temi del lavoro forzato e della trasparenza delle pratiche delle società statali cinesi sui quali in molti settori politici c’è più di un dubbio sulla possibilità di sostanziare gli impegni concordati in atti e pratiche concrete.

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