Assintel, mercato IT al palo: “Serve una mutazione digitale”

Il report 2014, anticipato al nostro sito, fotografa un comparto fermo allo 0,7%. Crescono solo i settori legati alla digital transformation: in pole cloud, e-marketing e Internet of Things. Calano tutti i segmenti legati alla PA. Rapari: “O si cambia o si muore, ma alle imprese sono necessarie infrastrutture e regole certe”

Pubblicato il 15 Ott 2014

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Il mercato dell’IT è fermo e le aziende del comparto rischiano di trovarsi in un “punto di non ritorno”. È questa la fotografia scattata all’Assintel Report 2014, la ricerca annuale effettuata da NextValue e anticipata in esclusiva dal Corriere delle Comunicazioni.

Secondo i numeri rilasciati da Assintel il mercato IT nel 2014 vale 24.300 milioni di euro, con una lievissima crescita del +0,7% rispetto allo scorso anno, dovuta in gran parte alle buone performance dei segmenti legati alla trasformazione digitale.

In questo quadri per i player di settore si impone una scelta decisiva: adeguarsi velocemente ai nuovi paradigmi digitali, riformulando sia la propria offerta sia i propri processi interni, oppure restarne ai margini, perdendo l’opportunità di agganciarsi alla crescita.

“Il divario digitale in senso ampio è oggi la nuova forma di disuguaglianza ed interessa trasversalmente la società civile e quella imprenditoriale – sottolinea il presidente di Assintel, Giorgio Rapari (nella foto) – Alle aziende tecnologiche spetta un ruolo poliedrico: raccogliere la sfida interna di innovarsi per non soccombere alla crisi, diventare “portatrici sane di innovazione” verso i propri clienti, e infine fare massa critica per sollecitare il sistema politico a creare le condizioni necessarie allo sviluppo”.

“Noi imprenditori ce la stiamo mettendo tutta – spiega – ma il contesto legislativo, fiscale, infrastrutturale da troppo tempo ci rema contro. Servono cambiamenti concreti e rapidi, perché comunicare l’ottimismo senza fargli seguire i fatti rischia di essere controproducente: nel medio periodo si perde la fiducia di chi ci aveva creduto”.

Entrando nel dettaglio, la ricerca evidenzia come l’Hardware continui a contrarsi (-1,6%) trascinato dal declino dei Pc, attorno al -20%, solo in parte controbilanciato dalla crescita di Smartphone (+9,3%) e Tablet (+5%).

Il Software tiene banco (+1,1%), rallentato dal segno meno dei Software di Sistema (-4,4%) e dei vecchi Gestionali (-8,3%), mentre i segnali postivi arrivano da Digital Marketing (+29,1%), Internet of Things (+13,6%), Business Intelligence, Analytics e Big Data (+6,2%), connessi con la trasformazione del consumatore digitale.

I Servizi IT continuano a decrescere (-1,7%), trascinati dal ribasso delle tariffe professionali. Le note positive sono legate alla consulenza manageriale (+2,1%) e ai servizi di Datacenter (+3,3%), quelle negative riguardano i servizi di System Integration e Sviluppo Software (-3,2%), di infrastruttura (-6,3%) e la Formazione (-5,2%).

Inarrestabile, invece, la crescita dell’universo del Cloud Computing (+22%), sia nella componente classica (+33%) sia in quella di Business Process as a Service (+13%).

Inoltre continuano a calare tutti i segmenti di mercato legati alla spesa pubblica in IT, che nel contempo innesca forti dinamiche di downpricing a svantaggio delle aziende dell’Offerta: PA Centrale -4,1%, enti locali -3,9%, Sanità -3,1%. Anche il Commercio resta negativo (-1,6%), l’Industria è ferma (-0,2%), mentre tornano a crescere i big spender: Banche (+3,2%), Assicurazioni (+3,1), TLC (+3,3%) e Utility (+4,4%). Sono in lieve ripresa gli investimenti in IT delle Grandi Aziende (+0,8%) mentre restano negativi quelli di Piccole (-3,4%) e Micro imprese (-2,3%).

“In un mercato che si consolida, occorre crescere se non si vuole lentamente morire, quale che sia la propria posizione di partenza – eviednzia Alfredo Gatti, Managing Partner di NextValue – “Ecco allora la roadmap possibile per governare questa mutazione, fatta di 8 decisioni da prendere per vincere la sfida: investire in market-sensing, anticipare piuttosto che seguire le scelte dei propri Clienti, organizzarsi in modo agile al proprio interno, scegliere se cooperare o competere con i nuovi attaccanti e se comprare o vendere alcune delle proprie aree d’offerta, diversificare o raddoppiare con le iniziative digitali, iniettare competenze digitali nei team di lavoro, ed infine decidere se mantenere al proprio interno l’ownership della propria trasformazione”.

La ricerca accende i riflettori anche su quanto e come le imprese spendono e spenderanno in innovazione. Salgono al 72% le imprese che destinano meno del 2% del loro fatturato in IT, soglia minima per poter sostenere una politica di crescita. A pesare sul numero la crisi economica.

Il 34% delle aziende ha un budget IT in lieve crescita, il 31% in diminuzione e il 35% invariato. E’ in corso un trend di progressiva esternalizzazione: il 56% del budget IT è dedicato all’acquisto di prodotti e servizi esterni, in crescita per il 29% dei rispondenti. Fortunatamente resta al 20%, come lo scorso anno, la percentuale dedicata ai nuovi progetti.

Nell’elenco di quelli già messi in porfolio o in via di inserimento per il 2015 spiccano ai primi 3 posti i progetti legati alla Business Intelligence/Analytics/Big Data (48% dei rispondenti), l’area del Content Management (44%) e quella degli Erp (36%). Gli investimenti con intenzione e priorità maggiori sono quelli in Business Analytics e Big Data, a seguire quelli in Crm e in Datacenter-on-premises.

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