L'INTERVISTA

Banda ultralarga e cloud, Talotta: “Nostro ruolo strategico per politica nazionale”

L’Executive President & Chairman del Mix annuncia in anteprima a CorCom l’apertura dei due nuovi Pop di Roma e Caserta che potenziano lo scambio di traffico dati nel centro-sud. “Il Paese deve pianificare i nodi di scambio considerandone il valore non solo economico ma anche sociale”

Pubblicato il 02 Mag 2023

Alessadro-Talotta-chairman-MIX

Due nuovi Pop, uno a Roma e uno a Caserta che consentiranno agli operatori del centro-sud di scambiare traffico con 200 nuove reti oggi presenti unicamente a Milano e che nel caso di Caserta diventano 380. Alessandro Talotta,  Executive President & Chairman di Mix (Milan Internet Exchange), il principale punto di interscambio (Ixp) di reti Internet italiano e tra i primi in Europa in termini di traffico veicolato, con picchi di traffico giornaliero di oltre 2.3 Tbps, annuncia la novità in anteprima a CorCom.

Talotta, facciamo il punto della situazione: quanti sono i pop Mix oggi attivi in Italia e con l’attivazione di Lazio e Campania la copertura nazionale può dirsi conclusa o avete in programma ulteriori sbarchi? 

Mix è presente in Italia con 10 Pop, ubicati a Milano, Bologna e Palermo. A questi si aggiungono Caserta e Roma. Vale la pena sottolineare che la configurazione di ciascun Pop cambia in base alle necessità che riscontriamo localmente come, ad esempio, l’esigenza di sviluppare la piattaforma di interconnessione a livello locale e non da remoto. Per quanto riguarda il futuro, sono necessarie una serie di condizioni per favorire la nostra presenza: per l’espansione delle infrastrutture di interconnessione servono data center neutrali e riguardo alle strategie di crescita a livello regionale occorre verificare la presenza di fornitori di contenuti e servizi cloud, nonché le reti degli operatori di interconnessione e, non ultima, la densità della popolazione.

Quanto conta la presenza delle vostre infrastrutture per la spinta all’ecosistema digitale? Può farci qualche esempio concreto di sviluppo di iniziative e progetti da parte delle aziende in questi anni? 

Il Mix Bologna, realizzato in collaborazione con Lepida, il polo tecnologico della Regione Emilia-Romagna, è emblematico. Nato con il duplice obiettivo di ampliare l’infrastruttura di interconnessione locale e di attrarre operatori Internet nella regione, Mix Bologna è in grado di garantire la miglior latenza possibile, pertanto, rappresenta una soluzione ottimale per il collegamento di fornitori di contenuti e di servizi che richiedono ridotti tempi di accesso: in meno di un anno, sono già 12 gli operatori interconnessi, tra i quali Facebook e altri sono in arrivo.

È partita la sfida della green transition: come stanno evolvendo in tal senso i vostri data center?

I data center necessitano di un sofisticato sistema di raffreddamento, di una progettazione impiantistica che deve prevedere il più alto livello di servizio e affidabilità. Per questi motivi siamo energivori ma utilizziamo tutta la nostra esperienza per poter ridurre i consumi quanto più possibile. Il primo fattore fondamentale su cui lavorare è la densità: sviluppare il maggior numero di servizi in uno spazio sempre più piccolo aiuta a non dissipare energia. Il passaggio alla green economy deve essere fatto principalmente dai fornitori di energia, i quali devono produrre con i sistemi più avanzati e possibilmente a impatto zero. Poi va tenuto conto dello scambio energetico: il bilancio netto tra quello che preleviamo dalla rete e quello che diamo alla rete deve essere sempre più a vantaggio del secondo. Pensiamo al teleriscaldamento o a sistemi che possano utilizzare il calore prodotto dai datacenter per applicazioni in ambito sia meccanico sia impiantistico. Nei prossimi anni si dovrà vedere un reale cambiamento in questo senso.

Quanto contano le vostre infrastrutture per la spinta alla migrazione al cloud?

Il cloud è la parte più promettente di crescita della nostra Industry, i servizi di connettività per le applicazioni devono essere favorite da un interscambio intelligente e con servizi senza soluzione di connettività. Noi siamo parte della catena del valore, dobbiamo ancora studiare in modo industriale i modelli ma siamo a buon punto.

Le politiche governative sulla banda ultralarga sono sufficienti per spingere l’infrastrutturazione? E quanto contano gli Internet Exchange Point nella partita nazionale? 

Una politica di sviluppo delle infrastrutture a larga banda, qualsiasi essa sia, per definizione è idonea a supportare i processi di digitalizzazione del paese. Cito processi e non servizi, non a caso. Gli Ixp sono chiamati a un ruolo strategico in quanto infrastrutture e piattaforme che facilitano l’efficienza nell’interscambio dei dati e l’utilizzo di Internet sulla rete. L’interscambio dei dati deve essere innanzitutto documentabile. Nel senso che il paese deve pianificare i nodi di scambio considerandone il valore non solo economico ma anche sociale; si tratta di un servizio per il cittadino quindi deve essere trasparente, efficiente e disponibile a livello locale.

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