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Ibm si dà al cloud-native, l’acquisizione di Red Hat entra nel vivo

Via a Ibm Cloud Paks che conta già cinque soluzioni ottimizzate per l’esecuzione su Red Hat OpenShift. Tra i benefici la riduzione dei tempi di sviluppo fino all’84% e delle spese operative fino al 75%

Pubblicato il 01 Ago 2019

Enzo Lima

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Le soluzioni di Ibm diventano cloud-native. È questo il primo effetto dell’acquisizione di Red Hat per 34 miliardi di dollari finalizzata nei giorni scorsi. “Ibm trasforma il proprio portafoglio rendendolo cloud-native e ottimizzandolo per la piattaforma Red Hat OpenShift – annuncia oggi l’azienda in una nota-. Ciò darà modo alle imprese di costruire applicazioni critiche per il business che, sviluppate una volta sola, trovano esecuzione su ogni tipo di “nuvola”, privata e pubblica, incluse Aws, Microsoft Azure, Google Cloud Platform, Alibaba e Ibm Cloud.

“Ibm sta alimentando la corsa delle applicazioni di livello enterprise verso la nuvola -dichiara Arvind Krishna, senior vice president, Cloud e Cognitive Software di Ibm– e questo ci posizionerà ulteriormente nel ruolo di guida di un mercato, il cloud ibrido, che vale oltre un trilione di dollari. Con Red Hat stiamo fornendo gli strumenti essenziali, basati su open standard, di cui le aziende hanno bisogno per realizzare il loro viaggio pluriennale verso il cloud. Di qualunque tipo si tratti e da qualunque vendor sia fornito”.

Le nuove funzionalità sono fornite attraverso la “famiglia” Ibm Cloud Paks che conta già cinque soluzioni ottimizzate per l’esecuzione su Red Hat OpenShift.  Tra i benefici – sottolinea l’azienda – la riduzione dei tempi di sviluppo fino all’84% e delle spese operative fino al 75%. I nuovi servizi Ibm saranno forniti grazie al team di consulenti certificati Red Hat, composto da oltre 80mila professionisti, che assisteranno i clienti a spostare, costruire e gestire i loro carichi di lavoro in ambienti cloud.

“Red Hat sta sbloccando l’innovazione con le tecnologie basate su Linux, compresi container e Kubernetes, che sono diventati i mattoni fondamentali degli ambienti cloud ibridi – evidenzia Jim Whitehurst, senior vice president Ibm e ceo di Red Hat -. Questa base open hybrid cloud è ciò che abilita l’approccio ‘qualsiasi applicazione, ovunque e in qualsiasi momento’. Grazie alla combinazione con la forte esperienza industriale di IBM e il supporto di un vasto ecosistema di sviluppatori e partner, i clienti possono creare applicazioni moderne con tecnologie di loro scelta e la flessibilità di implementazione nel miglior ambiente, sia che si trovino on-premise sia su più cloud pubblici”.

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