Le aziende hanno bisogno di flessibilità per poter utilizzare diversi cloud, ma creano attrito la mancanza di coerenza e di continuità. Questa la conclusione a cui giunge un’indagine realizzata da Vanson Bourne per Nutanix, effettuata attraverso interviste a 650 responsabil IT di aziende di diversi settori e dimensioni localizzate in America del Nord e del Sud, in Europa, Medio Oriente e Africa e nella regione Asia-Pacifico e Giappone.
Se il cloud ibrido viene indicato come la soluzione ottimale, gran parte delle aziende evidenzia difficoltà nel percorso di adozione, con il 70% che dichiara che il processo di trasformazione sta richiedendo più tempo del previsto. Tuttavia, l’obiettivo è chiaro: secondo il 95% del campione la propria azienda trarrebbe pieno beneficio da un’implementazione ibrida che fornisca un’infrastruttura e operations IT coerenti tra diversi cloud per eliminare gran parte delle sfide che attualmente si trovano ad affrontare, dai silos operativi alla carenza di personale.
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Fra gli ostacoli sul cammino anche quello legato alla carenza di competenze: molte aziende faticano a trovare tecnici IT adeguatamente qualificati, e la questione si aggrava quando si tratta di professionisti in grado di gestire sia le infrastrutture di cloud pubblico che privato poiché, attualmente, i due ambienti richiedono competenze diverse. Gran parte delle aziende (88%) sta cercando di far sì che il proprio personale abbia le competenze necessarie per gestire un’infrastruttura IT ibrida mentre poco più della metà (53%) considera questo aspetto come un problema cruciale.
Il divario di competenze crea inoltre inefficienze: considerate le diverse competenze richieste per gestire le infrastrutture di cloud pubblico e privato, le aziende spesso devono ricorrere a diversi team creando così dei silos separati, aspetto evidenziato da quasi tutti gli intervistati (95%). Da considerare che, spesso, ciò ha un impatto sul risultato economico, aspetto ancora più preoccupante in un momento in cui gran parte delle aziende è concentrata sull’ottimizzazione delle risorse. Quasi la metà degli intervistati ha segnalato come motivo di preoccupazione l’aumento delle risorse (49%), l’incremento dei costi (45%), oppure lo spreco di risorse (43%). La portabilità è quasi un obbligo e non solo per le applicazioni: per molte aziende (88%) le licenze software sono un aspetto chiave di un’infrastruttura ibrida, e gran parte di esse ha riscontrato difficoltà in tal senso (58%) o è incappata nel cosiddetto “vendor lock-in” (58%) nel passare al cloud pubblico. Inoltre, circa i due terzi degli intervistati (65%) sono disposti a prendere in considerazione le licenze in abbonamento per le proprie infrastrutture It.