Amazon è di nuovo nel mirino Donald Trump: il presidente degli Stati Uniti, che da sempre si mostra ostile alle Internet companies, ha ribadito che è pronto a prendere in considerazione il varo di politiche antitrust che sanino lo squilibrio di mercato creato dalla presenza di un colosso dominante.
Trump ha parlato ai giornalisti che lo accompagnavano nel volo sull’Air Force One di ritorno dalla West Virginia a Washington e ha detto che Amazon gode di un vantaggio competitivo sleale perché “non paga abbastanza tasse sulle vendite” e quindi non gioca ad armi pari con i suoi concorrenti offline, secondo quanto riportato da Reuters. C’è un cambiamento in vista delle regole vigenti?, gli hanno chiesto i giornalisti. “Ci rifletteremo seriamente”, ha risposto il presidente, e la “situazione sulla sales tax” (le imposte indirette per coloro che vendono prodotti o servizi negli Stati Uniti) sarà presto esaminata dalla Corte Suprema.
Il prossimo 17 aprile, infatti, la Corte Suprema dovrà decidere sul caso presentato dal South Dakota: lo stato ha chiesto di invalidare la sentenza della stessa Corte Suprema del 1992 che ha decretato che solo le aziende con una presenza fisica devono far pagare la tassa sugli acquisti in South Dakota. Secondo lo stato americano, le aziende online godono così di un vantaggio su quelle del mondo fisico che devono invece imporre la tassa, con un conseguente prezzo finale più alto per il consumatore. Il South Dakota ha perso la causa nei giudizi di grado inferiore, ma stavolta, presso la Corte Suprema, gode di un documento di supporto redatto dal dipartimento federale di Giustizia. Amazon non è direttamente chiamata in causa ma la sentenza avrà un impatto sul gruppo dell’e-commerce e su tutte le altre aziende che vendono su Internet. Amazon comunque in 45 degli stati Usa fa pagare l’equivalente della nostra Iva sugli articoli che vende.
Trump non ha risparmiato la solita frecciata al Washington Post definito in un tweet “il capo lobbysta” di Amazon (il Washington Post è di proprietà di Jeff Bezos, non di Amazon). Trump ha anche attaccato l’utilizzo di Amazon del servizio postale americano (United States Postal Service), affermando che le Poste perdono soldi nelle consegne dei pacchi di Amazon. Trump di solito non fornisce dati a sostegno delle sue tesi, ma le sue dichiarazioni ovviamente pesano: Amazon ha chiuso in Borsa a -2,9% giovedì e ha perso altri punti a mercati chiusi; a inizio settimana il titolo Amazon aveva subito un calo del 4% perché il sito Axios aveva scritto che Trump è “ossessionato” da Amazon e farà di tutto per arginare il suo potere, probabilmente ricorrendo a misure antitrust.
In piena contraddizione, il governo federale sta però nel frattempo valutando di affidare ad Amazon un contratto del valore di 10 miliardi di dollari per fornire al dipartimento della Difesa un servizio di cloud computing. La Difesa Usa sta definendo i dettagli ma ha indicato che cerca un fornitore singolo per il sistema del Pentagono e Amazon appare come il candidato in pole position. Il contratto potrebbe essere firmato già il prossimo mese; Bloomberg riporta che i concorrenti di Amazon, tra cui Oracle, Microsoft e Ibm, hanno accusato il Pentagono di aver condotto un processo di valutazione delle offerte poco obiettivo e fin dall’inizio mirato a raggiungere un accordo col gruppo di Jeff Bezos, il colosso dominante bersagliato da Trump.