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Le Pmi italiane? Adesso si sono innamorate del cloud pubblico

Secondo uno studio di Barracuda Networks la nuvola preferita dalle piccole e medie imprese italiane è pubblica, nonostante i timori per la sicurezza

Pubblicato il 18 Dic 2014

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Ogni giorno, una direzione nuova. Sino a ieri, tutti concentrati sul cloud privato. Poi quello ibrido, mix di pubblico e privato. E adesso sono sempre di più le imprese italiane che scelgono i servizi di cloud pubblico o potrebbero farlo in futuro. Ad affermarlo è una recente ricerca commissionata da Barracuda Networks a Techconsult, che ha coinvolto 10 stati europei (Austria, Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Olanda, Polonia, Spagna e Svizzera) interpellando 900 specialisti IT, di cui 100 in Italia.

Dall’indagine emerge che la nuvola pubblica si sta rapidamente diffondendo in Italia e Spagna, mentre restano scettiche Germania, Austria e Svizzera. Questa significativa differenza dipende dalle caratteristiche del tessuto imprenditoriale: le realtà che vedono prevalere le organizzazioni di piccole e medie dimensioni e che sono state maggiormente colpite dalla crisi economica, preferiscono la nuvola pubblica per ragioni quali l’efficienza dei costi, la flessibilità e la semplificazione. In particolare in le aziende del nostro Paese sono le più propense a optare per la nuvola pubblica a livello europeo (53% contro una media europea 46%).

«Siamo di fronte – dice Wieland Alge, General Manager Emea di Barracuda – a una maggiore propensione verso i servizi di cloud pubblico, segnale di un atteggiamento più pragmatico a seguito di una fase di incertezza. Non c’è quasi nessuna società che ignori i potenziali benefici in termini di costi, flessibilità e scalabilità associati alla nuvola. In Europa, molte aziende prevedono di ridurre i rischi attraverso l’implementazione di ulteriori misure di sicurezza. I servizi di cloud pubblico come Microsoft Azure o Amazon AWS sono infatti inclusi nei pacchetti di soluzioni di numerosi dipartimenti IT».

Di seguito, le principali tendenze emerse dall’indagine a livello europeo, con particolare attenzione alla realtà italiana.

Le unità di business hanno voce in capitolo: nel vecchio continente è soprattutto il reparto IT a promuovere l’utilizzo dei servizi di cloud pubblico nella maggior parte delle aziende (54%), seguito dai responsabili delle business unit (30%). Solo un intervistato su cinque (21%) ritiene che i dipartimenti acquistino servizi cloud senza un coordinamento con il reparto IT. L’Italia è in linea con l’andamento europeo su tutti i fronti, con un’unica significativa differenza. Nelle aziende del Belpaese, il management promuove meno che nel resto d’Europa l’adozione del cloud pubblico (9% contro una media europea del 30%).

Riduzione dei costi vs timori per la sicurezza: le opinioni sul cloud pubblico sono influenzate in tutta Europa da una serie di fattori. Il 58% degli intervistati ritiene che permetta di risparmiare sui costi, mentre il 40% crede che possa aumentare la flessibilità e la scalabilità. Poco più della metà degli IT Manager coinvolti afferma che la sicurezza sia uno dei principali timori quando si implementa un servizio di cloud pubblico, il 39% sostiene che esistano problemi di compliance e il 35% non vuole rinunciare al controllo. Nuovamente, l’Italia non fa eccezione, ma rispetto agli altri Paesi, la sfiducia generale verso questo genere di servizi è meno rilevante (6% contro una media europea del 18%).

La sicurezza è una preoccupazione che riguarda sia il cloud sia i dispositivi on-premises: la maggioranza degli intervistati (66%) non pensa che le informazioni aziendali siano più tutelate nella propria infrastruttura. Infatti, se il 27% ritiene che i servizi segreti possano accedere inosservati ai dati su cloud pubblico, circa il 22% pensa che possano accedere senza controllo al server aziendale. In particolare in Italia, i professionisti IT temono meno che nel resto d’Europa che le agenzie di intelligence governative abbiano accesso ai dati memorizzati sui propri server senza che il proprietario ne sia a conoscenza (11% contro la media europea 22 %).

Collaborazione e cloud vanno di pari passo: scambio e trasmissione dei dati (38%), messaggistica (34%) e storage (34%) sono le aree in cui gli intervistati si dichiarano più propensi all’adozione del cloud pubblico, mentre solo il 24% degli specialisti IT coinvolti prevedono di utilizzare il cloud per la sicurezza. L’unico dato in controtendenza per l’Italia riguarda il trasferimento dei dati (9% contro una media europea del 15%), con gli specialisti IT meno propensi a questo utilizzo del cloud pubblico che nel resto del vecchio continente.

Infine, la sicurezza è d’obbligo: per proteggere i servizi cloud, oltre la metà degli intervistati ha in programma l’implementazione di soluzioni di sicurezza aggiuntive rispettivamente per la rete (57%) e le applicazioni (53%). Solo il 18% risulta inattivo su questo versante. L’Italia è in linea con il resto d’Europa.

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