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Open Cloud scelta strategica per le aziende

Reversibilità, interoperabilità, protezione dei dati e rispetto della proprietà intellettuale i quattro assi di una strategia di successo. Fondamentale la collaborazione. Ecco la ricetta di Ovh

Pubblicato il 19 Gen 2018

OVH

Il futuro dell’IT – ormai è assodato – risiede nel cloud. Nel 2017 la Commissione europea ha definito il cloud una “leva strategica per la crescita” e l’Ocse ha descritto Internet come un’infrastruttura che svolge “un ruolo sempre più vitale nell’economia globale”. In OVH crediamo fermamente che le aziende debbano avere massima libertà nella selezione dei propri fornitori di cloud, capacità di poterli cambiare o di utilizzare applicazioni di diversi provider, nonché di scegliere dove archiviare i propri dati. La nostra convinzione può essere riassunta in due parole: open cloud. Ma cosa si intende per cloud “aperto”?

I 4 aspetti di un cloud open

Il primo punto cruciale è rappresentato dalla reversibilità. Si può facilmente decidere di cambiare cloud o ogni nuovo servizio è vincolante? Quanto tempo occorre per fare una migrazione? Nel caso di una migrazione, bisogna ricreare l’infrastruttura da zero? È possibile esportare le applicazioni da un fornitore di servizi cloud a un altro?

In seconda battuta, vi è l’interoperabilità: le scelte tecnologiche di oggi sono limitanti in futuro, se si decide ad esempio di integrare altri servizi applicativi? E’ possibile far comunicare tra loro componenti in arrivo da fornitori diversi? Si possono continuare ad utilizzare sistemi legacy e creare un cloud ibrido?

Il terzo aspetto fondamentale dell’open cloud è rappresentato dalla protezione dei dati. Il cliente deve essere in grado di scegliere dove archiviarli ed essere informato sul quadro giuridico a cui saranno soggetti. Il cloud è troppo strategico per correre dei rischi quando si tratta di protezione dei dati. L’Europa è all’avanguardia in questo senso, e lo si è visto con il GDPR, che entrerà in vigore nel maggio 2018.

Vi è un quarto aspetto importante, ovvero il rispetto della proprietà intellettuale e in particolare dei diritti di proprietà sugli algoritmi utilizzati nell’intelligenza artificiale. Oggi la risposta è semplice: nulla può essere recuperato, occorre ricominciare da zero. Per questo motivo, stiamo lavorando a offerte “open” per intelligenza artificiale, che consentiranno di mantenere i diritti di proprietà intellettuale sul proprio lavoro e investimento.

Collaborazione, un aspetto fondamentale

Per OVH, essere “open” non si limita all’offerta di open source. Openness significa essere in grado di offrire le tecnologie necessarie, che si tratti di open source o di standard di mercato. Il nostro impegno non riguarda solo i componenti tecnologici ma anche la definizione del mercato.  L’apertura consiste anche nel fatto di lavorare quotidianamente con concorrenti e/o partner per aiutare le istituzioni ad adottare un quadro normativo adeguato alle esigenze dei clienti.

Esistono già diversi organismi di standardizzazione nell’universo cloud, ma sono fortemente specializzati in un particolare ambito. Nessuno di questi è al momento in grado di affrontare tutte le sfide del cloud, né di offrirne una visione completa. Questo è il motivo per cui abbiamo deciso, in collaborazione con 20 diverse organizzazioni che rappresentano il cloud, di creare una struttura indipendente, in grado di supportare le organizzazioni su problematiche specifiche. In questo modo, abbiamo posto le basi per la Open Cloud Foundation, un’organizzazione che si concentrerà sui quattro aspetti fondamentali, essenziali per un vero open cloud: reversibilità, interoperabilità, protezione dei dati e rispetto dei diritti di proprietà intellettuale.

www.ovh.it

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