Collacciani (Akamai): le regole d’oro per sviluppare e-commerce in Cina

Fondamentali elementi come il servizio 24/7, l’accesso mobile, la logistica e performance del sito ottimali: “Entro il 2015 il valore dello shopping online in Cina varrà 540 miliardi di dollari”

Pubblicato il 22 Set 2014

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Il debutto record della piattaforma per l’e-commerce cinese Alibaba potrebbe aver risvegliato l’interesse delle aziende italiane alla ricerca di nuove opportunità all’estero. Luca Collacciani, Regional Sales Manager di Akamai, la multinazionale americana che offre servizi per l’uso ottimale e sicuro di Internet, elenca alcuni fattori da tenere in considerazione per il lancio di un e-commerce di successo in Cina.

Secondo Akamai, entro il 2015, il valore dell’e-commerce cinese raggiungerà 540 miliardi di dollari e nel 2020 supererà la somma di tutti i siti e-commerce di Regno Unito, Francia, Germania, Giappone e Italia combinati. Jack Ma, il fondatore di Alibaba ha recentemente affermato: “Nel resto del mondo, l’e-commerce viene percepito come un nuovo modo di fare acquisti, in Cina, invece, è uno stile di vita”.

Con oltre 550 milioni di utenti, la Cina possiede già la più numerosa popolazione online; inoltre, solo il 44% della popolazione cinese è su Internet per cui lo spazio per crescere è enorme. Un mercato dunque ghiotto per le aziende italiane alla ricerca di nuove opportunità all’estero ma che segue regole e logiche diverse da quelle del resto del mondo.

Il primo punto da considerare è l’importanza del mobile: in Cina, nelle aree cittadine ad alta densità abitativa, l’accesso a Internet avviene con modalità diverse, da Pc, smartphone, wireless o via cavo, ma in tutte le altre aree, specialmente quelle rurali, l’unico accesso a internet è via mobile. Inoltre gli utenti finali hanno aspettative molto alte: ci si attende, infatti, che un’azienda sia sempre disponibile, 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

Altro fattore da considerare è che, al contrario del mercato e-commerce Usa, dove il 76% dei siti e-commerce è gestito dall’azienda che fornisce quei prodotti, in Cina, il 90% dei siti di e-commerce è costituito da aggregatori. Questo comporta la necessità di creare un sito in grado di integrarsi perfettamente con altre piattaforme e con performance all’altezza di un’esperienza finale di qualità.

A questo proposito le aziende in procinto di entrare nel mercato cinese devono essere consapevoli del fatto che la Cina possiede un’infrastruttura Internet unica. La complessità può essere risolta da Content delivery network e servizi Dns che garantiscano qualità e performance che aiutano le aziende a districarsi tra le maglie regolatorie del governo cinese, mantenendo le performance dei siti web ai massimi livelli.

Altro problema è quello della scelta della lingua del proprio sito di e-commerce in Cina: molto dipende dalla tipologia di merce e dal target di consumatori. La maggior parte dei visitatori di siti di tecnologia, ad esempio, si sente a suo agio con la lingua inglese. Per la vendita online di beni di lusso potrebbe invece essere meglio offrire i contenuti in lingua locale. Per semplificare, il consiglio è quello di implementare il sito prevedendo fin da subito la doppia lingua: inglese e cinese.

Fondamentale per un’attività di e-commerce è infine una buona strategia di distribuzione. Spedire dall’Italia senza considerare le peculiarità del territorio locale può influire negativamente sull’intero processo. Importante anche una strategia di comunicazione: aprirsi al mercato e-commerce cinese è più semplice per le aziende con un brand già molto conosciuto, come ad esempio i colossi italiani del fashion, per le altre aziende occorre investire in attività di brand awareness.

Per accrescere le vendite in Cina, le aziende dovranno sviluppare sofisticate strategie per raggiungere la loro audience, conclude Collacciani di Akamai. La Cina è un paese vasto anche in termini di “spazi” Internet: presentarsi con un sito lento o irraggiungibile o, peggio, senza una strategia distributiva adeguata potrebbe mandare in fumo mesi di pianificazione e investimenti.

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