STRATEGIE

Competenze digitali, all’Italia serve un Digital Innovation Officer

Agid, Miur, Lombardia e associazioni Ict promuovono gli e-skills e progettano i tool per diffonderle nel mercato. Ed intanto è svolta a livello Ue: e-CF diventa standard unico europeo

Pubblicato il 18 Apr 2016

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Le competenze digitali escono dalle stanze degli addetti ai lavori per diffondersi nella società, in primis scuola, università, lavoratori, Pubblica Amministrazione: ecco perché è necessario uno sforzo congiunto pubblico-privato per diffonderle il più possibile. E’ quanto è emerso dal convegno promosso da AgID, Aica, Assinform, Assintel e Assinter, che ha preso spunto dai dati dell’Osservatorio delle Competenze Digitali per riflettere insieme a un nutrito parterre: Valentina Aprea (Assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione Lombardia), Franco Patini (AgID), Fabrizio Proietti e Francesco Grillo (MIUR), Giancarlo Capitani (NetConsulting Cube), Nello Scarabottolo (Università degli Studi di Milano) e Giorgio De Michelis (Università Bicocca), Paolo Ghezzi (Infocamere), Massimo Temporelli (The Fablab).

Per l’Agenzia dell’Italia digitale siamo di fronte a una rivoluzione di approccio di cui la Politica sta dettando le linee guida. La strada è naturalmente ancora in salita, per vari motivi. Soprattutto culturali, più che tecnologici.

In primis ai vertici di aziende e PA manca spesso una specifica cultura digitale e mancano figure preparate a guidarla, tanto che è emersa la necessità di creare la figura di un Digital Innovation Officer che guidi la trasformazione digitale dall’interno. In tecnichese si chiama anche e-leader, ed è l’evoluzione del Cio, figura super ricercata ma carente a livello di recruiting.

L’altro punto critico riguarda la connessione fra il sistema scolastico-universitario e il mondo delle imprese. Il sistema di alternanza scuola-lavoro è ormai lanciato – nel 2016 si supereranno i 700.000 studenti coinvolti – ma spesso le esperienze sono poco produttive o legate alla buona volontà dei singoli. Nel frattempo è stato avviato il Piano Nazionale Scuola Digitale e già ci sono alcune esperienze positive come ad esempio la nuova figura dell’animatore digitale, che stimola all’interno degli istituti la diffusione e l’utilizzo di strumenti e approcci digitali.

La Lombardia sembra essere all’avanguardia per costruire percorsi di Apprendistato, soprattutto del terzo tipo, in cui l’accademismo lascia il posto ad un learning on the job che si trasforma in titolo universitario.

Intanto l’e-CF – lo standard delle competenze Ict – è finalmente stato pubblicato come norma Uni a livello europeo ed entro 6 mesi sarà la norma di riferimento che guiderà il tema delle competenze digitali in 33 Paesi europei.

L’Università continua, nella stragrande maggioranza dei casi, a vivere con tempi e contenuti che non rispecchiano le esigenze delle imprese, che hanno fame di competenze ma non le trovano: ed è paradossale che si metta Informatica a numero chiuso quando è proprio lì che stanno le esigenze del mercato. Ecco perché si auspica un maggiore ascolta dal basso, costruendo insieme i percorsi di studio per costruire le competenze che servono al mercato.

Gli organizzatori del convegno promettono di diffondere insieme tool adeguati. E su questo fronte è gia stato sviluppato uno strumento innovativo a sostegno dei professionisti dell’Ict: www.confrontastipendio.it è un servizio gratuito interattivo realizzato in modo indipendente dai laboratori del Network Digital4 in collaborazione con P4i.

Il tool è dedicato a chi si occupa di innovazione digitale e lavora nella Funzione IT, nel Marketing Digitale o nell’eCommerce. Consente di confrontare il proprio stipendio con quello di chi svolge attività analoghe

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