IL REPORT

Comunicazioni elettroniche, mercato in contrazione: vale 28,4 miliardi

I dati Agcom aggiornati al periodo 2018-2022: fatturato in calo dell’8,1%. La pressione competitiva fa scendere gli introiti da rete mobile, mentre cresce la componente fissa con l’aumentare delle offerte broadband e ultrabroadband. Margine operativo netto negativo per circa 900 milioni, pari a un -3,2%

Pubblicato il 13 Feb 2024

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Agcom ha pubblicato il “Focus Bilanci 2018-2022”, il documento che raccoglie e analizza i dati relativi a oltre 120 tra le principali imprese operanti nei settori delle comunicazioni elettroniche, dei servizi di corrispondenza e consegna pacchi, del settore televisivo e dell’editoria quotidiana e periodica, ovvero i settori di interesse istituzionale per l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Lo studio conferma la contrazione del comparto delle comunicazioni elettroniche, dove in cinque anni i ricavi sono scesi dell’8,1% per le 50 principali aziende del settore, con un valore che scende da 30,9 miliardi di euro nel 2018 ai 28,4 miliardi nel 2022. Il trend è più marcato nei grandi operatori, mentre le imprese medio-piccole del settore crescono perché premiate da modelli di business innovativi e locali. 

In particolare sul segmento mobile, che risente fortemente della pressione competitiva, il margine operativo netto (Ebit) ha nel 2022 un valore complessivamente negativo per circa 900 milioni, pari al -3,2% degli introiti.

Comunicazioni elettroniche, mercato in contrazione dell’8%

L’andamento dei ricavi, infatti, evidenzia che gli operatori delle comunicazioni elettroniche con un volume di affari maggiore di 500 milioni di euro nel 2022 registrano riduzioni sia su base annua (-2,2%), che nell’intero periodo 2018-2022 (-11,2%), mentre quelli compresi tra 100 e 500 milioni, corrispondentemente, vedono crescere gli introiti del 3,4% rispetto al 2021 del 28,1% nel confronto con il 2018.

Le imprese con fatturato inferiore ai 100 milioni di euro (35 nel campione analizzato), che rappresentano nel 2022 il 2,8% dei ricavi del settore, mostrano un considerevole dinamismo. Ciò può essere ricondotto anche alla specificità dei loro modelli di business, spesso incentrati sull’offerta di servizi integrati e caratterizzati da una maggiore ‘vicinanza’ al cliente, essendo in buona parte operatori su base regionale o provinciale. 

Nel 2022, il volume di affari complessivo di questa categoria di imprese ha sfiorato gli 800 milioni di euro, mostrando una crescita del 9,5% su base annua e del 37,2% rispetto al 2018.

Tlc, pressione competitiva sul comparto mobile

A inizio periodo, gli introiti complessivi da rete mobile erano stimabili nel 47,3% del totale, mentre nel 2022 questi sono stimabili nel 43,1%. Ciò testimonia come, nel comparto mobile, sia presente un’elevata pressione competitiva, mentre la crescita della componente fissa (dal 52,7% al 56,9%) è dovuta principalmente dall’incremento dei servizi broadband e ultrabroadband offerti da una crescente pluralità di soggetti.

Tra il 2018 ed il 2020 il margine lordo del settore tende a migliorare, passando dal 34,5% al 36,5% dei ricavi.

Il valore di Tim nel triennio risulta costantemente superiore rispetto a quello delle altre imprese. Nei due successivi esercizi, 2021 e 2022, gli effetti della crisi pandemica e la pressione competitiva del settore fanno registrare, rispetto al 2020, una flessione del margine lordo complessivo di oltre 12 punti percentuali (24,3% nel 2022); la diminuzione è dovuta prevalentemente ai risultati di Tim, che nello stesso anno registra un ebitda pari al 17,2% dei ricavi, contro il 29,6% ottenuto in media dagli altri operatori.

Il margine operativo netto (Ebit) del comparto ha nel 2022 un valore complessivamente negativo per circa 900 milioni, pari al -3,2% degli introiti. Tim e le altre imprese risultano in negativo rispettivamente per 650 milioni di euro (-5,4% dei ricavi) e 250 milioni di euro (-1,5% dei ricavi).  Il report sottolinea che le politiche aziendali, in tema di determinazione degli ammortamenti o di eventuali svalutazioni di cespiti, incidono ovviamente sulla valorizzazione dell’ebit.

In tutto il periodo considerato (2018-2022), le imprese considerate del settore delle comunicazioni elettroniche hanno registrato, a fronte di oltre 146 miliardi di euro di ricavi, un margine netto aggregato valutabile in circa 5,3 miliardi di euro (3,6% degli introiti), mentre il risultato di esercizio aggregato è negativo per oltre 3,2 miliardi di euro. 

Gli investimenti degli operatori: 42 miliardi in 5 anni

Tali dati sembrano testimoniare sia gli effetti della pressione competitiva sui prezzi, sia la natura fortemente “capital intensive” del settore, con flussi di investimenti (infrastrutture fisiche e asset immateriali) che nel periodo esaminato sono stati pari a circa 42 miliardi di euro, somma superiore del 12% a quella corrispondentemente generata dai flussi di cassa derivanti dall’attività operativa (38 miliardi di euro).

A fine 2022, gli addetti diretti nel settore sono circa 58.800, con una riduzione nell’ultimo anno considerato di circa 1.400 unità. La tendenza alla riduzione degli addetti è in atto da tempo (nel 2018 gli organici del comparto erano circa 64.900); tale flessione è dovuta in prevalenza ai processi di riorganizzazione aziendale che hanno interessato, nel periodo considerato, alcuni tra i principali operatori storici (Tim, Vodafone, Wind Tre, Tiscali-Linkem), che nel complesso hanno visto ridurre i livelli occupazionali per oltre 8.600 addetti.

Allo stesso tempo il Report osserva come la progressiva infrastrutturazione e la crescita degli operatori che più di recente sono entrati sul mercato, sia nel segmento retail sia in quello wholesale, hanno attenuato tale tendenza.

Va, infatti, sottolineato come Iliad e Open Fiber abbiano complessivamente superato a fine 2022 i 2.200 addetti (erano poco più di 1.000 nel 2018), Eolo e Fastweb nello stesso periodo hanno incrementato l’organico rispettivamente di circa 260 530 unità, mentre gli altri operatori di piccole e medie dimensioni (oltre 40) hanno aumentato i livelli occupazionali di circa 560 addetti.

Consegna dei pacchi: boom di Amazon Italia Transport

Per la corrispondenza e la distribuzione dei pacchi, i ricavi di settore nel 2022 sono stati 12,4 miliardi di euro, pari al 3,8% in più rispetto al 2021.

Tra il 2018 ed il 2022 i ricavi attribuibili ai servizi di corrispondenza sono scesi da 2,9 a 2,3 miliardi di euro (-19,6%), mentre le risorse derivanti da servizi offerti dai principali corrieri espresso – che sono composte prevalentemente da quelle relative ai servizi di consegna pacchi – sono cresciute di oltre 3,7 miliardi, passando da 6,1 9,9 miliardi di euro (+61,0%). In particolare il Report segnala il particolare dinamismo di Amazon Italia Transport, i cui introiti tra il 2018 ed il 2022 sono passati da 220 milioni di euro ad oltre 1,2 miliardi.

Tra il 2018 ed il 2022 il margine netto (ebit) del settore è risultato mediamente pari al 5,7%, con valori corrispondentemente più elevati per il Gruppo Poste Italiane rispetto alle altre imprese considerate (7,5% contro il 2,8%). Nel 2022 il divario tra il margine operativo netto del Gruppo Poste Italiane rispetto a quello registrato dalle altre imprese, pari a 6,5 punti percentuali nel 2021 (9,0% vs 3,5%), si è ulteriormente ampliato (9,9% vs 1,1%).

Televisione: lo streaming colpisce le offerte Pay

ricavi registrati nel 2022 dalle principali imprese analizzate (7,6 miliardi di euro) hanno visto una flessione del 7,8% rispetto al 2021, riduzione che, con riferimento al 2018, quando le risorse complessive sfioravano i 9,2 miliardi di euro, è pari al 17,3%.

Relativamente ai tre principali soggetti presenti sul mercato televisivo italiano (Rai, Mediaset e Sky Italia) nel periodo considerato i ricavi complessivi sono passati 8,13 6,74 miliardi di euro (-17,2%), con dinamiche differenti rispetto alle singole tipologie di ricavo: le risorse derivanti dal canone Rai risultano sostanzialmente stabili (annualmente intorno agli 1,8miliardi), gli introiti da pubblicità nel 2022 segnano una riduzione delll’8,6% rispetto al 2018. I ricavi pubblicitari della concessionaria pubblica mostrano nel 2022 una flessione del 5,8% su base annua, ma risultano leggermente superiori rispetto al 2018 (+1,8%); Mediaset, su base annua flette in misura più contenuta (-2,4%), ma registra una riduzione superiore (-8,3%) con riferimento ad inizio periodo.

Particolarmente penalizzata dalla concorrenza dello streaming è risultata la componente pay (-41,7%) passata nel periodo da quasi 3 a poco più di 1,7 miliardi di euro. Più in dettaglio, i ricavi di Sky si sono ridotti del 19,5% nel 2022 su base annua e di circa il 30% rispetto al 2018.

Tra il 2018 ed il 2022 il margine netto (ebit) degli operatori considerati nell’analisi è risultato negativo per quasi 2 miliardi di euro (-4,7% dei ricavi), con il valore del 2022 in peggioramento rispetto a quanto registrato nel 2021 (-8,3% contro il -6,2%).

Infine, per l’editoria, i ricavi complessivi registrati nel 2022 sono stati pari a 4,24 miliardi di euro, in crescita del 6,0% su base annua ma in flessione dell’8,2% rispetto al 2018. 

Nel 2022 i ricavi editoriali e quelli da vendita di spazi pubblicitari rappresentavano rispettivamente il 36,5% ed il 29,7% dei ricavi complessivi. I primi hanno registrato una flessione del 6,1% su base annua, ma del 25,8% rispetto al 2018, mentre le risorse pubblicitarie hanno mostrato riduzioni di minore intensità (-2,6% su base annua e -12,5% rispetto ad inizio periodo).

Tra il 2018 ed il 2022 il margine netto (ebit) dell’intero settore in rapporto ai ricavi è stato mediamente pari al +2,8%, annuo.

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