LA RELAZIONE AGCOM

Comunicazioni, persi altri 5,4 miliardi ma Internet può invertire la rotta

Il mercato italiano continua a soffrire, ma meno degli anni passati: è quanto emerge dalla relazione annuale Agcom secondo cui l'”ecosistema” vale 56,1 miliardi, pari a 4 punti di Pil. Il segmento più in difficoltà resta quello delle Tlc, ma il forte aumento della domanda di dati potrebbe far risalire la china. Segnali positivi anche dalla pay-tv

Pubblicato il 15 Lug 2014

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Nel 2013, il settore delle comunicazioni rappresenta circa 4 punti percentuali del Pil. In particolare, il valore del macrosettore delle comunicazioni (comprensivo dei settori media, telecomunicazioni e servizi postali) per il 2013 è stimato pari a 56,1 miliardi di euro, cui corrisponde una perdita complessiva di 5,4 miliardi di euro in termini di fatturato rispetto al 2012. È quanto emerge dalla Relazione annuale Agcom presentata in Parlamento dal presidente Angelo Marcello Cardani. Come nello scorso anno – si legge nel documento – gli operatori delle comunicazioni hanno dovuto fronteggiare la congiuntura economica negativa che caratterizza ormai l’economia italiana nell’ultimo quinquennio e, nel difficile contesto macroeconomico, hanno registrato una progressiva contrazione della spesa di utenti e imprese con conseguente declino dei ricavi unitari. Si tratta di un fenomeno generalizzato che, tuttavia, colpisce alcuni settori delle comunicazioni in misura maggiore di altri.

Il peso relativo delle telecomunicazioni è in sostanziale continuità con lo scorso anno: rispetto al valore totale del settore, rappresentano poco più del 61%, mentre i servizi di media contribuiscono per il 26% e quelli postali per il 12%. La diminuzione più marcata si è avuta nel mercato delle telecomunicazioni, che registra, rispetto al 2012, minori introiti per 4,1 miliardi di euro. Il dato conferma la contrazione dei ricavi complessivi già rilevata nel triennio precedente ma attesta un aggravamento della flessione in termini assoluti rispetto all’anno precedente, il doppio del valore negativo riportato nel 2012.

Nel settore dei media (radio-tv, editoria e internet il tasso di decrescita è risultato pari a circa il 7%: difatti, la perdita di fatturato nell’ultimo anno è stimata in 1,1 miliardi di euro, in leggero miglioramento rispetto al 2012 (-1,4 miliardi).

Anche il settore postale registra una flessione rispetto all’anno precedente: infatti, il 2013 si chiude con una contrazione superiore al 2%.

TELECOMUNICAZIONI

L’andamento dei ricavi mostra differenze anche all’interno dei singoli settori. Nel settore delle telecomunicazioni, sono ancora i servizi di rete mobile – analogamente allo scorso anno – a registrare la contrazione più elevata in termini di ricavi. A differenza dello scorso anno, la riduzione dei ricavi da rete mobile è, inoltre, nettamente superiore, quasi il doppio, rispetto a quella registrata per la rete fissa (rispettivamente -13,9% e -7,5%). Il settore mobile, peraltro, registra per la prima volta una flessione degli introiti anche nei servizi dati. Così, mentre nel 2012, il livello di investimenti nelle reti di tlc era rimasto complessivamente stabile – grazie all’incremento registrato nel segmento mobile che compensava la riduzione segnata nel segmento della rete fissa – nel 2013 gli investimenti in infrastrutture sono diminuiti nell’insieme di oltre il 5%.

A fronte di questi elementi di novità, l’andamento complessivo del mercato delle telecomunicazioni conferma le tendenze evidenziate lo scorso anno, tra cui la riduzione dei prezzi dei servizi di tlc a beneficio dei consumatori, soprattutto nel settore mobile. Nel settore fisso è costante la riduzione dei volumi di traffico voce limitatamente alla rete fissa commutata. Nel settore mobile è crescente la contrazione dei volumi di traffico per gli sms, con impatto tuttavia contenuto sui ricavi unitari. In questo quadro, si conferma la sostanziale stabilità del grado di copertura delle reti a banda larga fisse a cui fanno da contraltare un rafforzamento della banda larga mobile e la prospettiva di crescita legata allo sviluppo dell’ecosistema digitale mobile grazie alla diffusione di nuovi servizi e applicazioni. L’impatto di internet sul Pil potrebbe però auspicabilmente aumentare in Italia, nei prossimi anni, ragguagliando le stime operate in ambito europeo per quanto riguarda il contributo dell’ecosistema connesso alla crescita economica.

MEDIA

Il settore dei media, invece, seppure meno influenzato dalla congiuntura macroeconomica negativa che impatta sulla riduzione di spesa delle famiglie, sembra risentire dell’andamento negativo del mercato della pubblicità. I ricavi pubblicitari sono scesi complessivamente di circa il 7%. Per la prima volta anche il settore internet perde quasi 2,5 punti percentuali di ricavi da pubblicità. Il segmento della pay-tv è, invece, quello meno colpito dalla flessione dei ricavi pubblicitari nel settore dei media (-2,2%) mentre la televisione in chiaro presenta una flessione più che doppia (circa -6%), di poco superiore a quella della radio (-5%). Sul fronte delle audience, si accentua il trend già rilevato lo scorso anno di frammentazione fra i diversi mezzi di comunicazione favorito anche dallo sviluppo tecnologico, che sembra aver determinato modifiche strutturali nell’offerta dei servizi e prodotti media più tradizionali.

EDITORIA

A fronte di questi mutamenti il settore dell’editoria si conferma come quello più esposto al cambiamento. In Italia, la stampa ha registrato nell’ultimo anno una flessione dei ricavi pari a 7,2% per i quotidiani e oltre il 17% per i periodici. Il dato sembra quindi confermare le recenti analisi condotte dall’Autorità nell’ambito delle indagini conoscitive dedicate ai settori della pubblicità e dell’informazione, da cui emerge non soltanto la redistribuzione di reddito a favore dei nuovi operatori dell’economia di internet, ma anche il rischio di una strutturale carenza di fonti di finanziamento per le attività giornalistiche (par. 2.3). Per far fronte a questa problematica, il settore dell’editoria sembra destinato alla migrazione verso i siti internet di informazione, sempre più popolari tra gli utenti, attraverso il crescente ricorso a operazioni di concentrazione che interessano sia la stampa periodica che i quotidiani online. L’Italia si presenta, peraltro, in leggero ritardo rispetto ad altre realtà estere. Negli Stati Uniti, invece, l’ultimo anno ha invece confermato un trend già di alcuni anni che rivela l’interesse dei giganti della Silicon Valley all’investimento nella stampa: dalla notizia dell’acquisto del Washington Post da parte del fondatore di Amazon, al lancio del nuovo sito web di informazione Watchdog, in proprietà di eBay.

SERVIZI POSTALI

Dall’impatto di internet non sembra neppure esente il settore dei servizi postali, interessato da un certo grado di sviluppo del mercato del corriere espresso, dove si registra il maggior livello di concorrenza tra gli operatori, in correlazione con l’aumento delle spedizioni attivate dalle piattaforme di e-commerce. Mentre nel complesso il settore postale ha registrato una flessione dei ricavi, tra il 2012 e il 2013, di circa il 2% il solo comparto dei corrieri espresso è cresciuto di 2,5 punti percentuali. Così, il mercato dei servizi postali in Italia che vale oggi complessivamente circa 0,4 punti percentuali di PIL, presenta le sue maggiori potenzialità di crescita nell’integrazione con i servizi digitali attraverso lo sviluppo del segmento dei servizi di corriere espresso che vale intorno a 3,2 miliardi di euro. Il settore, peraltro, presenta un continuo ampliamento nel numero degli attori del mercato, dove il numero di soggetti abilitati non ha eguali in Europa (par. 2.4).

In definitiva, l’intera evoluzione del settore delle comunicazioni in Italia continua ad attraversare una fase di contrazione dei ricavi, apparentemente più marcata nei mercati delle telecomunicazioni e dell’editoria e meno sostenuta nei segmenti dei servizi postali e della televisione a pagamento.

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