INNOVAZIONE

Consalvo: “L’agricoltura italiana ha bisogno di banda ultralarga”

Il vicepresidente di Confagricoltura: “Le nuove tecnologie sono ormai un mezzo imprescindibile anche nel nostro campo. Lavoriamo con il governo per azzerare il digital divide”

Pubblicato il 16 Mag 2015

Antonello Salerno

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«Esempi come quello di Israele ci dimostrano che alcuni paesi, che pure si trovano in condizioni generali e ambientali molto più difficili di quelle in cui ci troviamo noi, sia da un punto di vista sociale sia da quello della conformazione del territorio, nonostante questo riescano a reagire a trovare risposte di alto livello, a dare un loro contributo positivo all’innovazione in agricoltura. Noi dobbiamo imparare da questi sistemi per rendere sempre più competitiva e al passo con i tempi l’Italia: siamo fortunati a vivere in un Paese bello e sereno, ma a maggior ragione non possiamo permetterci di rimanere indietro rispetto a nessuno. La nostra fortuna non deve farci rimanere seduti, dobbiamo alzare gli occhi e rivolgere la nostra attenzione alle nuove tecnologie, che stanno diventando uno strumento assolutamente imprescindibile anche nel nostro campo. L’agricoltura da questo punto di vista deve fare un gran bel salto di qualità, e rimanere sul pezzo per il futuro”.
A parlare e Giandomenico Consalvo, vicepresidente di Confagricoltura, che traccia una quadro di quali siano le criticità per l’Italia nel campo delle nuove tecnologie e dell’Ict applicati all’agricoltura.
Consalvo, l’agricoltura italiana riesce a stare al passo d’innovazione dei paesi più virtuosi?
In realtà scontiamo tutta una serie di difficoltà, a partire dal digital divide e dalle competenze digitali, in un quadro in cui i nativi digitali non sono ancora pienamente inseriti nel processo. Poi c’è il problema delle distanze, su un territorio polverizzato e orograficamente complesso. Ma non c’è dubbio che questi strumenti debbano essere resi progressivamente sempre più fruibili, perché rappresentano il futuro, e non possiamo più permetterci di rimanere indietro.
Parliamo del piano sulla banda ultralarga?
Dobbiamo lavorare insieme al Governo affinché ci permetta, proprio sulla banda larga, di poter fruire di questo servizio. Al momento non è così, e questo è un problema con cui facciamo i conti tutti i giorni. Siamo aziende agricole, spesso lontane dalle principali aree di intervento, e quindi molti dei nostri imprenditori rimangono confinati nelle proprie aziende e non riescono ad avere accesso alla rete e alle infrastrutture di base.
Quanto scontate la diffidenza di tanti addetti ai lavori verso le nuove tecnologie?
Le nuove generazioni ci stanno aiutando ad avvicinarci a queste soluzioni, ma siamo uno dei settori dove di certo il bisogno di innovazione è più forte. Sottolineo però che se insieme all’entusiasmo delle nuove generazioni avessimo anche gli strumenti, a partire proprio dalla banda larga, tutto sarebbe più facile. Stiamo approfondendo sistemi tecnologici che ci dischiudono scenari entusiasmanti, però dobbiamo fare in modo che siano veramente fruibili.
Quale potrebbe essere un esempio di queste innovazioni?
Il sistema della tracciabilità, con il qr code legato a una tracciabilità spinta verso le parti basse della filiera, fino alla produzione. Sarà possibile identificare il terreno, la particella ad esempio dove è stato prodotto un particolare vino, mettendo a disposizione questa informazione fino sull’etichetta della bottiglia: uno strumento importantissimo di valorizzazione del territorio. Da questo punto di vista l’Italia ha un forte valore aggiunto rispetto ad altri Paesi: possiamo mostrare al consumatore chi è il produttore, la sua faccia, spiegare dove sta coltivando quelle colture. Tutto contenuto in un’etichetta che può essere decifrata semplicemente con uno smartphone. Noi non abbiamo nulla da nascondere, anzi dobbiamo valorizzare questo tipo di informazioni.

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