IL CASO

Contrordine, niente stop a Uber. Per ora

Accolta da tribunale di Roma la richiesta di sospensiva dell’ordinanza che sanciva il blocco delle attività dal 17 aprile. Ora si va in appello. Ma intanto la app può proseguire ad offrire i suoi servizi. I consumatori: “Il governo faccia la sua parte”

Pubblicato il 14 Apr 2017

F.Me

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Niente stop a Uber. Il tribunale di Roma ha accolto la richiesta di sospensiva dell‘ordinanza che richiedeva l’interruzione dei servizi di mobilità Uber a partire dal 17 aprile. Lo riferisce Uber, che aggiunge: “Siamo molto felici di poter comunicare a tutti i driver e agli utenti di Uber in Italia che potranno continuare ad utilizzare l’applicazione fino alla pronuncia del Tribunale sul nostro reclamo”.

Il Codacons definisce “estremamente positiva” la decisione del tribunale di Roma. “Grazie a tale decisione gli utenti potranno ancora beneficiare dei servizi offerti da Uber e quindi di maggiore concorrenza e più scelta nel settore dei trasporti. Ma non basta – dice l’associazione – Il Tribunale deve consentire alla societa’ statunitense di operare anche in futuro e senza limitazioni sul territorio italiano. In tal senso il Governo deve subito varare norme che adattino il nostro ordinamento alle nuove possibilita’ offerte dal mercato, per permettere non solo ad Uber ma anche ad altre realta’ che utilizzano le app di poter offrire servizi ai cittadini, in modo da incrementare la concorrenza e – conclude – offrire maggiori possibilita’ di scelta agli utenti”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Altronconsumo. “Apprendiamo con piacere la decisione del giudice e auspichiamo che, nell’attesa che i tribunali si pronuncino, il governo intervenga con urgenza per aggiornare dopo 25 anni le norme del trasporto pubblico non di linea – commenta il portavoce Massimiliano Tarantino – I cittadini hanno il diritto di continuare a godere dei benefici della tecnologia in questo settore”. L’associazione ha confermato che il 5 maggio sarà in appello accanto a Uber.

Anche per Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, si tratta di una buona notizia. “Ora però il Governo ed il Parlamento devono fare la loro parte – sottolinea – Ribadiamo che la soluzione al problema non può avvenire nelle aule di giustizia, a colpi di sentenze. I giudici non possono riempire l’evidente vuoto normativo, cercando di far rientrare a tutti i costi questi nuovi e moderni servizi con una legge anacronistica fatta all’epoca della pietra, prima che inventassero gli smartphone”.

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