IL CASO

Copyright, Agcom poteva deliberare?

Il Tar rinvia alla Consulta il regolamento sul diritto d’autore, sollevando dubbi sulla legittimità del quadro normativo sulla cui base si è mossa l’Authority ma confermando la sua competenza in materia. I commissari Posteraro e Martusciello: “Conferma che abbiamo appplicato le leggi vigenti”

Pubblicato il 26 Set 2014

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Il Tar del Lazio ha rinviato alla Corte costituzionale il regolamento dell’Agcom in materia di diritto d’autore, giudicando sul ricorso presentato da Altroconsumo, insieme a Movimento Difesa del Cittadino, Assoprovider e Assintel. Il Tribunale amministrativo regionale ha sollevato dubbi sulla legittimità costituzionale del quadro normativo – in particolare sulla congruità ai principi fissati in Costituzione del Decreto Legislativo 70/2003 e del Decreto Legislativo 44/2010 – sulla cui base l’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni, a dicembre dello scorso anno, ha emanato il Regolamento sulla tutela del diritto d’autore online. Regolamento che, lo ricordiamo, prevede azioni di contrasto verso le “violazioni massive” del diritto d’autore sul web e mai contro gli utenti finali, nessun intervento d’ufficio dell’Autorità ma procedure portate avanti “nel pieno rispetto del contraddittorio” e azioni tese a sviluppare una culturale della legalità in Rete.

È questa in sostanza la sintesi della decisione, attesa da mesi, con la quale i giudici amministrativi del Lazio hanno sospeso i giudizi contro il Regolamento e hanno chiesto alla Corte Costituzionale di valutare se siano compatibili con la nostra Carta Costituzionale.

I commissari Agcom Francesco Posteraro e Antonio Martusciello hanno prontamente commentato: “Per mesi gli avversari del regolamento Agcom sulla tutela del diritto d’autore on line hanno ripetuto ossessivamente una sola cosa: che l’Autorità aveva abusato dei propri poteri e che non vi erano norme di legge su cui potesse basarsi la sua competenza, per cui il suo intervento sarebbe stato illegittimo. La decisione del Tar del Lazio smentisce clamorosamente questa tesi, in quanto afferma in maniera esplicita e chiara che l’Agcom ha correttamente applicato le leggi vigenti e che la sua competenza non può essere messa in dubbio. Il TAR dubita, invece, della costituzionalità delle norme di legge e ha quindi rimesso il relativo giudizio alla Corte costituzionale. Ma un’autorità amministrativa qual è l’Agcom ha il dovere di applicare le leggi vigenti, senza poter giudicare se siano costituzionali o meno”.

La notizia ha immediatamente suscitato reazioni contrastanti. “Leggiamo con grande soddisfazione la pronuncia del Tar – è il commento di Confindustria Cultura Italia – che non ha rilevato profili di illegittimità e incongruenza del Regolamento adottato in materia di tutela dalla pirateria online. Il Tar ha pienamente riconosciuto la competenza attribuita dalla legge all’Agcom ad adottare provvedimenti recanti l’ordine di rimozione dei contenuti del web o di oscuramento dei siti”.

“Il provvedimento è in piedi – ha sottolineato la Federazione dell’industria culturale aderente a Confindustria – e continua a produrre i suoi effetti giuridici. Il rinvio alla Corte Costituzionale servirà a valutare nel dettaglio i profili di eventuale incostituzionalità delle leggi italiane che hanno conferito ad Agcom il potere di adottare un provvedimento regolamentare in materia. Attendiamo con serenità il giudizio della massima Corte al fine di valutare la congruità del Decreto Legislativo 70/2003 e il Decreto Legislativo 44/2010 ai principi fissati in Costituzione”.

“La lotta alla pirateria va avanti – ha concluso Confindustria Cultura Italia – e bisognerà ancora lavorare duramente, anche sul piano della comunicazione e della cooperazione con gli operatori, per sconfiggere l’illegalità massiva sul web”.

Di tutt’altro tenore l’intervento di una delle associazioni che ha fatto ricorso al Tar, Altroconsumo: “Una grande vittoria per i cittadini, per gli utenti della rete e per la nostra democrazia”.

Altroconsumo ha impugnato il regolamento “ritenendolo inopportuno, infondato e anticostituzionale. La procedura ideata dall’Autorità, ingiusta e illegittima, prevedeva un esercizio di repressione sul web senza alcun ricorso alla magistratura, come prescrive invece il nostro ordinamento e la Costituzione”.

Con il rinvio alla corte costituzionale, aggiunge l’associazione dei consumatori, “è scongiurata per ora l’ipotesi che anche in Italia, come succede in paesi molto meno democratici del nostro, sia possibile per consumatori e utenti trovarsi cancellati i propri siti internet, i blog, i forum per un’ipotetica violazione del diritto d’autore, senza che sia neppure comunicata loro in maniera adeguata l’esistenza di una procedura amministrativa di tipo sanzionatorio a loro carico”.

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