IL VOTO

Copyright, la riforma al rush finale: editori vs etichette

Atteso in settimana il voto per l’approvazione delle nuove regole. Restano le divergenze su alcuni articoli e i Paesi della Ue non sono compatti

Pubblicato il 11 Feb 2019

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Arriva in dirittura d’arriva la direttiva sul diritto d’autore in elaborazione a Bruxelles. Previsto per questa settimana il voto finale per approvare la riforma del copyright, con il tempo che sta per scadere, perché il Parlamento europeo si avvia a chiusura della legislazione.

A decidere è il trilogo (Commissione, Consiglio e Parlamento), che ha un testo finale e il mandato per la presidenza romena. Gli editori europei, per via della loro associazioni Emma, Enpa, Epc e Nme ritengono che sia necessario arrivare al voto e che l’approccio del Parlamento Ue all’articolo 11 sui diritti degli editori “propone una soluzione bilanciata ed applicabile per proteggere gli editori dall’uso selvaggio dei contenuti editoriali da parte dei servizi online in un ambiente digitale”.

La vedono diversamente invece i creativi europei e i titolari di diritti: le imprese del settore creativo ma anche le organizzazioni musicali Icmp, Ifpi e Impala insieme ad alcuni enti del settore sportivo e audiovisivo hanno dichiarato nelle scorse settimane che la bozza non soddisfa più gli obiettivi originari, cioè creare parità di condizioni nel mercato unico digitale online e rafforzare la capacità dei titolari dei diritti europei di creare e investire in nuovi e diversi contenuti in tutta Europa.

La riforma del copyright invece prosegue nonostante le opposizioni anche istituzionali. Mentre gli ambasciatori dei 28 Paesi membri hanno dato mandato alla presidenza romena di portare il testo semi-definitivo all’ultimo passaggio tra le istituzioni questa settimana (i cosiddetti triloghi, che riuniscono rappresentanti di Commissione, Parlamento e Consiglio), e poi al voto, ci sono già alcune prese di posizione contrarie. A partire dall’Italia, seguita da Belgio, Olanda, Lussemburgo, Polonia, Slovacchia, Malta, Svezia, Finlandia, Danimarca.

Nel complesso però la normativa in via di definizione è abbastanza solida perché si basa sul compromesso raggiunto tra Francia e Germania, che hanno stabilito la dimensione della lunghezza massima degli snippet e una definizione unica di Pmi. Il testo è stato portato avanti con un mandato negoziale basato su una votazione a maggioranza qualificata.

Fino all’ultimo il punto critico dell’accordo era l’articolo 13, che prevede incentivi per le piattaforme, come YouTube, per premiare meglio i creatori e costringerli a rimuovere contenuti che non siano stati oggetto di un accordo di licenza tra l’artista e la piattaforma stessa. La Germania voleva che fossero esentate dall’obbligo di filtraggio a priori le microimprese e le start-up, mentre la Francia si opponeva. Su questo punto si è trovato un accordo con una definizione comune di microimpresa e di start-up.

Come obiettivo complessivo la riforma del diritto d’autore prevede di creare un “diritto di vicinato” nel diritto d’autore per gli editori di quotidiani, consentendo a giornali, riviste o agenzie di stampa di essere remunerati per il riutilizzo online della loro produzione da parte di aggregatori di informazioni. Questa riforma, discussa dalla sua presentazione nel settembre 2016 da parte dell’esecutivo europeo, ha come obiettivo principale la modernizzazione del diritto d’autore nell’era digitale.

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