IL VOTO

Copyright, via libera definitivo alla direttiva europea. Ma l’Italia vota contro

Il Consiglio Ue adotta le nuove regole sul diritto d’autore. Votano no anche Lussemburgo, Olanda, Polonia, Finlandia e Svezia. Juncker: “Testo equilibrato che tutela utenti e industria creativa”. Dalla data di pubblicazione in Gazzetta europea, gli Stati membri hanno 24 mesi per recepire le norme. Ecco cosa prevede il testo

Pubblicato il 15 Apr 2019

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Via libera del Consiglio Ue alla direttiva sul copyright, approvata lo scorso 24 marzo dall’Europarlamento. Hanno votato no Italia, Lussemburgo, Olanda, Polonia, Finlandia e Svezia, si sono astenuti Belgio, Estonia e Slovenia. “Sono molto lieto che abbiamo raggiunto un testo equilibrato, creando molteplici opportunità per i settori creativi dell’Europa, che prospereranno e rifletteranno meglio la nostra diversità culturale e allo stesso tempo i valori comuni europei – commenta Valer Daniel Breaz, Ministro della cultura e dell’identità nazionale della Romania (il Paese ha la presidenza del semestre Ue) – Novità anche per gli utenti, la cui libertà di espressione su Internet sarà consolidata. La direttiva è una pietra miliare per lo sviluppo di un mercato unico digitale solido e ben funzionante”.

Per il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, “l’Europa avrà ora regole chiare che garantiscono una giusta remunerazione ai creatori, diritti forti per gli utenti e la responsabilità per le piattaforme”. Secondo Juncker, “quando si tratta di completare il mercato unico digitale europeo, la riforma del copyright è il pezzo mancante del puzzle”.

Le nuove regole, segnala la Commissione Ue, saranno firmate mercoledì 17 aprile al Parlamento europeo di Straburgo. Dopo la pubblicazione della direttiva nella Gazzetta ufficiale dell’Ue, gli Stati membri avranno 24 mesi per recepire le nuove norme nella loro legislazione nazionale.

La direttiva intende garantire che diritti e obblighi del diritto d’autore si applichino anche online. YouTube, Facebook e Google News sono alcuni dei nomi di gestori online che saranno più direttamente interessati da questa legislazione. Uno dei principali obiettivi è fare in modo che i giganti del web condividano i loro ricavi con artisti e giornalisti.

Le nuove norme dovrebbero rafforzare la possibilità per i titolari dei diritti (musicisti, artisti, interpreti e sceneggiatori e editori di notizie) di negoziare accordi migliori sulla remunerazione derivata dall’utilizzo delle loro opere presenti sulle piattaforme internet. Le piattaforme saranno direttamente responsabili dei contenuti caricati sui loro siti, compresi gli aggregatori di notizie. Alcune disposizioni sono state concepite per garantire che Internet rimanga uno spazio di liberta’ di espressione.

La condivisione di frammenti di articoli di attualità (i cosiddetti “snippet”) è espressamente esclusa dal campo di applicazione, tuttavia il testo specifica che il testo deve essere “molto breve”: il caricamento di opere protette per citazioni, critiche, recensioni, caricature e parodie è stato protetto, garantendo che “meme” e “GIF” continuino ad essere disponibili e condivisibili sulle piattaforme online. Nel testo viene specificato che il caricamento di opere su enciclopedie online in modo non commerciale, come nel caso di Wikipedia, o su piattaforme software open source, come nel caso di GitHub, sara’ automaticamente escluso dal campo di applicazione della direttiva. Le piattaforme di nuova costituzione (start-up) saranno soggette a obblighi più leggeri rispetto a quelle consolidate. Le restrizioni del diritto d’autore inoltre non si applicheranno ai contenuti utilizzati per l’insegnamento e la ricerca scientifica.

Attualmente, le aziende online sono poco incentivate a firmare accordi di licenza equi con i titolari dei diritti, in quanto non sono considerate responsabili dei contenuti che i loro utenti caricano. Sono obbligate a rimuovere i contenuti che violano i diritti solo su richiesta del titolare. Tuttavia, ciò è oneroso per i titolari dei diritti e non garantisce loro un reddito equo. La responsabilità delle società online aumenterà le possibilità dei titolari dei diritti (in particolare musicisti, interpreti e sceneggiatori, nonché editori di notizie e giornalisti) di ottenere accordi di licenza equi, ricavando in tal modo una remunerazione più giusta per l’uso delle loro opere sfruttate in forma digitale.

I giganti del web devono condividere i ricavi con artisti e giornalisti

La direttiva mira ad aumentare le possibilità dei titolari dei diritti, in particolare musicisti, artisti, interpreti e sceneggiatori (creativi) e editori di notizie, di negoziare accordi migliori sulla remunerazione derivata dall’utilizzo delle loro opere presenti sulle piattaforme Internet. Le piattaforme Internet saranno direttamente responsabili dei contenuti caricati sul loro sito, dando automaticamente agli editori di notizie il diritto di negoziare accordi per conto dei giornalisti sulle informazioni utilizzate dagli aggregatori di notizie.

Libertà di espressione

Numerose disposizioni sono specificamente concepite per garantire che Internet rimanga uno spazio di libertà di espressione. Poiché la condivisione di frammenti di articoli di attualità è espressamente esclusa dal campo di applicazione della direttiva, essa può continuare esattamente come prima. Tuttavia, la direttiva contiene anche delle disposizioni per evitare che gli aggregatori di notizie ne abusino. Lo “snippet” può quindi continuare ad apparire in un newsfeed di Google News, ad esempio, o quando un articolo è condiviso su Facebook, a condizione che sia “molto breve”. Il caricamento di opere protette per citazioni, critiche, recensioni, caricature, parodie o pastiche è stato protetto ancor più di prima, garantendo che meme e GIF continuino ad essere disponibili e condivisibili sulle piattaforme online.

A chi non si applica la direttiva

Nel testo viene inoltre specificato che il caricamento di opere su enciclopedie online in modo non commerciale come Wikipedia, o su piattaforme software open source come GitHub, sarà automaticamente escluso dal campo di applicazione della direttiva. Le piattaforme di nuova costituzione (start-up) saranno soggette a obblighi più leggeri rispetto a quelle più consolidate.

Diritti di negoziazione

Autori, artisti, interpreti o esecutori potranno chiedere alle piattaforme una remunerazione aggiuntiva per lo sfruttamento dei loro diritti qualora la remunerazione originariamente concordata fosse sproporzionatamente bassa rispetto ai benefici che ne derivano per i distributori.

Ricerca e beni culturali

L’accordo mira a facilitare l’utilizzo di materiale protetto da diritti d’autore per la ricerca che si basa sull’estrazione di testi e dati, eliminando così un importante svantaggio competitivo che i ricercatori europei si trovano attualmente ad affrontare. Viene inoltre stabilito che le restrizioni del diritto d’autore non si applicheranno ai contenuti utilizzati per l’insegnamento e la ricerca scientifica. Infine, la direttiva consentirà l’utilizzo gratuito di materiale protetto da copyright per preservare il patrimonio culturale. Le opere fuori commercio possono essere utilizzate quando non esiste un’organizzazione di gestione collettiva che possa rilasciare una licenza.

Le reazioni

Vito Crimo bolla il via libera come  una “cattiva notizia per l’editoria locale”. Ciò che succederà è che a pagare sarà l’editoria locale – spiega  il sottosegretario all’editoria – Sento parlare tutti della pubblicità che viene drenata dagli over the top, come Facebook e Google. Non perché l’hanno rubata, ma perché hanno gli strumenti di profilazione e indirizzamento degli investimenti: chi investe sugli over the top ha clic e paga”.

Qual è l’oro che ha in mano Google? Sono i dati – aggiunge l’esponente del M5S – Invece di chiedere i soldi, che servono solo a dare un respiro temporaneo, quello che doveva essere richiesto era l’obbligatorieta’ da parte degli over the top di condividere con autori ed editori i dati, in modo da consentire loro di lavorare allo stesso livello e poter competere per la raccolta pubblicitaria invece si stanno accontentando delle briciole, che permetteranno di sopravvivere solo alla grande editoria”.

“Questo voto sancisce un nuovo inizio e una nuova tutela per il mondo della cultura europea. Resta il rammarico per il voto contrario dell’Italia – commenta il presidente dell’Associazione Italiana Editori (Aie) Ricardo Franco Levi – Per questo – ha proseguito – sarà la base di un lavoro ancora più importante che ci impegnerà con tutte le forze da ora in poi: spiegare le nostre ragioni al Governo perché possa muoversi su posizioni che garantiscano i produttori di cultura e di contenuti”.

“Con il voto di oggi del Consiglio Europeo si è chiuso un percorso storico per la cultura, per l’Europa e per la democrazia – dice  il direttore di Confindustria Cultura Italia (CCI), Fabio Del Giudice – Una riforma equilibrata delle regole per l’utilizzo dei contenuti culturali in rete mettendo fine alla legge della giungla che ha governato internet dalla sua nascita e riequilibrando i diritti tra chi crea cultura e chi la diffonde per fini economici”.

“L’unico grande rammarico – prosegue Del Giudice – è rappresentato dal voto dell’Italia. Un voto contrario, che la schiera accanto a Paesi con una storia e una tradizione molto lontana dalla nostra. Noi siamo uno dei principali Paesi produttori di contenuti culturali e creativi, un’eccellenza che esportiamo in tutto il mondo e che va tutelata. Storicamente in Europa abbiamo sempre avuto una posizione a favore della tutela e dello sviluppo della cultura e della creatività, ma oggi il Governo italiano ha chiaramente dimostrato il contrario nonostante le recenti affermazioni del Presidente del Consiglio, che in occasione di un’uscita pubblica di alcuni giorni fa, aveva sottolineato l’importanza della tutela del diritto d’autore. Dichiarazione che tuttavia non appare confermata dai fatti”.

“Come industria – conclude Del Giudice – non possiamo che plaudire ancora una volta all’impegno e al coraggio dimostrato in questi anni dai parlamentari italiani europei. Un grazie sentito perché hanno saputo resistere alle incredibili pressioni esercitate nei loro confronti in questi anni da chi ha utilizzato ogni mezzo per cambiare il corso di questa battaglia di civiltà e per i diritti di chi crea cultura”.

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