L'EMERGENZA

Crisi dei chip, crolla la produzione di Stellantis. Fim-Cisl: “Il governo investa nell’auto del futuro”

Flessione del 17,7% rispetto al 2019; in quattro anni volatilizzato il 35% dei veicoli. Il sindacato chiede di tutelare patrimonio industriale e occupazione: più fondi per componentistica e competenze, avanti sulla Giga factory

Pubblicato il 04 Gen 2022

Patrizia Licata

Stellantis produzione veicoli Italia

La crisi dei chip abbatte la produzione di Stellantis e mette a rischio “il patrimonio industriale e occupazionale del settore”. È l’allarme lanciato da FimCisl, che ha chiesto al governo di convocare il tavolo di Stellantis e dell’automotive.

I dati comunicati dal gruppo automobilistico che include il marchio Fiat evidenziano come a dicembre in Italia le immatricolazioni sono crollate del 34,8%, mentre nell’intero 2021 risultano in crescita anno su anno del 2,6%, pari a 549.775 unità.

A livello di veicoli prodotti, nei primi nove mesi del 2021 Stellantis ha segnato una crescita del +14,2% rispetto al 2020 nei suoi stabilimenti italiani, ma i continui fermi produttivi per la carenza dei semiconduttori hanno segnato, a fine d’anno, una riduzione del -6,1% rispetto al 2020, anno caratterizzato dal blocco produttivo del lockdown (– 17,7% se il raffronto è con il 2019).

La produzione di Stellantis, sottolineano Fim-Cisl, è in flessione per il quarto anno consecutivo; dal 2017 è come se si fosse volatilizzato un terzo dei veicoli.

Secondo semestre “nero”, volatilizzato un terzo dei veicoli

In Italia Stellantis ha prodotto nel 2021, tra autovetture e furgoni commerciali, 673.574 unità contro le 717.636 del 2020. La produzione di autovetture, pari a 408.526 segna un -11,3%, mentre quello relativo ai veicoli commerciali segna un aumento del 3,1%.

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Rispetto al periodo pre-Covid (2019) la produzione del 2021 segna un complessivo – 17,7%, con le autovetture a -22,3% e i veicoli commerciali a -9,6%, quest’ultimi per la prima volta in negativo negli ultimi 12 anni. L’effetto è in gran parte riconducibile allo stop nelle produzioni determinato dalla mancanza dei semiconduttori, una situazione che condizionerà anche il 2022.

La sofferenza riscontrata nei primi sei mesi del 2021 si è aggravata nell’ultimo semestre causando numerosi blocchi produttivi. In conclusione è dal 2017 che i dati produzione sono in flessione. Nell’arco temporale di quattro anni si è perso il 35% della produzione complessiva da 1.035.454 a 673.475, il 45% nelle sole autovetture (da 743.454 a 408.526).

Le uniche produzioni che non hanno subito fermate significative nell’ultimo semestre 2021 sono la produzione della 500e, che non può fermarsi per i vincoli sul Co2, per evitare le salatissime sanzioni, e la nuova MC20 che ha iniziato la produzione nel primo semestre del 2021.

Il Polo Torinese, lo stabilimento Maserati di Modena e Sevel sono le uniche realtà produttive che riescono ad avere una produzione superiore all’anno della pandemia. Rispetto al periodo pre-pandemico invece è solo Mirafiori che riesce a superare i livelli del 2019, questo grazie al lancio della 500e. Col segno meno l’output degli stabilimenti di Cassino, Pomigliano e Melfi.

Accorciare la supply chain con batterie e chip fatti in Europa

La situazione del mercato già in sofferenza per la situazione pandemica, con i blocchi causati dalle mancanze di semiconduttori, ha ridimensionato l’effetto positivo degli ultimi incentivi predisposti dal governo italiano nel 2021. Per questo ora il sindacato chiede al governo una già ampia politica per garantire l’approvvigionamento delle materie prime, anche con produzione localizzata (per esempio, per i semiconduttori e le batterie dell’auto elettrica), ma anche maggiori investimenti per il Fondo dell’auto e per la formazione delle competenze.

Il tema delle forniture delle materie prime, dei semiconduttori e dell’avvicinamento della catena del lavoro è un problema di ordine geopolitico che il governo del nostro paese deve affrontare in maniera strategica“, si legge nella nota Fim-Cisl. “Le preoccupazioni nostre riguardano i lavoratori che sono pesantemente colpiti sul piano del reddito da questa situazione, oltre alle ripercussioni negative che si stanno determinando a cascata in tutto il settore”.

“La carenza di semiconduttori caratterizzerà gran parte del 2022 e pertanto sarà necessario garantire una “neutralità” nel conteggio del consumo della Cigo”, prosegue il sindacato. “Nello stesso tempo è necessario che il governo, insieme ai principali gruppi industriali, agevoli con un apposito Fondo una politica di reindustrializzazione del settore, per compensare anche le perdite causate dal cambio delle motorizzazioni, riducendo la distanza della catena del valore, con una politica di produzione e approvvigionamento di tutta la componentistica che rappresenterà l’auto del futuro: dai semiconduttori, dalle batterie, ai componenti necessari per la motorizzazione elettrica, per la guida autonoma, per la digitalizzazione e la connettività. L’assenza di un piano per la transizione industriale determinerà inevitabilmente una perdita occupazione di oltre 60.000 lavoratori”.

Dopo 6 mesi dalla costituzione del Tavolo di settore, il governo ha assegnato 150 milioni di euro ad un Fondo specifico per l’auto, ma Fim- Cisl ritiene le risorse “totalmente insufficienti per qualsiasi intervento di politica industriale”. Sul fronte dell’incentivazione all’acquisto delle auto, “nella Legge di Stabilità non ha destinato incentivi per la mobilità sostenibile determinando contraccolpi negativi sulle nuove produzioni e sull’occupazione. Mancano inoltre interventi specifici per la formazione professionale, necessari per governare il processo di cambiamento delle competenze professionali”.

Il tavolo con Stellantis e la Gigafactory di Termoli

Quanto alla situazione specifica di Stellantis, il Ceo Carlos Tavares ha annunciato che il 1 marzo 2022 verrà completato e illustrato il piano industriale. Fim-Cisl chiede al governo di convocare le organizzazioni sindacali e l’azienda, per fare il punto sulla situazione complessiva del gruppo e assicurare l’avanzamento degli impegni già presi con gli accordi sottoscritti a livello decentrato o comunicati come anticipazioni del Piano industriale: Melfi, Polo Torinese, Enti Centrali, la Gigafactory e le motorizzazioni di tutti i veicoli commerciali a Pratola Serra.

Il sindacato chiede un confronto a tutto campo per tutti gli stabilimenti e tutte le strutture/enti di servizio per i quali rimangono ancora incertezze. Infine, Fim-Cisl domanda informazionisullo stato di avanzamento del progetto della Gigafactory a Termoli: “È poi fondamentale comprendere da Stellantis i dettagli di questo importante investimento: dagli impatti occupazionali, alla gestione della transizione industriale, agli interventi sociali sia in termini di ammortizzatori che quelli legati al cambiamento delle competenze professionali”.

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