SICUREZZA IT

Cybercrime, salasso per le aziende: danni per 315 miliardi in 12 mesi

L’ultimo rapporto di Grant Thornton Consultants mette in guardia contro la logica economica alla base delle offensive informatiche. L’Ad Pastore: “La chiave è la prevenzione: servono azioni congiunte di istituzioni e imprese”

Pubblicato il 30 Set 2016

Andrea Frollà

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Negli ultimi 12 mesi gli attacchi informatici in tutto il mondo sono costati 315 miliardi di dollari. Il dato monstre sugli effetti devastanti delle cyber-offensive è stato reso noto da Francesco Pastore, amministratore delegato di Grant Thornton Consultants, colosso statunitense della consulenza. Durante l’incontro di questa mattina alla Camera dal titolo “Intelligence collettiva: la sicurezza nello spazio cibernetico”, il numero uno della compagnia ha spiegato che “occorre partire dal presupposto che gli attacchi degli hacker molto spesso sono guidati da una logica economica: pensiamo ad esempio, ad un attacco che abbia come obiettivo i dati sanitari dei cittadini e quindi sensibili per definizione con relativo mercato secondario di commercializzazione”.

L’ultima ricerca condotta a livello mondiale da Grant Thornton su un campione di 2.500 dirigenti d’azienda presenti in 35 paesi stima che il costo totale degli attacchi alla cyber security si attesta sui 315 miliardi di dollari nel corso degli ultimi 12 mesi.

Si tratta di una dimensione economica del fenomeno, che secondo gli ultimi dati di Ponemon Institute e Hpe colpisce soprattutto Germania e Regno Unito in Europa, molto rilevante che “giustifica l’adozione di decisioni che si muovono in un perimetro preventivo per tutti gli Stati Ue”, ha continuato Pastore, ponendo l’accento sull’importanza della sicurezza informatica: “È un elemento imprescindibile per una società come quella odierna. Secondo la nostra esperienza internazionale, la superficie geografica esposta ad attacco informatico aumenta giorno dopo giorno con l’evoluzione della tecnologia”.

Secondo l’Ad di Grant Thornton Consultants “è essenziale comprendere come operano gli attaccanti per stimare i rischi globali di esposizione alle minacce ed adottare le necessarie contromisure per mitigarli. In tal senso si stanno adoperando le istituzioni nazionali ed internazionali, così come le imprese private e ben vengano le iniziative come quella di oggi”.

“Fra i rischi maggiori – ha invece detto Pierluigi Paganini, tra i relatori ed esperto di cyber security e intelligence – quelli legati all’utilizzo di risorse del Deep e Dark, ovvero due termini usati per descrivere la parte oscura del web spesso abusati e confusi. È importante comprendere come criminali informatici, nation-state actors e cyber terroristi utilizzano il Dark Web la cui popolarità è cresciuta in maniera sensibile negli ultimi anni. Un numero crescente di attori malevoli si nasconde nei meandri della rete, difficili da individuare rappresentano una componente importante dell’ecosistema criminale e state sponsored hacking”.

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