L'INTERVISTA

Cybersecurity, Attura: “L’Italia non sottovaluti i rischi per la rete elettrica”

Il numero uno di Selta accende i riflettori sulla necessità di mettere in sicurezza le infrastrutture critiche. “72 ore di blackout elettrico in una città sono sufficienti per metterla ko”

Pubblicato il 15 Gen 2018

Gianluca-Attura-CEO-SELTA

L’anno fiscale chiuderà il 31 marzo. Ma la crescita, consistente, è già sotto gli occhi di tutti. Per Selta il 2017 è stato l’anno della “rinascita”, un anno fondamentale per ridefinire aree e obiettivi di business, spingere la presenza a livello internazionale e mettere le basi per un futuro che si annuncia tutto all’insegna della crescita. La “nuova” Selta – quella dei due digit – è figlia del piano messo in atto da Gianluca Attura, chiamato a guidare l’azienda un anno e mezzo fa. “Il 2017 è stato un anno importante e complesso – racconta Attura a CorCom -. È stato l’anno del turn around e siamo pienamente soddisfatti di come sono andate e stanno andando le cose. È arrivato il momento di ridare lustro a un’azienda che dopo 45 anni aveva bisogno di una scossa”.

Attura, a voler fare un bilancio delle attività 2017, qual è la sintesi?

È importante intanto dire che Selta si è riposizionata su un filone principale, quello delle infrastrutture critiche. Automazione energetica, Tlc e cybersecurity le tre aree su cui abbiamo deciso di concentrare le attività, e a giudicare dai numeri del business è stata una scelta più che azzeccata. Nel 2017 ci siamo aperti a nuovi mercati, abbiamo acquisito nuovi clienti e siamo anche riusciti a recuperarne fra quelli che ci avevano abbandonato. Ed è cresciuta la presenza a livello internazionale.

L’azienda dunque sta puntando a crescere oltreconfine?

Certamente. Ad oggi sono circa una ventina i Paesi in cui Selta è operativa e aumenteranno. E in particolare si stanno aprendo le prime opportunità in Germania e negli Usa. Lavoriamo molto con i Paesi arabi e del sud est asiatico, ma abbiamo delle linee aperte anche con il Sud Africa. Prima della fine del 2017, tanto per citare l’ultimo colpo messo a segno, abbiamo acquisito una commessa in Pakistan, da circa 5 milioni di dollari, da parte dell’ente elettrico nazionale per contribuire alla messa in sicurezza dell’infrastruttura. Selta è un’azienda che vanta un know how ampiamente riconosciuto su questo fronte, ma paradossalmente la maggior parte delle richieste ci sta arrivando dall’estero anche se in Italia ci sarebbe molto da fare.

Cioè? Cosa ci sarebbe da fare?

La messa in protezione delle reti elettriche è ad oggi il tema più delicato. E non lo dico certo per portare acqua al mulino dell’azienda. È un dato di fatto che gli attacchi alle infrastrutture critiche stiano aumentando e non tanto e non solo a livello quantitativo, ma qualitativo. Gli hacker non sono più ragazzini che si divertono a scoprire falle nei sistemi operativi, ma vere e proprie strutture organizzate che operano con precisi obiettivi politici ed economici. Come accaduto nel caso dell’attacco alla centrale nucleare in Ucraina si tratta dunque di operazioni mirate, “test” che dimostrano quanto si siano affinate le tecniche di hackeraggio. Le dico solo che da un recente studio americano è emerso che 72 ore di blackout elettrico in una città sono sufficienti per metterla ko. Dopo tre giorni senza elettricità non è più possibile ripristinare la situazione di partenza e quindi lo scenario è a dir poco apocalittico. L’Italia deve organizzarsi e tutelarsi se non vuole trovarsi in situazioni di emergenza e di grave rischio.

Priorità cybersecurity dunque. E riguardo al mercato Tlc cosa può dirci?

Il mercato sta ripartendo, anche grazie e soprattutto a seguito del Piano Banda ultralarga lanciato dal governo. Un Piano che ha rappresentato la discesa in campo di Open Fiber e quindi una rinnovata competizione nonché l’aumento degli investimenti da parte di Telecom Italia. Insomma la macchina si è rimessa in moto e di qui ai prossimi anni ci sarà molto da fare sul fronte dell’infrastrutturazione. E si sono anche create nuove opportunità di lavoro.

A proposito di lavoro, prevedete assunzioni?

In verità stiamo già assumendo. E in questo momento siamo alla ricerca soprattutto di ricercatori di alto livello ed esperti di cybersecurity. Si tratta di una ricerca complessa perché siamo estremamente selettivi. Siamo all’intero di programmi con la Difesa quindi le nostre risorse devono essere particolarmente qualificate.

Altre novità per il 2018?

Abbiamo in cantiere una serie di nuovi prodotti, una quindicina in tutto. Il nostro obiettivo è espanderci sulle reti di accesso in fibra e consolidare la nostra posizione su quelle in rame. Stiamo inoltre riprogettando tutto il parco prodotti per l’automazione energetica. Ci tengo a sottolineare che da qualche mese abbiamo lanciato sul mercato, fra gli altri, la piattaforma Bravo. È una piattaforma che integra le funzioni di unified communication con quelle tipiche dell’internet of things, ossia che consente di governare tutti i device di un’azienda da un’unica piattaforma. È una piattaforma per quella che abbiamo nominato UCoE, ovvero Unified Communications of Everything e che ho spinto personalmente. Al momento non esiste sul mercato una soluzione concorrente. E credo che possa posizionarsi davvero bene.

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