LA LETTERA

Data Act, le big tech europee lanciano l’allarme

DigitalEurope e un pool di aziende scrivono alla Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, al capo dell’antitrust Margrethe Vestager e al numero uno dell’industria Thierry Breton. “Le nuove misure rischiano di compromettere la competitività imponendo la condivisione dei dati, compresi quelli relativi al know-how e alla progettazione, non solo all’utente, ma anche a terzi”. Fra i firmatari Siemens e Sap

Pubblicato il 08 Mag 2023

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C’è una pesante critica al Data Act, la bozza di legge dell’Ue sull’uso dei dati generati dai gadget intelligenti e da altri beni di consumo, nella lettera congiunta che un gruppo di big tech, fra cui le tedesche Sap e Siemens e un certo numero di aziende statunitensi, ha inviato al presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, al capo dell’antitrust Margrethe Vestager e al capo dell’industria Thierry Breton. I Paesi e i legislatori dell’Ue stanno infatti lavorando sui dettagli della legge sui dati, proposta dalla Commissione europea lo scorso anno, prima che possa essere adottata.

Tra i firmatari della lettera figurano anche gli amministratori delegati di Siemens Healthineers, dell’azienda tedesca di tecnologia medica Brainlab, dell’azienda tedesca di software Datev e il gruppo di pressione DigitalEurope.

Una legge “restrittiva” che “mette a rischio la competitività”

Il progetto di legge, che riguarda i dati dei consumatori e delle aziende dell’Ue, fa parte di una serie di norme volte a limitare il potere dei giganti tecnologici statunitensi e ad aiutare l’Ue a raggiungere i suoi obiettivi digitali ed ecologici.

Tra le critiche mosse dagli Stati Uniti, si legge che la proposta di legge è troppo restrittiva, mentre le aziende tedesche sostengono che una disposizione che obbliga le aziende a condividere i dati con terze parti per fornire servizi di post-vendita o altri servizi basati sui dati potrebbe mettere in pericolo i segreti commerciali.
“La norma rischia di compromettere la competitività europea imponendo la condivisione dei dati, compresi quelli relativi al know-how e alla progettazione, non solo all’utente, ma anche a terzi”, scrivono le aziende. “In effetti, ciò potrebbe significare che le aziende dell’Ue saranno costrette a divulgare i dati ai concorrenti dei Paesi terzi, in particolare a quelli che non operano in Europa e contro i quali le protezioni del Data Act sarebbero inefficaci”, aggiungono.

Le richieste delle aziende

Nella lettera si chiedono salvaguardie per consentire alle aziende di rifiutare le richieste di condivisione dei dati in caso di rischio di segreti commerciali, sicurezza informatica, salute e sicurezza e si chiedeva di non estendere l’ambito dei dispositivi coperti dalla normativa.
Per quanto riguarda la disposizione che consente ai clienti di passare da un fornitore di cloud all’altro, le aziende hanno affermato che la legislazione dovrebbe preservare la libertà contrattuale, consentendo ai clienti e ai fornitori di concordare i contratti più adatti a ciascun caso aziendale.

Il potenziale di crescita della Data economy

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