La rivoluzione digitale italiana poggia su una rete sempre più capillare di fibra ottica e reti mobili di nuova generazione. Con i piani “Italia a 1 Giga” e “Italia 5G”, lo Stato punta a garantire una connettività “always on”, in ogni angolo del Paese. In questa cornice, i Data Center rappresentano il cuore pulsante della trasformazione digitale, veri e propri motori di sviluppo economico e tecnologico.
Non si tratta solo di infrastrutture per l’elaborazione e l’archiviazione dei dati, ma di nodi centrali per servizi di cloud computing, intelligenza artificiale, realtà aumentata e Internet of Things, in grado di abilitare l’innovazione di imprese e Pubblica Amministrazione.
L’Italia si trova oggi davanti a una sfida cruciale: rendersi competitiva rispetto ai grandi poli europei – Londra, Francoforte, Amsterdam, Parigi e Dublino – e attrarre gli investimenti delle big tech globali che guidano il mercato dell’elaborazione dati.
“Attrarre investimenti esteri nei data center è essenziale per rendere l’Italia un hub strategico nella gestione, innovazione e sicurezza dei dati europei e globali – spiega il ministro per le Imprese, Adolfo Urso. “Una rete tecnologica solida e resiliente è determinante per la competitività delle nostre imprese. Come Mimit, favoriamo le migliori condizioni attraverso incentivi normativi e semplificazioni procedurali, affinché il nostro Paese diventi la prima scelta per gli investitori internazionali”.
Indice degli argomenti
Data Center: anatomia di un’infrastruttura strategica
La strategia nazionale elaborata dal Mimit distingue tre grandi tipologie di centri dati: Edge, Medi e Hyperscale. Gli Edge Data Center sono le infrastrutture più agili e distribuite, posizionate vicino agli utenti per ridurre la latenza e migliorare l’efficienza delle reti 5G. I Medi Data Center servono territori più ampi e ospitano servizi aziendali e cloud privati, mentre gli Hyperscale, veri colossi dell’elaborazione, sono la base dei servizi globali di cloud pubblico e delle piattaforme di intelligenza artificiale.
Queste strutture, classificate in base al consumo energetico e al livello di affidabilità (da TIER I a TIER IV), richiedono un’integrazione stretta con le reti TLC e una fornitura elettrica stabile e sostenibile. La loro efficienza è misurata attraverso indicatori come il Power Usage Effectiveness (PUE) e il Water Usage Effectiveness (WUE), parametri che fotografano l’impatto ambientale e l’efficienza operativa dell’intero sistema.
Il mercato: tra espansione e nuove geografie del digitale
Nel 2023, il mercato italiano dei Data Center in co-location ha raggiunto 654 milioni di euro, con una crescita del 10% rispetto all’anno precedente, e stime di raddoppio entro il 2025.
Questi numeri collocano l’Italia tra i Paesi europei più dinamici nel settore, grazie a un ecosistema tecnologico diffuso e a una posizione geografica privilegiata. Il nostro Paese rappresenta un punto baricentrico tra Europa, Africa e Medio Oriente, non solo per la rete terrestre in fibra, ma anche per i cavi sottomarini internazionali che approdano lungo le coste meridionali, da Bari a Catania.
Oggi esistono 146 Data Center operativi per una potenza complessiva di 287 MW, ma le richieste di autorizzazione in corso proiettano una domanda energetica complessiva di oltre 55 GW entro il 2025. Lombardia e Piemonte restano le regioni più attrattive, ma cresce l’interesse per Lazio e Puglia, con un forte impulso derivante dalla ZES Unica del Mezzogiorno, che semplifica le procedure e incentiva gli investimenti.
Tlc e Data Center: un binomio per la resilienza digitale
La distribuzione dei Data Center incide direttamente sulla resilienza delle telecomunicazioni. Oggi, la concentrazione nel Nord Italia genera una disomogeneità nei nodi di rete, con un potenziale aumento della latenza per le regioni del Sud.
Investire in nuove infrastrutture nel Mezzogiorno non significa solo riequilibrare il sistema, ma potenziare la capillarità della rete e ridurre i rischi di interruzioni.
Le nuove dorsali in fibra ottica, insieme ai nuovi Internet Exchange Point (IXP) come Namex Bari e MIX Caserta, e l’approdo dei cavi BlueMed, 2Africa, SeaMed e Medusa, rendono il Sud Italia un hub digitale del Mediterraneo.
Questa combinazione di reti e infrastrutture TLC rafforza il ruolo del Paese come ponte tra continenti, favorendo applicazioni a bassa latenza e l’espansione dell’edge computing.
L’impatto sul territorio: economia, lavoro e sostenibilità
Ogni nuovo Data Center è anche un moltiplicatore economico: riqualifica aree industriali dismesse, genera posti di lavoro altamente specializzati, sostiene le economie locali e può persino fornire calore per usi industriali o civili.
Uno studio di settore ha identificato sei indicatori di attrattività per gli investimenti: infrastrutture di rete, domanda, offerta, ambiente, costi e risorse umane. L’Italia mostra progressi in tutti questi ambiti, anche grazie ai programmi di formazione universitaria e tecnica avviati dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy e dal Ministero dell’Università e della Ricerca, per creare nuove competenze digitali e ingegneristiche.
Dal punto di vista ambientale, la sostenibilità è ormai parte integrante della strategia. Il nuovo regolamento europeo impone ai data center di rendicontare i propri consumi e impatti. L’Italia punta sul riutilizzo delle acque reflue e su sistemi di raffreddamento a ciclo chiuso, riducendo il consumo idrico e valorizzando le energie rinnovabili in linea con la direttiva europea sull’efficienza energetica.
La semplificazione come leva per attrarre investimenti
Il principale ostacolo agli investimenti in data center è rappresentato dalla complessità dei processi autorizzativi. La strategia del MIMIT propone un modello di “Autorizzazione Unica” per velocizzare i procedimenti e garantire tempi certi, superando la frammentazione tra livelli amministrativi. Il tempo medio attuale, tra 18 mesi e 3 anni, pone infatti l’Italia in svantaggio rispetto ai competitor europei.
Parallelamente, una serie di decreti – dal DL 50/2022 al DL 153/2024 – introduce strumenti come le aree di interesse strategico nazionale, la nomina di Commissari straordinari e la priorità nei procedimenti di Valutazione d’Impatto Ambientale per i progetti di rilevanza strategica.
La ZES Unica del Mezzogiorno, operativa dal 2024, costituisce un laboratorio di semplificazione, con uno Sportello Digitale Unico per gli investitori e una procedura di autorizzazione semplificata che sostituisce tutti i titoli abilitativi.
Energia, digitale e formazione: il triangolo della competitività
Nessuna infrastruttura digitale può funzionare senza una rete energetica efficiente.
Il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha attivato strumenti come i Power Purchase Agreement e le aste FER II e FER X per garantire energia rinnovabile e stabilità dei prezzi. Inoltre, il nuovo Testo Unico sulle fonti rinnovabili e le linee guida ambientali del 2024 definiscono un quadro normativo chiaro per la sostenibilità dei Data Center.
La strategia nazionale integra anche una forte dimensione educativa. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy e il Ministero dell’Università e della Ricerca stanno sviluppando percorsi universitari e professionali specifici per la progettazione, gestione e manutenzione dei Data Center, con programmi di tirocinio, ricerca applicata e formazione continua.
Questa sinergia tra imprese, università e istituzioni è considerata essenziale per colmare il gap di competenze digitali e garantire la presenza di tecnici e ingegneri in grado di gestire infrastrutture di scala globale.
Una mappa per orientare il futuro
L’ultimo passo della strategia riguarda la mappatura nazionale delle infrastrutture attraverso il Sistema Informativo Nazionale Federato delle Infrastrutture (SINFI).
Realizzato da Infratel Italia per il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, questo strumento raccoglierà dati su reti TLC, energia, cavi sottomarini, aree industriali, rischio sismico e idrogeologico, fornendo agli investitori una visione integrata delle aree più idonee a ospitare nuovi Data Center.
Il SINFI diventerà così un cruscotto digitale strategico, capace di collegare geografia, telecomunicazioni ed energia, per rendere l’Italia un territorio sempre più attrattivo e competitivo.
Conclusione: il ruolo strategico delle telecomunicazioni
La strategia italiana per i Data Center è molto più di un piano industriale: è una visione integrata per la sovranità digitale, che colloca le telecomunicazioni al centro dello sviluppo economico.
La fibra ottica, i cavi sottomarini, le reti 5G e le dorsali elettriche diventano le nuove autostrade del XXI secolo, dove si muovono dati, innovazione e opportunità.
Se accompagnata da politiche coerenti e sostenibili, questa visione può trasformare il Paese in un hub tecnologico del Mediterraneo, capace di attrarre capitali, generare occupazione qualificata e ridisegnare il futuro digitale italiano.



































































