SOCIAL NETWORK

Datagate, l’Italia vuole i dati degli utenti Yahoo!

Il social network pubblica il primo rapporto trasparenza: il nostro Paese si colloca al terzo posto per numero di richieste inviate. Prima di noi Stati Uniti e Germania

Pubblicato il 09 Set 2013

marissa-mayer-120717110148

L’Italia tra i paesi che hanno fatto più richieste di dati degli utenti. E’ quanto emerge dal primo primo rapporto sulla trasparenza pubblicato da Yahoo! sulle richieste di dati da parte del governo americano e di altri 16 Paesi. Secondo il rapporto del gruppo guidato da Marissa Mayer, nei primi sei mesi del 2013 il nostro paese ha inviato a Yahoo! 2.637 richieste su 2.937 profili; richieste che ci collocano al terzo posto per numero di domande dopo gli Usa con 12.444 richieste di dati su 40.322 account e la Germania con 4.295 richieste su 5.306 profili. Dopo l’Italia troviamo Taiwan con 1.942 richieste per 2.650 profili, Francia 1.855 richieste per 2.373 profili, e Gran Bretagna, con 1.709 richieste per 2.832 account. Nel rapporto, Yahoo! afferma di aver rifiutato il 2% delle domande da parte del governo Usa.

“A Yahoo! prendiamo sul serio la privacy dei nostri utenti”, ha commentato la società, sottolineando che pubblicherà nuovi rapporti sulla trasparenza ogni sei mesi. Il consigliere generale del gruppo della Silicon Valley, Ron Bell, precisa di aver respinto tutte le richieste ”non chiare, improprie o illegali”.

Lo scorso 28 agosto era toccato a Facebook pubblicare il report trasparenza. Nei primi sei mesi del 2013, sono state oltre 25mila le domande inviate al social network. Al primo posto della classifica stilata dal social network gli Stati Uniti con 11mila – 12mila richieste (quasi la metà del totale) su 20mila – 21mila utenti inoltrate nei primi sei mesi del 2013. Facebook ha risposto al 79% dei quesiti. Segue l’India con 3.245 richieste, accolte solo nel 50% dei casi per i quali, “secondo la legge”, Facebook è stato tenuto a divulgare informazioni. L’Italia ha richiesto 1705 info su 2.306 iscritti, accolte nel 53% dei casi. “In molti casi, le richieste hanno come oggetto informazioni relative al servizio, come ad esempio il nome dell’utente e la durata del suo rapporto con Facebook – si leggeva in una serie di Faq pubblicate sul blog ufficiale del sito statunitense – Altre richieste possono riguardare dati come gli indirizzi IP o i contenuti dell’account. Abbiamo implementato delle linee guida molto precise per gestire tutte le richieste di dati provenienti dagli enti governativi”

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati