Molto bene il regolamento Agcom per la tutela del diritto d’autore online, ma serve più precisione nell’individuare i soggetti autori delle violazioni e occorre rendere le procedure più semplici e snelle. Lo sostiene il presidente di Confindustria Radio Televisioni, Rodolfo De Laurentiis, riferendosi al regolamento elaborato dall’Authority per proteggere il copyright sul web e destinato ad entrare in vigore il prossimo 31 marzo.
“È un primo passo – dice De Laurentiis – nella giusta direzione che Confindustria Radio Televisioni, come altre associazioni di autori, produttori, editori, distributori, vuole sostenere, difendere e contribuire a rendere ancor più efficace. Finalmente si dà atto in modo concreto che la tutela del copyright online è una missione di interesse generale a tutela della concorrenza, del patrimonio imprenditoriale e di creatività italiano”.
De Laurentiis ricorda che un provvedimento di questo tipo non limita in alcun modo la libertà di espressione e di manifestazione del pensiero: “Semmai è vero il contrario, come ha affermato la Corte Suprema Usa definendo il copyright ‘engine of expression’, strumento funzionale al pieno dispiegarsi della libertà di espressione creativa”.
Ribadisce poi che non riguarda in alcun modo gli utenti che accedono alle opere digitali in streaming o downloading attraverso programmi di filesharing e quindi punta sostanzialmente a contrastare le violazioni massive del diritto d’autore che sottendono uno scopo di lucro.
Per agevolarne l’operatività, Confindustria Radio TV indica due direzioni. Innanzitutto propone di procedere “verso una maggiore specificazione dei soggetti: è fondamentale individuare con maggiore precisione i soggetti che più di altri traggono cospicui benefici dall’indebito sfruttamento di diritti altrui”.
In secondo luogo suggerisce una semplificazione delle procedure, perché quelle “troppo complesse e dettagliate rischiano di vanificare gli obiettivi del Regolamento”. In particolare propone che le denunce non debbano essere troppo dettagliate né riferibili a specifici indirizzi o file, quando è ampiamente dimostrabile la pervasività e articolazione delle violazioni. “Ad esempio – annota De Laurentiis – il fatto che il procedimento debba avere ad oggetto ciascun singolo file/Url conduce al rischio molto concreto che l’Autorità sia sommersa da migliaia di procedimenti, che provocherebbero la paralisi del sistema”.
Il presidente dell’organismo di Confindustria accoglie poi con favore la creazione del Comitato per lo sviluppo e la tutela dell’offerta legale di opere digitali e offre la propria disponibilità per promuovere azioni di monitoraggio dello sviluppo delle offerte legali, dell’applicazione del regolamento e del suo eventuale adeguamento”.
Esprime tuttavia qualche dubbio sul fatto che all’interno di questo Comitato vengano raggiunte intese su temi quali deroghe alle finestre e licenze collettive che “viceversa dovrebbero essere lasciati all’autonomia contrattuale e al libero gioco concorrenziale” perché “solo attraverso una gestione dei diversi canali di sfruttamento della filiera audiovisiva secondo logiche di mercato si può raggiungere il fondamentale obiettivo di massimizzazione delle risorse economiche derivanti dallo sfruttamento dei diritti per l’intera catena del valore”.
In definitiva De Laurentiis ribadisce che “in assenza di adeguate tutele per la proprietà intellettuale, non possono che diminuire gli incentivi alla creazione di contenuti di qualità, con il conseguente impoverimento collettivo. C’è anzi il fondato rischio che l’erosione delle prerogative dei titolari dei diritti di proprietà intellettuale non giovi ad alcuno, se non, nel breve periodo, ai nuovi intermediari di Internet”.
Il tasso di pirateria in Italia è del 48% secondo i dati del dipartimento per il commercio estero Usa (Ustr). Il nostro Paese esce dalla lista nera (priority watch list, il tasso 2012 era 52%) ma resta sorvegliato speciale. La media europea è del 33%, mondiale 45%.
Un italiano su 3 fruisce di contenuti audiovisivi non originali (dati Fapav/Ipsos 2011). Uno studente su 3 pensa che la pirateria audiovisiva non causi danni al mondo del cinema e dell’audiovisivo pur sapendo che è un reato (Fapav/Ipsos). Per quanto riguarda le stime sul danno economico da pirateria online, dai dati Siae emerge che i danni da download illegale sono pari a 3 miliardi di euro all’anno. Si calcola che, per i danni arrecati dalla pirateria, nel giro di 3 anni si perderanno più di 20mila posti di lavoro e gli incassi in nero potrebbero alimentare altre attività criminali.