“Il deep web è il nuovo territorio della criminalità”. L’allarme è stato lanciato del procuratore nazionale antimafia Franco Roberti in occasione della presentazione del libro “Il riciclaggio come fenomeno transnazionale: normative a confronto” di Ranieri Razzante. Per il procuratore nel web sommerso “girano 3-400 miliardi di documenti non raggiungibili altrimenti, grazie al supporto di server situati in Paesi che non collaborano”. La mancanza di collaborazione rende più difficile anche risalire ai finanziatori dei traffici “delle oltre 300 cellule mafiose censite nel mondo”.
“Nel mondo sono state censite più di 300 cellule della mafia italiana – ha proseguito Roberti – Se ci fosse una maggiore cooperazione si potrebbe risalire ai finanziatori dei traffici di droga, che sono il loro più grande business”. E invece, “contro i reati transnazionali abbiamo le armi spuntate, per mancanza di cooperazione internazionale e per la diversità delle legislazioni penali”. Non ha dubbi Roberti: per incappare in uno dei più grandi ostacoli nelle indagini contro la criminalità organizzata basta guardare all’Europa, dove ci sono Paesi che ancora non hanno regole contro la mafia. Che fare? Serve la figura del procuratore europeo così come previsto dall’ articolo 86 del Trattato di Lisbona.
Del resto, il riciclaggio muove un giro d’affari di oltre 140 miliardi di euro, ossia il 10% del Pil nazionale, contro una media europea pari al 5%, almeno stando alle stime del Fondo Monetario Internazionale. Insomma, la più grande industria del mondo, che non conosce crisi.