L’INTERVENTO

Digital & green, Gentiloni: “650 miliardi l’anno di nuovi investimenti, serve un nuovo piano”

Recovery Fund e InvestEu si concluderanno rispettivamente nel 2026 e 2027. Il Commissario Ue: “Il mutevole panorama economico e geopolitico ci obbliga ad aumentare le risorse. La riflessione su come finanziare le priorità deve iniziare ora”. In stallo il progetto dell’euro digitale, le discussioni sul dossier riprenderanno a fine febbraio

Pubblicato il 23 Gen 2024

gentiloni

Serve un nuovo piano di investimenti per spingere la transizione digital & green. Ne è convinto il commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni che ha spiegato i motivi nel suo intervento a un evendo dedicato al programma InvestEU.

Green&Digital, i fondi necessari

“Abbiamo davanti a noi una montagna di investimenti per realizzare le nostre priorità comuni. Le transizioni verde e digitale, che sono fondamentali per la competitività futura, la crescita e le prospettive occupazionali dell’Europa, richiedono circa 650 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi ogni anno – ha spiegato Gentiloni – Strumenti come InvestEe e il Recovery stanno apportando un contributo significativo a colmare tale divario. Ma le sfide in materia di investimenti dell’Europa non finiranno con la conclusione prevista della Rrf nel 2026 e di InvestEU nel 2027”.

Secondo Gentiloni, “il mutevole panorama economico e geopolitico ci obbliga ad aumentare gli investimenti nelle industrie strategiche, nella sicurezza energetica, nella difesa, nella ricostruzione dell’Ucraina”.

“La riflessione su come finanziare queste priorità europee comuni nell’ambito del prossimo bilancio pluriennale dell’Ue deve iniziare ora”, ha puntualizzato.

Il modello InvestEU

“Ciò che mi è chiaro è che il modello InvestEU funziona – ha sottolineato – La garanzia del bilancio dell’Ue contribuisce a creare sinergie tra il settore pubblico e quello privato. Incoraggia gli operatori del mercato ad essere orientati al futuro e ad assumersi maggiori rischi. A sua volta, ciò consente alle nostre politiche di avere un impatto maggiore, soprattutto in quelle aree in cui il mercato da solo non può fornire risultati. Ecco perché, guardando oltre il 2027, credo che ci sia una forte motivazione da sostenere per un altro programma paneuropeo basato su una garanzia di bilancio per mobilitare gli investimenti privati in aree strategiche”.

“Il successo di InvestEu è uno sforzo collettivo e dobbiamo continuare a lavorare assieme – ha concluso l’eurocommissario -per assicurare che centri i suoi obiettivi a beneficio di tutti, imprese e cittadini Ue”.

Secondo l’eurocommissario serve però “un sistema di regole più semplici, che faciliterebbe la partecipazione di altri, ci stanno tante discussioni in corso su questo, sulla complessità del meccanismo. E maggiore flessibilità ci può aiutare”.

Il progetto Euro digitale

Intanto sembra essere in ina fase di stallo il progetto di Euro digitale a livello di Consiglio Ue. Il prossimo gruppo di lavoro sul regolamento al Consiglio Ue riprenderà a fine febbraio. “Non ci sarà una discussione prima di questo periodo”, ha dichiarato a Policy Europe una fonte diplomatica.

La presidenza belga non ha non ha ancora introdotto la questione nei lavori dei 27 ministri Ue dell’Economia e delle Finanze (Consiglio Ecofin). La discussione proseguirà sempre a livello di Eurogruppo il 23 febbraio. La complessità tecnica del dossier legislativo richiederà ulteriore tempo durante la primavera e solo allora potranno essere chiari i progressi da raggiungere prima delle elezioni. Sul regolamento sull’uso del contante – anch’esso incluso nel pacchetto presentato il 28 giugno 2023 – l’adozione di un mandato entro la fine della legislatura “è improbabile”, ha precisato la fonte.

Euro digitale, la posizione degli Stati membri

In attesa che il Consiglio adotti un mandato negoziale sul regolamento sull’euro digitale, lo stato dei lavori resta fermo al documento sui progressi dei lavori pubblicato a dicembre 2023 dalla presidenza spagnola. Il testo constata un’ampia intesa tra gli Stati membri sulla necessità di conferire all’euro lo status di moneta con corso legale. Tuttavia, gli Stati membri sono anche consapevoli del fatto che l’accettazione obbligatoria dell’euro digitale, derivante dal suo corso legale, dovrebbe essere proporzionata e tenere conto delle circostanze pertinenti, ad esempio per quanto riguarda i piccoli commercianti che operano solo in contanti o la libertà contrattuale.

“Molti Stati membri- si spiega nel documento – condividono l’opinione che, per garantire il corso legale dovrebbero essere vietate le esclusioni unilaterali ex ante dei pagamenti in, che non siano state negoziate individualmente tra le parti”. Quanto al sistema di distribuzione, gli Stati membri sono concordi sul rendere tutti i fornitori di servizi di pagamento autorizzati dalle norme Ue, idonei a consentire pagamenti con Euro digitale. Nel testo si sottolinea anche il bisogno di ulteriore lavoro per imputare al fornitore del servizio di pagamento e all’Eurosistema la responsabilità di qualsiasi danno arrecato a un utente o a un altro prestatore di servizi di pagamento.

La maggioranza degli Stati membri concorda con il principio secondo cui le persone fisiche residenti nell’area Euro e che agiscono in qualità di consumatori dovrebbero avere accesso gratuito ad alcuni servizi di pagamento di base, si legge ancora nel documento della presidenza spagnola. Nel testo tuttavia si precisa che la tipologia dei servizi da rendere gratuiti “è ancora oggetto di ulteriori analisi e dibattiti”.

Il documento si sofferma tuttavia anche sull’esigenza di compensare i prestatori di servizi di pagamento che potrebbero essere soggetti a un obbligo di distribuzione per recuperare i costi dovuti. A loro sarebbe lasciata la possibilità di addebitare a commercianti, altre imprese e pubbliche amministrazioni l’utilizzo dei servizi di pagamento in Euro digitale, sia nel loro ruolo di pagatori che di beneficiari, nonché a persone fisiche al di fuori dell’ambito dei servizi di base. La presidenza spagnola ha preso atto “dell’intenzione dell’Eurosistema di non addebitare ai prestatori di servizi di pagamento i costi sostenuti per sostenere la fornitura di servizi di pagamento in Euro digitale”, si legge. Allo stesso tempo  ha riconosciuto “la necessità di continuare i lavori per analizzare le conseguenze economiche di introdurre un tetto alle commissioni di pagamento” per i soggetti intermediari e per gli esercenti, conclude il documento.

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