LA LEGGE EUROPEA

Digital services act, scatta l’obbligo per le Big tech di comunicare il numero di utenti

Ogni sei mesi le piattaforme online e i motori di ricerca, ad esclusione delle piccole e micro imprese, dovranno inviare un report dettagliato alla Commissione Ue. Disponbile una guida per aiutare le aziende a conformarsi alla legislazione. A breve una consultazione pubblica sulle procedure di applicazione della normativa

Pubblicato il 20 Feb 2023

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Ogni sei mesi le piattaforme online e i motori di ricerca dovranno pubblicare il numero dei loro utenti attivi nell’Unione europea. Lo prevede il nuovo Digital Services Act, entrato in vigore lo scorso 16 novembre. Fanno eccezione le micro e piccole imprese di servizi digitali.

La Commissione Ue ha recentemente pubblicato una guida non vincolante, in tutte le lingue europee, per aiutare le aziende a conformarsi alla legislazione.

Lo scopo della comunicazione del numero di utenti è determinare se le piattaforme e i motori di ricerca online possono essere definite piattaforme molto grandi (Vlop) o motori di ricerca online di dimensioni molto grandi (Vlose) che raggiungono oltre il 10% della popolazione Ue o 45 milioni di utenti. “Le piattaforme e i motori di ricerca di grandi dimensioni saranno soggetti a obblighi aggiuntivi, come la valutazione del rischio e l’adozione di misure di mitigazione del rischio”, spiega la Commissione. Inoltre, Bruxelles sta avviando una consultazione pubblica, fino al 16 marzo 2023, sulle procedure di applicazione della normativa Dsa.

Via alla consultazione

La Commissione sta inoltre avviando una consultazione pubblica sulle procedure di applicazione del Dsa. La consultazione durerà un mese, fino al 16 marzo 2023, e contribuirà a definire le norme di applicazione finali della Commissione.

Digital Sevices Act, cosa prevede

Il Digital services act (Dsa) è ufficialmente in vigore in Unione europea dallo scorso novembre: la nuova legge sui servizi digitali, che si applica a tutti i servizi digitali che mettono i consumatori in collegamento con beni, servizi o contenuti, stabilisce nuovi obblighi globali per le piattaforme online come Google, Meta, Twitter e Amazon. Per Bruxelles si tratta di collocare le piattaforme digitali” in un nuovo quadro unico di trasparenza e responsabilità” affinché si limitino i danni e i rischi online e risulti maggiormente tutelati i diritti degli utenti.

È prevista una distinzione tra grandi piattaforme e aziende più piccole o startup: le big tech, ovvero servizi con oltre 45 milioni di utenti, avranno maggiori responsabilità, mentre le piattaforme minori potranno godere di esenzioni.

Nuove responsabilità per i servizi digitali

La legge sui servizi digitali introduce una nuova serie completa di norme sulle modalità di strutturazione dei servizi e delle procedure da parte dei servizi di intermediazione online. Le nuove norme prevedono nuove responsabilità per limitare la diffusione online di contenuti e prodotti illegali, aumentare la protezione dei minori e offrire agli utenti una maggiore scelta e migliori informazioni. Gli obblighi dei diversi operatori online corrispondono al loro ruolo, alle loro dimensioni e al loro impatto nell’ecosistema online.

Regime speciale per le Big tech

Tutti gli intermediari online dovranno rispettare i nuovi obblighi di trasparenza, che sono di portata molto ampia, finalizzati all’aumento della responsabilità e della sorveglianza, ad esempio con un nuovo meccanismo di segnalazione dei contenuti illegali. Ma per le piattaforme con più di 45 milioni di utenti viene introdotto un regime speciale: per esse e per i motori di ricerca online di dimensioni molto grandi, infatti, sono previsti ulteriori obblighi, come valutazioni annuali di ampia portata dei rischi di danni online sui loro servizi, ad esempio per quanto riguarda l’esposizione a beni o contenuti illegali o la diffusione di disinformazione. La legge sui servizi digitali prevede l’attuazione di misure adeguate di attenuazione dei rischi, nonché il controllo, da parte di enti indipendenti, dei servizi offerti e delle misure di attenuazione applicate.

Le piattaforme online dispongono di 3 mesi (fino al 17 febbraio 2023) per comunicare il numero di utenti finali attivi sui loro siti web. Sulla base del numero di utenti, la Commissione valuterà se una piattaforma debba essere designata come piattaforma o motore di ricerca “di dimensioni molto grandi”. Dopo tale decisione da parte della Commissione, l’entità interessata disporrà di 4 mesi per conformarsi agli obblighi previsti dalla legge sui servizi digitali, fra i quali l’effettuazione del primo esercizio annuale di valutazione del rischio, da trasmettere alla Commissione.

Le piattaforme più piccole e le start-up avranno meno obblighi ed esenzioni speciali da determinate norme e beneficeranno della maggiore chiarezza e certezza giuridica.

Garanzie per i diritti fondamentali online

Le nuove norme tutelano i diritti fondamentali degli utenti nell’Ue anche nell’ambiente online. Nuove disposizioni per la tutela della libertà di espressione limiteranno le decisioni arbitrarie di moderazione da parte delle piattaforme e offriranno agli utenti nuovi modi per agire con cognizione di causa contro la piattaforma quando i loro contenuti sono moderati. Ad esempio, gli utenti delle piattaforme online disporranno di vari strumenti per contestare le decisioni di moderazione, anche quando si basano sui termini e sulle condizioni delle piattaforme. Gli utenti potranno presentare i reclami direttamente alla piattaforma, scegliere un organismo per la risoluzione extragiudiziale delle controversie e/o adire gli organi giurisdizionali.

Le nuove norme impongono inoltre che i termini d’uso delle piattaforme siano esposti in modo chiaro e conciso e rispettino i diritti fondamentali degli utenti.

Le piattaforme e i motori di ricerca online di dimensioni molto grandi dovranno inoltre effettuare una valutazione globale dei rischi per i diritti fondamentali, tra cui la libertà di espressione, la tutela dei dati personali e la libertà e il pluralismo dei media online, oltre che i diritti dei minori.

Nuovi poteri di vigilanza

La legge sui servizi digitali stabilisce un livello senza precedenti di controllo pubblico delle piattaforme online nell’Unione, sia sul piano nazionale che dell’Ue. La Commissione avrà la facoltà di verificare direttamente le piattaforme e i motori di ricerca di dimensioni molto grandi.

Ciascuno Stato membro dovrà inoltre designare un coordinatore dei servizi digitali, che supervisionerà altre entità che rientrano nell’ambito di applicazione della legge sui servizi digitali, nonché le piattaforme e i motori di ricerca di dimensioni molto grandi per le questioni non sistemiche. I coordinatori nazionali e la Commissione europea collaboreranno attraverso un comitato europeo per i servizi digitali. Sarà infatti istituito questo meccanismo di cooperazione a livello di Ue tra le autorità nazionali di regolamentazione e la Commissione.

La trasparenza degli algoritmi

La Commissione sta inoltre realizzando il Centro europeo per la trasparenza algoritmica (Ecat) per svolgere la sua attività di supervisione con l’ausilio di conoscenze multidisciplinari interne ed esterne. Il Centro fornirà sostegno per valutare se il funzionamento dei sistemi algoritmici sia in linea con gli obblighi di gestione del rischio che la legge sui servizi digitali stabilisce per le piattaforme e i motori di ricerca di dimensioni molto grandi, al fine di garantire un ambiente online sicuro, prevedibile e affidabile.

Dsa in applicazione dal 2024

Gli Stati membri dell’Ue dovranno conferire i poteri spettanti ai propri coordinatori dei servizi digitali entro il 17 febbraio 2024, data generale di inizio dell’applicazione della legge sui servizi digitali, quando la legge sui servizi digitali sarà pienamente applicabile a tutte le entità che rientrano nel suo ambito di applicazione.

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