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Digital tax, gli Usa di nuovo in partita. Yellen apre all’accordo multilaterale

In un colloquio telefonico con il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, la titolare del Tesoro ha evidenziato l’importanza di rilanciare il dialogo sulla tassazione delle big tech. Il tema sarà al centro dell’agenda della presidenza italiana al G20

Pubblicato il 02 Feb 2021

Janet_Yellen

Prove di riavvicinamento Usa-Italia sulla web tax. Il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha avuto un colloquio telefonico con la Segretaria al Tesoro degli Stati Uniti d’America Janet Yellen, che ha espresso “parole di apprezzamento per l’agenda della presidenza italiana del G20, sottolineandone la forte sintonia con le priorità dell’amministrazione Biden”.

“Entrambi i ministri hanno condiviso l’importanza di trovare una soluzione multilaterale al tema della tassazione digitale, che come ha osservato il Ministro Gualtieri, è tra le priorità della Presidenza italiana del G20″, spiega una nota del Mef. Nella telefonata, in cui Gualtieri ha espresso “le più vive congratulazioni per la nomina e la conferma della Segretaria al Tesoro”, Yellen ha auspicato “di poter lavorare a stretto contatto” con la presidenza italiana sulla risposta alla pandemia, il sostegno all’economia, il contrasto alle diseguaglianze e ai cambiamenti climatici, a partire dalla prima riunione dei Ministri delle Finanze e dei Governatori delle Banche Centrali del G20 che l’Italia presiederà il prossimo 26 febbraio”.

Nel corso del colloquio, prosegue la nota, entrambi “hanno constatato l’eccellente stato dei rapporti bilaterali. Infine, il ministro Gualtieri ha espresso “piena condivisione degli indirizzi di politica economica indicati dall’Amministrazione Biden sottolineando l’importanza dello slancio impresso al multilateralismo e a un rinnovato rapporto con l’Unione Europea”.

Una svolta rispetto alle relazioni tra l’ex amministrazione Trump e iol governo italiano, soprattutto in tema di tassazione dei colossi del digitale.

Al momento del varo della web tax italiana, l’allora inquilino della Casa Bianca aveva minacciato di applicare dazi sui prodotti italiani esportati negli Stati Uniti. “Gli Stati Uniti agiranno contro i regimi di digital tax” che discriminano le aziende americane come Google, Apple, Facebook e Amazon, commentava a fine 2019 l’alto rappresentante al Commercio Usa.

A giugno dello scorso anno, inoltre, Trump aveva ordinato allo United States Trade Representative (Ustr) della Casa Bianca, Robert Lighthizer, l’apertura di un’inchiesta  sulle imposte sui servizi digitali adottate o anche solo prese in considerazione dai partner commerciali statunitensi.

Con il cambio di amministrazione negli Usa, la Ue ha ricominciato il pressing perché gli Usa tornino al tavolo Ocse, abbandonato da Trump, dove di discute di un impianto di tassazione globale.

Bruxelles, se non si troverà la quadra con gli Usa, intende comunque “ballare da sola”. Se non si troverà un accordo sulla tassa per le imprese attive su internet l’UE ne imporrà una tutta sua: la strategia è stata delineata a gennaio dal commissario all’Economia, Paolo Gentiloni che, in audizione in commissione Mercato interno del Parlamento europeo, ha ribadito la determinazione del team von der Leyen ad andare avanti.

“Dobbiamo vedere quale sarà la posizione della nuova amministrazione americana sulla tassazione digitale”, ha premesso Gentiloni, ricordando come finora l’Ue abbia tentato di pervenire ad un accordo internazionale in sede Ocse, ma senza risultati. “Voglio essere ottimista, ma se questo nuovo approccio non si materializza procederemo da soli come Europa entro la fine del primo semestre di quest’anno”.

Digital tax, l’Italia è partita

Il provvedimento attuativo dell’Agenzia delle entrate, pubblicato nei giorni scorsi, stabilisce che la digital tax – aliquota del 3% sui ricavi – venga applicata alle aziende che realizzano in un anno solare, ovunque nel mondo, singolarmente o congiuntamente a livello di gruppo, un ammontare complessivo di ricavi non inferiore a 750 milioni di euro e percepiscono nello stesso periodo un ammontare di ricavi da servizi digitali non inferiore a euro 5,5 milioni di euro nel territorio dello Stato italiano.

Viene confermato il principio secondo cui l’utente si considera localizzato nel territorio dello Stato sela pubblicità figura sul dispositivo dell’utente nel momento in cui il dispositivo è utilizzato nel territorio nello Stato, nell’anno solare, per accedere ad una interfaccia digitale”. Conta l’indirizzo Ip o altra informazione disponibile ai soggetti passivi di imposta per la geolocalizzazione del dispositivo (smartphone, tablet, Pc…) usato per accedere ai servizi digitali.

Il versamento dell’imposta andrà fatto il 16 febbraio dell’anno solare successivo a quello in cui sono realizzati i ricavi imponibili. In sede di prima applicazione, come stabilito dal decreto legge 14 gennaio 2021, n. 3, l’imposta dovuta per le operazioni imponibili nell’anno 2020 è versata entro il 16 marzo 2021 e la relativa dichiarazione è presentata entro il 30 aprile 2021.

L’intervento di Ursula von der Leyen

Ma la strategia di contenimento dello strapoyere delle big tech non riguarda solo la tassazione. In una lettera inviata all’amministratore delegato di Axel Springer, Mathias Dopfner, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen mette nero su bianco le mosse decise da Bruxelle. “II 20% delle risorse del nostro programma di rilancio Next Generation EU sarà speso in progetti digitali. E tuttavia, con tutta l’apertura alle innovazioni del mondo digitale, l’Europa non deve mai dimenticare a chi queste applicazioni e possibilità sono destinate in ultima analisi: i nostri cittadini – dice von der Leyen – Per noi, né il mercato né lo Stato ma piuttosto le persone, sono al centro dell’approccio europeo. Ecco perché a dicembre la Commissione ha lanciato la legge sui servizi digitali e quella sul mercato digitale“.

Il presidente osserva inoltre che “per quanto possa essere stato allettante per Twitter disattivare l’account di Donald Trump a mezzanotte e cinque, un’interferenza così grave con la libertà di espressione non dovrebbe essere basata solo sulle regole aziendali. Deve esistere un quadro giuridico per decisioni di così’ vasta portata. E quel quadro giuridico dovrebbe essere deciso dai parlamenti e dai politici, non dai dirigenti della Silicon Valley”.

“In futuro – aggiunge – vogliamo utilizzare il nostro Digital Markets Act per vietare alle grandi piattaforme Internet di combinare automaticamente in un unico profilo i dati personali dei loro utenti, raccolti dalla loro piattaforma principale, con dati aggiuntivi da altri servizi. Questo è il modo in cui intendiamo evitare la nascita di una sorta di consumatore trasparente. Questo garantirà inoltre che la concorrenza rimanga equa”.

Il presidente scrive infine che “il nostro mercato interno, con accesso a 450 milioni di consumatori, esiste per fare affari e invitiamo le aziende di tutto il mondo a beneficiare di questa opportunità unica. In cambio ci aspettiamo che contribuiscano a finanziare tutto ciò che rende il nostro mercato unico così forte: scuole e università, ricerca e infrastrutture, istituzioni pubbliche affidabili e un servizio sanitario che, giorno dopo giorno in questa crisi, sta dimostrando la sua capacità di recupero”. “Vorremmo quindi – conclude von der Leyen – intensificare le discussioni su una tassa di questo tipo nel quadro dell’Ocse speriamo di raggiungere un accordo anche con gli Stati Uniti. Ma restiamo determinati a trovare una soluzione, se necessario da soli in Europa, nel corso di quest’anno”.

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