L'INDAGINE

Digital transformation, le grandi imprese italiane nella Top 20 mondiale

Studio Dell Technologies: la Penisola si piazza al 12° posto sul fronte della maturità digitale, prima di UK, Francia, Germania e Olanda. Investimenti: il 52% delle aziende pronto a spendere risorse per l’intelligenza artificiale, il 70% per la cybersecurity

Pubblicato il 05 Mar 2019

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Rispetto alla maturità digitale, le grandi aziende italiane non hanno nulla da invidiare a quelle di altri Paesi protagonisti dell’economia internazionale. Le organizzazioni tricolore di classe enterprise si attestano complessivamente al 12esimo posto, prima di Uk, Francia, Germania ed Olanda e dopo il podio delle nazioni emergenti: India, Brasile e Tailandia. A sorpresa, nel fondo della classifica si trovano il Giappone, la Danimarca, la Corea del Sud e Singapore.

È quanto emerge dalla seconda edizione della ricerca Digital Transformation Index di Dell Technologies, realizzata in collaborazione con Intel su dati quantitativi di Vanson Bourne, che traccia un quadro complessivo dello stato dell’arte della trasformazione digitale in vari Paesi del mondo. Gli elementi presi in considerazione sono le strategie It, le iniziative per trasformare e digitalizzare la forza-lavoro e gli sforzi compiuti da ogni azienda per trasformarsi, alla luce dell’attuale era digitale.

L’indagine evidenzia segnali incoraggianti in Italia anche in merito ai programmi di investimento, con buona parte delle aziende medio-grandi che ha in programma di puntare risorse su Intelligenza artificiale (52%) e Internet of Things (37%) nel corso dei prossimi tre anni, e il 71% che punta a rafforzare la cybersecurity, sempre più irrinunciabile nell’attuale scenario digitale per erigere solide barriere contro gli attacchi informatici e le minacce esterne.

A livello globale, il digitale desta ancora qualche preoccupazione. Il 51% delle imprese, infatti, teme di avere difficoltà a soddisfare l’evoluzione della domanda dei clienti, mentre uno su tre è perplesso sulla capacità della propria azienda di riuscire a tenere il passo con l’innovazione nel corso dei prossimi cinque anni.

Persistono ancora diverse barriere alla piena attuazione della trasformazione digitale delle medio-grandi aziende del mondo. Il 91% del panel mondiale indica precise barriere che frenano il percorso verso una maggiore maturità digitale. Al primo posto ci sono tematiche di privacy e sicurezza, seguite da mancanza di budget e risorse e competenze insufficienti.

“Dallo studio che abbiamo realizzato, arrivano segnali incoraggianti in merito alla maturità digitale delle nostre grandi imprese”, dichiara in una nota Marco Fanizzi, VP & General Manager Enterprise Sales di Dell Emc Italia. “La trasformazione digitale sta accadendo, funziona, e fa incrementare – anno dopo anno – la loro competitività anche sui mercati internazionali. Ecco perché, in questo periodo storico, contraddistinto anche da una situazione di chiusura del commercio internazionale, gli investimenti in digitalizzazione diventano sempre più irrinunciabili per le nostre aziende. Molte di loro hanno, nel concreto, digitalizzato tutta quella fase del loro business votata più al contatto diretto con i mercati e con i clienti di riferimento. Alla luce delle nuove sfide internazionali, c’è la necessità di proseguire lungo questa direzione, per potenziare lo stadio successivo della digitalizzazione, ovvero accelerare il processo di trasformazione digitale della propria catena del valore e di fornitura. Inoltre, è necessaria una strategia a livello centrale con l’obiettivo di sviluppare un’offerta formativa che sia realmente in linea con le richieste di mercato”.

Filippo Ligresti, VP & General Manager Commercial Sales di Dell Emc Italia, aggiunge: “La trasformazione digitale è ormai un fenomeno in corsa e inarrestabile. Rappresenta un’enorme opportunità di sviluppo per le aziende e per la Pubblica Amministrazione. “Il ripensamento dei processi industriali e amministrativi in ottica digitale è oggi considerato all’unanimità come l’elemento chiave per la competitività futura dei sistemi economici moderni. Il nostro studio dimostra che un Paese come l’Italia – da sempre a forte vocazione creativa, industriale ed esportatrice –, ha tutte le carte in regola per non perdere questa occasione, fondamentale per colmare il gap di competitività che in questi decenni ha colpito la nostra economia. Produrre e servire in modo ‘intelligente’ vuol dire connettere efficientemente i processi dell’intera filiera”, chiosa Ligresti, “ma anche agire con maggiore reattività e flessibilità in un mercato sempre più mutevole, veloce, esigente oltre che imprevedibile”.

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