L’INTERVISTA

Digitale e Pnrr, Baldini: “Spingere su credito d’imposta e agevolazioni fiscali”

Il ceo di Digital Technologies accende i riflettori sul cammino a ostacoli del nostro Paese. La carenza di competenze e formazione la principale spina nel fianco. Fashion e automotive i comparti che stanno accelerando gli investimenti, la PA fa ancora fatica a salire sul treno dell’innovazione

Pubblicato il 25 Nov 2022

Stefano Baldini_ Digital Technologies

“La digitalizzazione in Italia è stata accelerata dalla presa di consapevolezza, durante la fase pandemica, sulle potenzialità del digitale in qualità di principale driver di crescita del nostro futuro. Ma l’Italia è ancora un sistema arretrato nel panorama europeo, e oltretutto l’Europa non eccelle rispetto a Usa e Asia. Sicuramente il Pnrr rappresenta un’opportunità di leva finanziaria: i circa 50 miliardi devono portare l’industria, il Governo e la PA a investire molto per moltiplicare tale disponibilità. E occorrono dunque incentivi pubblici – dal credito di imposta alle agevolazioni – per creare un volano di crescita costante e regolare nel tempo”. Stefano Baldini, ceo di Digital Technologies, accende i riflettori sul cammino a ostacoli del nostro Paese sul fronte digitalizzazione.

Baldini, quali sono le questioni più stringenti?

La carenza di competenze e formazione è il principale nodo al pettine. Abbiamo bisogno di competenze d’eccellenza da portare al sistema produttivo del Paese, e quindi è necessaria un’accelerazione del sistema formativo. A partire dalle Università, che devono potenziare l’offerta legata al digitale. Abbiamo alcune eccellenze, ma non bastano per soddisfare a domanda di mercato e la crescita dell’economia.

Quali sono le industry più avanti e quali quelle in cui si fa fatica a innescare il motore dell’innovazione?

A questa domanda rispondo per esperienza perché l’offerta di Digital Technologies è trasversale su tutti i mercati abbiamo, dunque, una visione a 360 gradi sull’evoluzione dello scenario. Abbiamo clienti nei settori automotive, fashion, food and beverage, assurance & finance e Pubblica amministrazione. Sicuramente le aziende sono più sensibili al tema della digitalizzazione rispetto alle pubbliche amministrazioni. E in questo momento sono fashion e automotive i comparti in cui si stanno spingendo gli investimenti in soluzioni digitali e hi-tech in chiave di trasformazione dei processi, miglioramento delle performance economiche ed erogazione di servizi alla clientela finale.

Tornando al tema della carenza di competenze voi come state affrontando la questione?

Innanzitutto, eroghiamo ai nostri dipendenti formazione continua negli ambiti esponenziali della nostra offerta. Due anni fa abbiamo aperto una sede a Shenzen, nella Silicon Valley della Cina, per intercettare le novità e portarle al nostro mercato, possibilmente in anticipo rispetto ai nostri competitor. A questo si aggiunge anche il nostro Innovation Hub: racchiudendo centri di competenza ed eccellenza specializzati in tecnologia, iperautomazione e processi, lo consideriamo uno strumento di risposta proattiva alla carenza di competenze.

La crisi macroeconomica preoccupa molte aziende. Il 2022 è ormai in chiusura: che anno è stato per Digital Technologies in termini di business. E sul 2023 quali sono le stime?

Il 2022 è stato il miglior anno per l’azienda e come da tradizione sin dalla fondazione continuiamo a crescere. L’aggregato di Gruppo ha un volume pari a 11,5 milioni di euro con un Ebitda stimato di circa il 20%. Abbiamo registrato una crescita organica intorno al 10% annuo oltre a quella per linee esterne. Riguardo al futuro abbiamo messo a punto un piano finalizzato a un volume d’affari di circa 30 milioni di euro entro il 2025, con un Ebitda tra il 25% e il 30%.

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