RAPPORTO I-COM

Digitale, Italia fast mover europeo: Calabria e Campania al top

Banda ultralarga ancora sotto la media Ue del 34%, ma il tasso di maturazione 2.0 elaborato da I-Com segnala una crescita quasi doppia rispetto agli altri Paesi. Aumenta la copertura delle reti fisse e mobili, ma la domanda resta scarsa. Sul fronte audio-video, attesa per il debutto di nuovi player e incognita sugli effetti delle nuove regole comunitarie

Pubblicato il 03 Nov 2016

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Migliora sensibilmente lo sviluppo digitale in Italia sul fronte dell’offerta, grazie a un aumento del 12,7% della copertura 4G che raggiunge ormai il 90% delle famiglie italiane. Cresce non solo la copertura di connessione veloce mobile: quella della rete fissa in banda ultralarga sale del 7,6%, nonostante si riscontri ancora un notevole ritardo rispetto al resto della Ue (-34%). In generale, l‘Italia migliora sul fronte dell’offerta digitale ma è ancora distante dalla media europea sul lato della domanda. È quanto emerge dal Rapporto annuale dell’Osservatorio sulle Reti e i servizi di nuova generazione (Ores), realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com), presentato oggi a Roma e curato da Silvia Compagnucci e Bruno Zambardino.

Per misurare il grado di digitalizzazione nazionale, il think tank con sede a Roma e Bruxelles ha elaborato l’Ibi, l’I-Com Broadband Index, che persegue l’obiettivo di valutare la “maturità digitale” degli Stati membri dell’Unione europea, lato domanda (accesso alla banda larga, ricorso ai servizi online, abbonamenti) e offerta (copertura del territorio e abitazioni raggiunte).

“Dalla nostra analisi, emerge ancora un ritardo significativo dell’Italia rispetto alla media Ue, tuttavia si evidenzia una dinamica molto interessante: il nostro paese, infatti, ha registrato una variazione del punteggio IBI, tra il 2014 e il 2015, pari al 6,5%, quasi il doppio rispetto al tasso medio di crescita della Ue (pari al 3,6%) – spiega Stefano da Empoli, presidente di I-Com -. Dunque, pur essendo ancora molto distante dal tasso di sviluppo digitale dei paesi nordici, l’Italia rientra a pieno titolo tra i cosiddetti paesi fast mover, ossia quelli che, pur partendo da condizioni di ritardo, possono sperare nel giro di 3-5 anni di chiudere il gap, qualora riusciranno a mantenere un livello di crescita significativamente superiore alla media degli altri Paesi”.

Se il Sud del Paese viene citato come maglia nera in diversi studi e per diversi ambiti, i dati sul livello dell’infrastruttura fissa e mobile segnalano il contrario, ossia il primato del Meridione. Primeggia la Calabria, dove viene raggiunto oltre il 75% delle abitazioni (il 22% in più rispetto alla media nazionale che si attesta al 52,8%). Buona anche la performance di Campania (74%), dove si distinguono le aree metropolitane di Napoli e Caserta, e Lazio (64%). La Valle d’Aosta risulta invece la regione con la minor copertura (solo il 21%), mentre Sardegna, Trentino Alto Adige, Umbria, Abruzzo e Molise registrano una copertura inferiore al 40%. Puglia e Calabria sono le regioni con la quota più ampia di comuni coperti: il 57,8% in Puglia e il 56,2% in Calabria. In generale, tuttavia, solamente il 16% degli 8.047 comuni italiani risulta coperto, anche se questo dato è raddoppiato rispetto a un anno fa. Dal punto di vista concorrenziale, soltanto i grandi comuni vedono la presenza sul mercato dei principali operatori, con la conseguenza che solo il 39% della popolazione nazionale è nelle condizioni di poter scegliere tra diverse offerte. Per quel che riguarda le città, Roma è tra i primi 5 capoluoghi di regione in termini di diffusione della rete fissa di ultima generazione.

La seconda parte del rapporto I-Com prende in esame lo sviluppo del mercato audiovisivo connesso e in particolare la trasformazione dei modelli di business tradizionali indotta dall’ascesa di nuovi player dell’ecosistema digitale. Gli italiani che fruiscono di un’offerta di servizi streaming online sono più di un terzo (36%) e lo fanno mediamente da 2 o 3 device, con una prevalenza di smartphone e tablet. Dai 700mila utenti di inizio anno, I-Com stima che a fine 2016 gli abbonati a una piattaforma di servizi video on demand supereranno i 2 milioni. I ricavi del comparto si attesteranno su una cifra compresa tra i 50 e i 95 milioni di euro.

“Per rispondere alla sfida dello streaming, l’industria audiovisiva, europea e non, sta imprimendo una forte accelerazione sulla convergenza tra telco e media – sottolinea Bruno Zambardino, direttore Osservatorio Media di I-Com -. Nonostante lo stop registrato nella cessione di Mediaset Premium a Vivendi, su questo fronte in Italia si segnalano i debutti dei servizio Dplay di Discovery e a livello pan-europeo di Now TV di Sky mentre si attendono entro l’anno Vodafone Tv ed Amazon Prime Video”. I grandi gruppi europei, conclude Zambardino, “appaiono sempre più impegnati in un’unificazione delle strategie transfrontaliere su cui peserà anche l’intervento delle istituzioni comunitarie, con particolare riferimento alla revisione della direttiva sui servizi di media audiovisivi e al nuovo pacchetto copyright”.

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