SALUTE

Disturbi del sonno, in Italia lo smartphone fra le principali cause

Il World Sleep Study 2021 di Philips: per 7 italiani su 10 difficoltà in aumento dall’inizio della pandemia. Il 51% di chi soffre di apnee notturne interessato a sperimentare soluzioni di telemedicina

Pubblicato il 22 Mar 2021

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Un italiano su due non si dice soddisfatto del proprio sonno e si sveglia almeno una volta a notte. Le cause? Stress, timori legati alla pandemia, problemi finanziari e l’immancabile smartphone utilizzato quando si è a letto. In totale, ben il 70% dei nostri connazionali ha sviluppato almeno un nuovo disturbo dall’inizio della pandemia.
Sono i dati che emergono dal World Sleep Study 2021, pubblicato da Philips in occasione della Giornata Mondiale del Sonno: sesta edizione della ricerca annuale realizzata e promossa dall’azienda leader globale nel settore dell’Health technology per rilevare atteggiamenti, percezioni e comportamenti relativi al sonno in 13 Paesi del mondo, Italia compresa (con un campione di 1000 persone).

I risultati rivelano quanto la pandemia abbia inciso sulla capacità di dormire bene del 46% degli italiani, con maggiore impatto sulle donne (50%): un dato significativamente superiore al 37% della media globale. Ancor più marcata la differenza se si guarda all’impatto relativo allo stress, che con il 41% rimane il primo fattore a rovinare il sonno, molto più nettamente di quanto rilevato sul campione totale (24%). Ed è proprio la pandemia la prima causa di questo stress per il 60% degli italiani, dato che invece scende al 47% su scala globale, dove sono i problemi finanziari a preoccupare più di ogni altra cosa.

A letto con lo smartphone? Non è una buona abitudine

A innescare questo circolo vizioso tra Covid-19, stress e scarsa qualità del sonno contribuisce senza dubbio anche la cattiva abitudine di utilizzare a letto il proprio smartphone: un rito al quale non si sottrae ben l’84% degli italiani (contro il 75% globale). Per il 42% del campione dare uno sguardo allo smartphone è addirittura l’ultimo gesto prima di addormentarsi. Guardiamo in primis i social (70%), ci scambiamo messaggi (41%) e leggiamo le news (32%): non certo il miglior viatico per una buona notte di riposo.
Guardare la tv (43%) rimane al primo posto tra le strategie che utilizziamo per cercare di dormire meglio, mentre metodi più avanzati come strumenti per monitorare il sonno sono utilizzati ancora da pochi (7%), come pochi sono ancora quanti hanno approfondito i disturbi del sonno facendo almeno una volta un test per le apnee notturne (9%).

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Per fortuna, oltre che per rovinare il nostro riposo, usiamo gli smartphone e la rete anche per trovare suggerimenti sul sonno e su come migliorarlo, visto che nell’ultimo anno circa un terzo del campione ha cercato informazioni sul tema sia sui motori di ricerca (31%) sia sui siti specializzati (32%).

Un impulso alla telemedicina

La pandemia ha poi dato una spinta alla telemedicina. Praticamente la metà di chi ha usufruito di un servizio da remoto lo ha fatto per la prima volta durante l’ultimo anno, e oggi il 35% degli italiani si dice interessato a usufruire della telemedicina per affrontare problemi legati al sonno. Un dato che sale addirittura al 51% tra chi soffre di apnee notturne.

“Da anni Philips è impegnata in campagne di sensibilizzazione e nello sviluppo di soluzioni per la salute del sonno, con particolare attenzione alla sindrome delle apnee ostruttive (Osas), patologia che colpisce circa il 10% della popolazione italiana adulta – commenta Massimo Angileri, Connected Care business marketing & Sales leader Philips Italia, Israele e Grecia -. Oggi, il crescente portafoglio di soluzioni Philips dedicato a questo tipo di disturbi risolve collettivamente oltre l’80% dei problemi noti, ma rimane fondamentale agire, non sottovalutare quei sintomi, apparentemente banali, che possono sfociare in patologie che, se non diagnosticate e trattate, possono avere conseguenze anche gravi sulla qualità della nostra vita”.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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