Dopo Brexit il digitale salverà l’Europa?

Andare in ordine sparso per i singoli Paesi significa essere condannati alla marginalizzazione, non soltanto geostrategica. L’Europa del digitale ha bisogno di “fare squadra”, come è stato a suo tempo con carbone e acciaio e poi con l’agricoltura. Ma con una posta in palio molto più grande di mezzo secolo fa

Pubblicato il 15 Lug 2016

Gildo Campesato

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Brexit in Gran Bretagna, caos in Europa? Il rischio non è trascurabile, viste le spinte centrifughe presenti nei 27 Paesi dell’Unione. Vi sono la disaffezione dei nuovi entranti arrivati dall’Est (il referendum ungherese di ottobre ne è l’esempio più clamoroso), in vari Paesi del Nord Europa gli interrogativi sul futuro dell’Unione si affacciano in modo crescente, l’incertezza sull’esito delle elezioni del prossimo anno in un membro fondatore come la Francia dove potrebbe vincere l’antieuropeo Front National. Sono solo alcune delle aree di crisi.

L’Unione avrà tanti difetti, a partire da una burocrazia spesso vissuta dai cittadini come astrusa ed incomprensibile, da un Parlamento con poteri decisionali ancora limitati, da una Commissione le cui scelte non sempre sono capite anche se spesso fanno da parafulmine a decisioni prese in realtà dai governi.

Più in generale, è il messaggio europeista ad avere perso appeal fra moltissimi europei. Eppure, la storia insegna che l’Europa ha garantito decenni di pace, di crescita economica, di integrazione culturale, di scambi tra popoli prima diffidenti tra loro.

In un mondo globalizzato, le dimensioni sono importanti e le frontiere possono rivelarsi barriere artificiose che indeboliscono chi vi si rinchiude dentro. Ciò è tanto più vero se pensiamo al mercato del digitale. Le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione hanno innestato una rivoluzione che sta cambiando drasticamente le società in cui viviamo e le interrelazioni fra persone, macchine, oggetti. L’abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni e ne parliamo tutti i giorni nel nostro sito e nei numeri cartacei di CorCom.

Andare in ordine sparso, per i singoli Paesi significa essere condannati alla marginalizzazione, non soltanto geostrategica. L’Europa del digitale ha bisogno di “fare squadra”, come è stato a suo tempo con carbone e acciaio e poi con l’agricoltura. Ma con una posta in palio molto più grande di mezzo secolo fa.

Del mercato unico digitale abbiamo bisogno tutti, imprese e cittadini europei. Per questo, di fronte ad un’Europa che rischia di andare in frammenti il digitale può essere quel collante che serve a ricomporre le divisioni e ad andare avanti più veloci di prima. Rivoluzione digitale ed Europa sono termini inscindibili.

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