E’ boom dei filtri anti-spot: l’advertising online rischia la stangata

Da un’indagine a firma Adobe-PageFair emerge che 198 milioni di internauti, di cui 4,7 in Italia, utilizzano software che “bannano” la pubblicità. Una crescita del 48% in un anno. Si rischiano mancati incassi per 22 miliardi di dollari già quest’anno e il doppio nel 2016

Pubblicato il 11 Ago 2015

A.S.

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Sempre più persone utilizzano al mondo i software che sono in grado di bloccare la visualizzazione della pubblicità sulle pagine web. E le perdite, in termini di mancati ricavi pubblicitari, sono destinate ad aumentare esponenzialmente nei prossimi mesi. A fine giugno nel pianeta a utilizzare questi strumenti erano 198 milioni di persone, in rapido aumento rispetto all’anno precedente, con un +41%. Di queste 77 milioni in Europa, e 4,7 milioni in Italia. Una scelta che costerà al sistema, in termini di mancati ricavi pubblicitari, 21,8 miliardi di dollari nel 2015 e 41,4 miliardi nel 2016.

A evidenziarlo è uno studio su scala globale di Adobe e PageFair, secondo cui a utilizzare i filtri, con la motivazione di ottenere una navigazione più veloce e per ragioni di privacy, è il 6% delle persone che navigano su internet nell’interno pianeta, con un costo però, a ridosso dei 22 miliardi di dollari, che sfiora l’equivalente del 14% della spesa pubblicitaria globale.

Soltanto negli Stati Uniti l’aumento degli utenti che utilizzano i filtri è stato del 48%, arrivando a interessare 45 milioni di persone, mentre il tasso di crescita nel vecchio continente è stato di poco inferiore, pari a un +38%. Tra gli europei a usare di più i filtri sono gli abitanti di Grecia, con il 36,7% degli utenti del web, e la Polonia (34,9%). In fondo alla classifica ci sono la Francia (10,3%) e la Slovacchia, mentre l’Italia è in quintultima posizione con il 12,9% dei “navigatori”.

Analizzando i dati per ogni browser, la ricerca evidenzia che 126 milioni di persone usano i sofware di ad-blocking su Chrome di Google, 48 milioni su Firefox e 9 milioni su Safari di Apple. Questo genere di strumenti sono invece molto meno utilizzati nel mobile, su smartphone e tablet, ma le previsioni di Adobe e PageFair parlano di un aumento in ascesa: a dimostrarlo, secondo lo studio, c’è il fatto che la versione di Safari per iPhone e iPad rappresenta oggi il 52% del mercato della navigazione mobile, e che il nuovo sistema operativo per i dispositivi mobili di Apple, IoS9, che sarà sul mercato in autunno, supporterà l’utilizzo dei filtri.

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