POLITICA & DIGITALE

E-democracy: l’Italia affila le armi, ma siamo davvero pronti?

Si apre l’era della democrazia partecipata ma la scarsa attitudine all’online da parte degli italiani può essere un freno. Intanto il governo fa le prove generali con la consultazione online del progetto “La Buona Scuola”

Pubblicato il 04 Mag 2015

Chiara Buongiovanni

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Con la più bassa percentuale di utenti Internet in Europa (59%) e il 31% di connazionali che non ha mai usato la rete e con l’attitudine a leggere news on line in calo nell’ultimo anno, siamo pronti per essere “cittadini digitali”? Così ci vuole l’Europa che, nell’Agenda Digitale, insiste al tempo stesso su accesso e connettività, alfabetizzazione, competenze e inclusione e chiede ai policy maker di garantire servizi pubblici online e processi reali di e-participation. E così saremo ufficialmente “riconosciuti” con l’approvazione Carta della Cittadinanza digitale, all’art. 1 della legge delega n. 1577 sulla riforma delle amministrazioni, in via di approvazione. La Carta stabilisce in via di principio che dovrà essere garantita la partecipazione con modalità telematiche ai processi decisionali delle istituzioni pubbliche. Secondo Geoff Mulgan, direttore di Nesta Uk e tra le voci più autorevoli in materia di democrazia online è uno dei trend che caratterizzeranno l’anno in corso.

La cosiddetta “democracy homemade on line” poggia su una nuova attitudine del cittadino a partecipare sempre più attivamente ai processi di creazione di valore. Del resto, come da ogni dove si ripete, siamo nell’era delle community, nella società della collaborazione e la partecipazione on line ai processi decisionali non può che evolvere di conseguenza. Dall’argentina DemocracyOS, piattaforma open source per processi decisionali collaborativi all’esperienza di Podemos in Spagna e del M5S in Italia fino alle campagne del partito Pirata in Islanda, Svezia e Germania, la via ad una nuova stagione per la e-participation sembra aperta.

Non a caso il fondatore del partito Pirata Svedese, Rick Falkvinge, descrive la “tattica” adottata nella campagna elettorale come un lavoro orientato a comprendere, costruire e ispirare uno “sciame di attivisti”. “Lavorare come uno sciame” è la nuova prospettiva delle dinamiche di costruzione di valore, in una organizzazione come in un processo di co-creazione. Per far questo esistono regole e step da seguire, che emergono quando si è orientati a valorizzare le relazioni peer -to-peer, le community online e la fiducia. Il cambiamento è rilevato anche da Stefano Rodotà con la sua democrazia continua, “basata su strumenti adoperati dai cittadini senza ricorrere a mediazioni e capaci di annullare l’intermittenza del processo politico, basandosi su una continuità spazio-temporale che è affidata anche, o soprattutto, all’iniziativa degli interessati”. Se applichiamo lo scenario di questa nuova “democrazia online” al policy making, possiamo immaginare qualcosa di diverso dalle consultazioni del primo e-gov anni 2000, pur rimanendo valida la distinzione dei tre livelli: informazione, consultazione e partecipazione attiva. Come ben riassunto da Damien Lanfrey e Donatella Solda del Miur, parlando della consultazione sulla Buona Scuola “per mettere in campo processi di e-participation reale bisogna intendere la partecipazione come un processo organizzativo all’interno di un quadro più ampio di democrazia”.

“Bisogna avere un piano di engaging – spiegano – nei confronti di soggetti da coinvolgere. Per questo nella Buona Scuola abbiamo superato lo schema della consultazione-piattaforma, in cui lo strumento digitale viene visto come risolutore. L’online è un ponte”. Ma il processo di partecipazione richiede un impegno bilaterale: la fiducia nel processo è un ingrediente fondamentale ed è diretta conseguenza della volontà e della capacità “politica” di dar conto in maniera chiara e tempestiva degli scopi, degli sviluppi in itinere e dell’impatto finale. Ce la faranno i cittadini e i policy maker italiani? I temi della cittadinanza digitale e della partecipazione online saranno al centro del convegno in collaborazione con Stati Generali dell’Innovazione il 26 maggio a Forum PA 2015 (Roma, 26-28 maggio).

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