LA MOBILITAZIONE

Amazon, in Piemonte braccio di ferro con i sindacati

La denuncia di Filt e Nidil Cgil: “Nel centro di smistamento di Torrazza condizioni inaccettabili”: L’azienda non ci sta: “Attuare tutte le misure a tutela della salute dei lavoratori”. Ma la protesta non si placa

Pubblicato il 24 Mar 2020

F. Me

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In Piemonte è scontro Amazon -sindacati. Oggi hanno incrociato le braccia i lavoratori dell’hub di di Torrazza Piemonte. Filt e Nidil denunciano condizioni di lavoro inaccettabili sul fronte delle merci da trattare e sulle tutele per la salute. “I lavoratori sono obbligati in assembramenti in entrata ed uscita dal proprio turno di lavoro – si legge in una nota – Permane assenza di dispositivi di protezione individuale e non sono state attuate modifiche strutturali all’interno dello stabilimento per garantire quanto previsto dal Protocollo sottoscritto dal Governo e dalle parti sociali il 14 marzo”.

Ma l’azienda non ci sta e precisa di aver attuato tutte le misure in ottemperanza al protocollo. “Il 23 marzo presso il centro di distribuzione di Torrazza si è riunito il Comitato per la sicurezzache comprende anche i rappresentanti sindacali interni (Rsa) della Cgil – puntualizza Amazon –  Nel corso dell’incontro abbiamo riportato in dettaglio tutte le misure precauzionali messe in atto per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori sul luogo di lavoro. Al termine dell’incontro abbiamo redatto il verbale ufficiale della riunione che è stato sottoscritto da tutto il Comitato, con una risposta del tutto soddisfacente. In particolare, i rappresentanti sindacali hanno accolto con favore tutte le misure di sicurezza poste in essere, comprese le nuove misure adottate, come la nuova organizzazione dei turni di lavoro, ed è stata annunciata una nuova riunione del Comitato programmata per il prossimo 26 marzo”.

Si tratta di una serie di misure preventive come operazioni di pulizia dei centri, introduzione della distanza di sicurezza minima e, infine, richiesta ai corrieri di restare a distanza dai clienti quando effettuano le consegne.

Contattata da CorCom la Filt Cgil ha spiegato che l’azienda non si è impegnata nelle attività di vigilanza e mantenimento delle misure, così come previsto dal verbale. “Abbiamo scritto al prefetto denunciando questa mancanza e spiegato, inoltre, che ci sono alcune tipologie di merci che, a nostro avviso, non vanno trattate in questo momento di emergenza – spiega Simona Cavaglià, segretaria regionale della Filt Piemonte – La mobilitazione di oggi è un segnale che vogliamo dare all’azienda perché si assuma le sue responsabilità”.

“Ci sono due aspetti in questa vicenda – evidenzia Lucia Santangelo, Nidil Cgil – Da una parte il rispetto del protocollo per le misure di sicurezza anti coronavirus, applicato solo parzialmente, cui si aggiunge ora la rivendicazione di eseguire le consegne solo per beni di necessità, come dalle ultime disposizioni ministeriali”.

Inoltre Amazon non ha concesso – è la denuncia dei sindacati – lo smart working a figure che possono agevolmente lavorare da remoto come gli addetti all’inventario o al controllo qualità.

Stamattina sono anche arrivati i Nas nell’impianto di Torrazza per eseguire un’ispezione sulle condizioni di lavoro.

Adesso l’hub è operativo ma il 50% degli addetti  non va lavorare “per autotutela”, spiega Cavaglià che annuncia di aver chiesto all’azienda anche l’apertura degli ammortizzatori sociali.

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