L'INDAGINE

E-commerce, ecco quanto impatta sull’ambiente. Occhio al packaging

Secondo uno studio Quantis l’hotspot principale è rappresentato dal processo di confezionamento che determina il 75% delle emissioni di gas serra. Il delivery e l’acquisto da parte del consumatore contribuiscono rispettivamente per il 5% e il 7%

Pubblicato il 24 Mag 2022

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Qual è l’impatto ambientale dello shopping online? Quante emissioni di gas serra sono generate da un ordine di acquisto e-commerce di prodotti di abbigliamento, calzature o accessori moda, che preveda una spedizione di consegna al cliente con origine e destino in Italia? Se lo è chiesto Quantis, società di consulenza ambientale, nella ricerca ‘Sostenibilità: aggiungi al carrello. E-commerce nel settore fashion in Italia: buone prassi di sostenibilità nel contesto omnicanale(SCARICA QUI IL REPORT COMPLETO).

Nello scenario di base, l’hotspot ambientale principale è rappresentato dal packaging di consegna, che determina il 75% delle emissioni di gas serra e rappresenta pertanto l’area su cui porre maggiore attenzione in termini di azioni e investimenti. La logistica di spedizione e consegna contribuisce al 15% delle emissioni di gas serra, considerando una spedizione via strada entro un raggio medio di circa 480 km dal consumatore. Lo shopping online, ovvero la ricerca del prodotto su siti web e-commerce e il completamento dell’acquisto da parte del consumatore, genera invece il 7% delle emissioni di gas serra. Assumendo un tasso di reso medio del 14%, la fase di reverse logistics contribuisce al 3% delle emissioni di gas serra. Nel caso di player e-commerce puri, per i quali il tasso di reso potrebbe arrivare al 50%, l’impatto di questa categoria sale a circa il 9% delle emissioni di gas serra per ordine di acquisto.

Il decalogo delle buone pratiche

Dalla ricerca quantitativa emerge un ranking, posto in forma di decalogo, delle scelte che possono impattare sul miglioramento delle performance ambientali dell’e-commerce. Ciascuna di queste fa riferimento ad uno dei 4 ambiti menzionati: shopping on-line, spedizione e consegna, packaging, reverse logistics. Ecco le buone prassi, delineate da Quantis: investire in sistemi di packaging riutilizzabili; alleggerire il packaging; investire in sistemi di packaging con materiali 100% riciclati; privilegiare veicoli elettrici per spedizione e consegna last mile; alimentare i fulfillment center con energia rinnovabile: consegnare last mile con cargo bike; ottimizzare le dimensioni dei contenuti e degli elementi del sito web; incentivare modalità di consegna alternative più efficienti; ridurre il numero dei resi; promuovere la scelta di tempi di consegna più sostenibili.

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No alle spedizioni per via aerea

Un’undicesima raccomandazione, cruciale, è quella di evitare spedizioni e-commerce transfrontaliere per via aerea: data l’intensità di emissioni di questa tipologia di trasporto, la consegna diventerebbe l’hotspot principale (73% delle emissioni per ordine di acquisto) per 1.000 km aggiuntivi percorsi in aeroplano. Per questo motivo, è sempre consigliabile posizionare lo stock in modo da poter servire i principali mercati e-commerce e garantire tempi congrui di ricezione al cliente, senza dover ricorrere necessariamente alla spedizione aerea.

Azioni concrete per ridurre l’impatto e generare progressi

“Quello dell’e-commerce è uno dei canali più dinamici e in più rapida crescita su scala mondiale, che ha visto un incremento legato anche all’effetto sulle abitudini di consumo, a seguito della pandemia Covid-19 – commenta il direttore Quantis Italia, Simone Pedrazzini –. Abbiamo voluto concentrare lo studio sul settore della moda perché ha un ruolo fondamentale da giocare nella transizione verso un sistema in linea con i limiti del pianeta. Il nostro lavoro vuole supportare, a partire da metriche science-based, l’impegno del settore per ridurre l’impatto ambientale dell’e-commerce, attraverso l’esame di azioni concrete sugli hotspot nella specifica catena del valore, laddove sforzi mirati potranno generare progressi tangibili e misurabili. Siamo convinti della funzione di accompagnamento e guida che i retailer del fashion possono avere, dialogando in un costruttivo circolo virtuoso con brand e consumatori, per favorire l’evoluzione del sistema nella direzione della sostenibilità”.

“I brand sono nella posizione giusta per influenzare il comportamento degli attori lungo la catena del valore, sia dal lato upstream di fornitura e logistica, sia da quello downstream dei clienti finali- conclude Michela Gioacchini, Fashion & sporting goods lead Quantis Italia -. L’omnicanalità si fonda sulla centralità del consumatore e della sua esperienza di acquisto, attribuendogli necessità e plasmando le sue aspettative a prescindere dal contesto in cui agisce. In un pianeta vulnerabile e sovra-sfruttato, ripensare i modelli di business e ampliare l’offerta di prodotti e servizi, mutuando il concetto di vintage dall’oggetto moda al servizio slow, permetterà all’e-commerce provider di incorporare la sostenibilità nel valore fornito al consumatore, coerentemente con il brand purpose ed il percorso virtuoso intrapreso dal sistema Moda in Italia”.

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