IL CASO BOLGER

E-commerce, sentenza storica negli Usa: Amazon&co responsabili dei prodotti

La Corte d’Appello della California ha ribaltato il giudizio di primo grado che aveva dato ragione al colosso delle vendite online sul ricorso presentato da una cliente ustionata a seguito dell’esplosione di una batteria acquistata sul marketplace. Plaude l’Aiip: “Riconosciuta la neutralità degli Isp, sono gli Ott a dover dare garanzie”

Pubblicato il 26 Ago 2020

Antonio Dini

Amazon Visa

Le piattaforme di e-commerce devono garantire le funzionalità dei prodotti venduti e non limitarsi a descriverne le funzionalità: è questa la conclusione a cui è giunta la Corte d’Appello della California in una sentenza “storica” (qui il documento integrale) che di fatto attribuisce nuove responsabilità ai player del mercato.

La sentenza è frutto del ricorso presentato da parte di un acquirente a seguito dell’esplosione di una batteria di laptop acquistata su Amazon. Sentenza che ha ribaltato il giudizio di primo grado che aveva dato ragione al colosso dell’e-commerce.

Essere parte attiva di una catena di vendita digitale anziché limitarsi ad una semplice messa a disposizione di funzionalità tecniche, sostiene il cuore della sentenza, configura piena responsabilità.

Il giudice d’appello californiano osserva infatti che Amazon, nella causa presentata da Angela Bolger, la donna che ha acquistato una batteria di ricambio presso un venditore terzo presente sul marketplace di Amazon e che si è ustionata a seguito dell’esplosione, ha giocato un ruolo centrale in ognuno dei passaggi della compravendita: “Qualsiasi termine si voglia usare per descrivere il ruolo di Amazon, cioè “retailer”, “distributore” o anche semplicemente “facilitatore”, il suo ruolo è stato centrale nel portare il prodotto fino al consumatore”, si legge nel dispositivo.

Negli anni Amazon è stata portata in tribunale più volte con l’accusa di essere responsabile dei danni o delle ferite causate da prodotti malfunzionanti venduti da terze parti nel suo marketplace, incluse quelle basate in Cina. In molti casi i tribunali hanno deciso che Amazon in questi casi “non è un venditore” e quindi non è direttamente responsabile, almeno secondo molte delle differenti leggi statali degli Stati Uniti. Invece, altri giudizi hanno riconosciuto che Amazon poteva essere ritenuta responsabile dei danni subiti dagli acquirenti di prodotti di cattiva qualità.

La sentenza di appello sul caso Bolger vs Amazon arriva proprio quando il legislatore californiano sta valutando una nuova normativa che metterebbe Amazon e altri operatori online di marketplace sullo stesso piano dei venditori per quanto riguarda la legge statale sulla responsabilità oggettiva per danni.

Per quanto riguarda il nostro Paese, anche se una sentenza statunitense non ha alcun effetto legale diretto in Italia, costituisce comunque pur sempre un ragionamento giuridico che, in fase istruttoria su questo tipo di fattispecie particolarmente complesse e nuove, legate a ruoli e e figure inedite per la normativa tradizionale, può essere fonte di orientamento per i nostri giudici e quindi influenzarli.

L’Aiip, Associazione italiana degli Internet provider, in una nota sottolinea che la sentenza ribadisce invece la neutralità dell’internet provider e “pone le basi, finalmente, per una regolamentazione separata e specifica per le cosiddette “piattaforme” che, a differenza degli Isp, molto spesso non sono neutre, effettuando attività diverse dal semplice trasporto e memorizzazione dei dati”.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati