Niente consegne per un giorno. In Lombardia i driver di Amazon, i conducenti che fanno le consegne per il colosso dell’e-commerce, hanno indetto 24 ore di sciopero per protestare contro i carichi e le condizioni di lavoro e sono scesi in piazza a Milano in una manifestazione organizzata da Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti.
I driver denunciano “ritmi di lavoro estenuanti, un numero di pacchi consegnati che arriva anche al doppio di quelli che mediamente consegna un driver” che provocano “un sovraccarico che mette a rischio la sicurezza dei lavoratori e la qualità del servizio offerto”.
I sindacati evidenziano che “le aziende in appalto, per accaparrarsi qualche rotta in più, spremono i dipendenti per consegnare tutto ciò che gli è stato assegnato anche quando il furgone è colmo di pacchi. Non si prendono in considerazione le condizioni meteo, la lunghezza dei tragitti, il traffico. L’importante è consegnare tutto e velocemente”.
Nei mesi di novembre e dicembre, ad esempio, il numero dei dipendenti “assunti per le consegne dalle aziende in appalto ad Amazon è triplicato, ma erano tutte assunzioni a tempo determinato. Un fenomeno diffuso nel settore. Dopo il picco natalizio, infatti, decine di lavoratori e lavoratrici sono rimasti a casa”. I sindacati rimarcano anche che “le quote di mercato conquistate da Amazon aumentano, ma a questo incremento non segue un efficiente incremento del personale. Al contrario, vi è un ancora troppo diffuso utilizzo di partite Iva con un unico committente. Sembra che Amazon faccia finta di non guardare alla sua crescita e viva alla giornata”.
Nell’ottobre scorso era stato raggiunto un accordo di filiera che uniformava il trattamento retributivo dei driver in tutta la regione. “Oltre a confermare l’applicazione del contratto collettivo della logistica, l’accordo prevede di norma un limite all’orario di lavoro giornaliero che prima non veniva rispettato – spiegano Filt, Fit e Uiltrasporti – Affinché l’accordo possa essere rispettato è prevista l’installazione di timbratrici che, dopo quattro mesi, stiamo ancora aspettando. Persiste tutt’oggi da parte di queste aziende una resistenza sulla retribuzione dello straordinario che loro stesse pretendono dai dipendenti, continui sotterfugi per aumentare la flessibilità e nessuna risposta sulle richieste avanzate dalle organizzazioni sindacali”.
E non finisce qui. “Possiamo aggiungere i ritardi nel pagamento degli stipendi, le buste paga costantemente sbagliate, le franchigie per i danni ai mezzi utilizzate come strumento di autofinanziamento aziendale, la difficoltà delle aziende a stare dentro le regole”, concludono Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti Uil della Lombardia. Da qui la richiesta di “un intervento responsabile di Amazon sulla filiera, che viene frammentata sempre di più, e di un piano concreto sul carico di lavoro e sulle assunzioni per redistribuire le consegne, aumentare la qualità e costruire lavoro stabile. Perché se il futuro sarà digitale e smaterializzato, le persone continueranno a essere un valore”.
“I driver di Amazon che oggi scioperano denunciano una questione che riguarda la qualità del lavoro – spiega il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini – “Scioperano perché li stanno sfruttando: ma noi ci pensiamo alla qualità del lavoro di chi ci dà il servizio che abbiamo richiesto? Mai come oggi il lavoro è stato frantumato con diritti diversi e in competizione tra di loro e non si può essere poveri lavorando”.
Pieno sostegno allo sciopero di oggi anche dalla Cisl. “Bisogna far rispettare i contratti e tutelare la dignità di tutti i lavoratori della gig economy – scrive su Twitter la segretaria della Cisl, Annamaria Furlan – No ad ogni forma di sfruttamento, a carichi di lavoro eccessivi, a mancata sicurezza”.
“Oggi, tutta la Uil è al fianco dei driver di Amazon in sciopero, perché non è accettabile che il sistema dell’impresa 4.0 si trasformi in una sorta di caporalato 4.0 – fa eco il numero uno della Uil, Carmelo Barbagallo – A chi fa dell’innovazione e della digitalizzazione la propria bandiera e il proprio orgoglio, chiediamo di esprimere altrettanta modernità sul fronte dei diritti e delle tutele per i lavoratori che consentono a queste aziende di essere leader mondiali nel proprio settore. Chi è all’avanguardia deve impegnarsi per il rispetto dei contratti e garantire condizioni di lavoro e di sicurezza all’avanguardia”.
Per Conftrasporto la protesta “è strumentale”. “Amazon non ha propri autisti – spiega il vicepresidente di Conftrasporto, Paolo Uggè – ma si avvale di fornitori terzi, ai quali chiede di rispettare le norme contenute nel Ccnl logistica e trasporti. Per quanto concerne il tema delle assunzioni, va preso in considerazione il fatto che il mondo del trasporto sta mutando e dobbiamo prenderne atto: la natura stagionale del lavoro di consegna per l’e-commerce porta necessariamente a un aumento delle assunzioni durante i periodi di picco, a cui segue un calo nei periodi immediatamente successivi”.