LO SCENARIO

Digital&green: l’Italia vale solo l’1,5% del Pil mondiale ma ha un potenziale oltre la media

Secondo quanto emerge da uno studio Capgemini realizzato in collaborazione con il Digital Design Data Institute di Harvard, il mercato è destinato al raddoppio nell’arco di 5 anni, per 33mila miliardi di dollari. Coinvolte nel processo di cambiamento il 77% delle aziende. Nel nostro Paese priorità all’automatizzazione dei processi e dei flussi di lavoro

Pubblicato il 01 Feb 2024

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La transizione verso un’economia eco-digitale, guidata dal digitale e dalla sostenibilità, nasconde immense potenzialità ed è destinata a raddoppiare entro il 2028, raggiungendo quasi 33.000 miliardi di dollari. È quanto emerge dall’ultimo report del Capgemini Research Institute, “The Eco-Digital Era: The dual transition to a sustainable and digital economy”, elaborato in collaborazione con il Digital Value Lab del Digital Data Design Institute di Harvard.

Secondo il report, oggi l’Italia rappresenta l’1,5% dell’economia eco-digitale globale, anche se il suo potenziale realizzato è leggermente più alto rispetto alla media (32% vs 25%): qui, in particolare, l’automatizzazione dei processi e dei flussi di lavoro rappresenta la priorità principale in tema di investimenti per il 75% dei leader, seguita dal reskilling della forza lavoro, che rappresenta un’area strategica d’investimento per il 60% del campione italiano.

Più del 50% delle aziende italiane interessate alla Gen AI

L’indagine rivela che il 77% delle aziende a livello globale sta vivendo una transizione verso un mondo più digitale e sostenibile, con quasi sette aziende su dieci (68%) del campione italiano che riconoscono questo cambiamento, nonostante siano meno sensibili al tema rispetto alla media globale. In particolare in Italia, più del 50% delle aziende sta valutando il potenziale (27%) dell’AI generativa o già sviluppando una strategia per usare questa tecnologia (24%), e rispetto a tecnologie emergenti come quella del Climate Tech, l’Italia è abbastanza indietro rispetto alla media globale, con solo il 3% delle organizzazioni che stanno sviluppando una strategia per utilizzare tale tecnologia, contro la media del 19% globale.

Economia eco-digitale verso il raddoppio in Europa

In generale si stima che la cosiddetta economia eco-digitale, che oggi rappresenta il 15,5% del Pil europeo e inglese, raddoppierà in cinque anni, arrivando a pesare il 29,4% del prodotto interno lordo del Vecchio Continente. In questo scenario, il 60% delle organizzazioni dichiara di voler raggiungere i propri obiettivi di sostenibilità grazie al supporto delle tecnologie digitali, ed il 58% delle aziende afferma che le tecnologie digitali le supportano a velocizzare il raggiungimento di tali obiettivi; negli ultimi cinque anni l’implementazione delle tecnologie digitali ha infatti consentito alle organizzazioni di ridurre il consumo energetico di quasi un quarto e le emissioni di gas serra (Ghg) del 21%.

“Nell’era eco-digitale si esplora maggiormente il valore delle tecnologie digitali per le imprese, ad esempio attraverso la scalabilità dei dati e del cloud, facendo in modo che le tecnologie digitali svolgano un ruolo cruciale nel raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità – commenta Suraj Srinivasan, Philip J. Stomberg Professor of Business Administration presso Harvard Business School e Head of the Digital Value Lab del Digital Data and Design Institute di Harvard -. C’è anche una rapida evoluzione delle tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale generativa e la biologia sintetica, così come una maggiore collaborazione che dà origine a ecosistemi digitali. Questo cambiamento è davvero fondamentale, intersettoriale e di natura globale. Una delle domande più grandi che le organizzazioni devono affrontare e gestire, man mano che crescono, è sapere cosa centralizzare e cosa decentralizzare in termini di architettura delle piattaforme e, soprattutto, di governance dei dati”.

Dalle tecnologie tradizionali il valore più elevato

Si stima che gli investimenti nella trasformazione digitale, dalla scalabilità delle tecnologie tradizionali e dall’implementazione di misure di cybersecurity, alla riqualificazione della forza lavoro e all’automazione dei processi aziendali, genereranno i rendimenti più significativi nei prossimi cinque anni, passando dall’attuale 4% al 14% nel 2028. Secondo il report, circa la metà delle organizzazioni (48%) sta pianificando o sviluppando attivamente delle strategie volte a sfruttare il potenziale delle tecnologie emergenti, come l’edge computing e l’AI generativa. Tuttavia, tecnologie consolidate come dati, analytics e cloud su larga scala saranno quelle che secondo le organizzazioni forniranno i vantaggi di business più incisivi nei prossimi cinque anni.

“L’economia eco-digitale non ha niente in comune con i precedenti modelli di business, e la società sta sfruttando solo una frazione del potenziale complessivo che tecnologie mainstream come cloud, AI e automazione possiedono”, ha dichiarato Raffaella Santoro, Managing Director di Capgemini Invent in Italia. “Le organizzazioni dovranno fare leva sull’efficienza del loro core business, ottenuta grazie al digitale, al fine di sbloccare gli investimenti necessari per questa duplice transizione. Siamo alle porte di una nuova era di trasformazione e abbiamo solo iniziato a scoprire in che modo le tecnologie digitali possono dare un contributo per ottenere notevoli vantaggi a livello economico, ambientale e sociale”.

Consumo di energia ridotto grazie all’IT

Solo negli ultimi cinque anni, l’implementazione delle tecnologie digitali ha permesso alle organizzazioni di ridurre i consumi energetici di quasi un quarto (24%) e di diminuire le emissioni di gas serra del 21%. Il report stima che entro il 2028 la percentuale di riduzione delle emissioni globali di gas serra ottenuta grazie all’uso delle tecnologie digitali supererà l’aumento delle emissioni previsto e attribuito al digitale. La forza lavoro globale dovrà subire una trasformazione significativa per stare al passo con i progressi tecnologici su scala industriale. Il 64% delle organizzazioni sta già investendo nella riqualificazione del proprio organico, ma è necessario adottare strutture flessibili che consentano una rapida evoluzione.

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